le indagini

Amazon, guai alla Foxconn dove aumentano le ore di lavoro e si dimezzano i salari degli operai

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Nell’impianto di Hengyang, dove Amazon produce il Kindle ed Echo Dot, entrano gli ispettori di China Labor Watch: turni troppo lunghi, straordinari obbligatori, precariato e poco riposo, per una paga che nei periodi di ordini bassi diminuisce di oltre il 50%.

Conosciamo bene il nome Foxconn, una delle più grandi imprese taiwanesi produttrici di componenti e apparecchiature di elettronica di consumo che poi ritroviamo sparse un po’ in tutto il mondo. Apple, Dell, Microsoft, Motorola, Nintendo, Nokia e tanti altri popolarissimi brand producono qui gran parte dei loro gadget elettronici poi venduti sui mercati globali.

Spesso abbiamo associato questo nome alla sistematica violazione dei diritti dei lavoratori. Qui si sono suicidati tanti dipendenti, si sono svolte dimostrazioni e ci sono stati scioperi per i turni di lavoro massacranti e paghe troppo basse.

In Cina la Foxconn ha all’attivo 13 impianti di produzione, di cui quello situato nella città di Hengyang è conosciuto per le dure condizioni di lavoro: bassi salari, turni lunghi e contratti di lavoro interinali.

Amazon lo scorso anno ha siglato un nuovo contratto con l’impianto di Hengyang, che prevedeva l’aumento della produzione di Kindle, assistenti virtuali Echo Dot e tablet del 30% in un anno e l’impiego di nuovi 15 mila lavoratori.

Il problema, secondo quanto denunciato dall’organizzazione non governativa China Labor Watch nei giorni scorsi e riportato da numerosi quotidiani internazionali come Cnn, The Guardian e New York Times, è che tutti questi nuovi addetti alla catena di montaggio dei device Amazon hanno lavorato fino ad oggi 60 ore a settimana (che diventano 100 nei periodi di punta), 8 ore al giorno più 2 di straordinari obbligatorie, altre 10 ore il sabato, per salari che nei periodi di poco lavoro venivano ridotti anche oltre il 50% (300-400 dollari circa) rispetto allo stipendio medio (in media 725 dollari al mese).

Le irregolarità, ovviamente, non finiscono qui: secondo la legge cinese gli addetti alle spedizioni non possono superare il 10% dell’organico in aziende e la Foxconn di Hengyang ha superato abbondantemente questo limite arrivando oltre il 40%.

Negative non solo le condizioni economiche, secondo il documento, ma anche quelle ambientali, igieniche, relative alla sicurezza dei lavoratori e al trattamento degli stessi da parte dei quadri dirigenti.

Nel 2017 il Gruppo Foxconn ha visto aumentare i profitti del 4% a 1,84 miliardi di dollari. Solo nel primo trimestre 2018, sono stati pari a 600 milioni di dollari.