L’Italia nell’ultimo ha fatto buoni progressi in tema di connettività e servizi pubblici digitali, ma permangono grossi ritardi rispetto alla media Ue in altri ambiti della digitalizzazione, in primis nell’adozione e nello sviluppo dell’Intelligenza Artificiale, nello sviluppo delle startup e di unicorni, nei semiconduttori e nelle digital skill di base. E’ quanto emerge dal Rapporto sul Decennio Digitale della Commissione Ue, pubblicato oggi, che analizza i progressi dei 27 stati membri in relazione agli obiettivi strategici fissati al 2030.
Ecosistema startup fa fatica
“L‘ecosistema delle start-up resta poco sviluppato e non riflette le dimensioni dell’economia italiana“, la terza dell’eurozona, lamenta l’esecutivo comunitario. Da qui la raccomandazione al governo di “promuovere l’innovazione nelle tecnologie digitali supportando l’ecosistema nazionale” in tutta la sua filiera, dal mondo universitario e della ricerca ai centri di trasferimento tecnologico, passando per le start-up e le scale-up, “valutando incentivi per i settori strategici chiave“.

5G standalone in ritardo
C’è da dire che per quanto riguarda il 5G standalone, per il momento la Commissione Ue non è ancora in grado di fornire dati comparabili fra diversi paesi, e che pertanto i dati diffusi riguardano il 5G non standalone.

Entro quella data il 100% dei cittadini europei dovrà essere coperto in fibra e 5G, e su questo fronte l’Italia non sfigura, tanto che su 5G (non standalone) e fibra la copertura è in crescita. Resta purtroppo il problema del take up della fibra, che non supera il 27% nel nostro paese. Un tema ben noto quello del take up carente. Possiamo consolarci con il fatto che anche nel resto della Ue le cose non vanno poi troppo meglio.
Servizi pubblici digitali
Bene anche l’adozione dei servizi pubblici digitali, con fascicolo digitale elettronico e identità digitale (Spid e CIE, più l’IT Wallet) che stanno andando bene. Meno bene la diffusione dell’Edge computing ed altre aree dove il progresso è insufficiente, secondo quanto riferito da un funzionario europeo.
L’Italia resta indietro sull’adozione di tecnologie avanzate: solo l’8,2% delle imprese utilizza soluzioni di IA, ben al di sotto della media Ue (13,5%), e anche l’obiettivo di penetrazione al 2030 (60%) è più basso di quello europeo (75%).

Specialisti digitali latitano
Il piatto piange anche per quanto riguarda gli “specialisti digitali”, che in Italia sono più unici che rari. Difficile senza persone specializzate sviluppare nuove startup e men che meno unicorni: sono soltanto 9 gli unicorni presenti nel nostro paese nel 2024, a fronte dei 67 della Germania e ai 43 della Francia.
Per quanto riguarda il Quantum Computing, a febbraio l’Italia ha presentato una sua strategia nazionale in materia. Peccato che la mancanza di fondi soprattutto dall’estero sia endemica.

Per quanto riguarda la copertura in fibra, il dato è in aumento del 18,6% nel 2024 ma resta basso nelle aree rurali.
In tema di cybersecurity, il nostro Paese registra un numero stabile di attacchi però cresce la percezione del rischio, con l’82% dei cittadini che considera la minaccia cyber un pericolo grave.

Soltanto il 45,8% della popolazione ha competenze digitali di base, mentre gli specialisti digitali sono soltanto un esiguo 4% della popolazione lavorativa, con un misero 17% di rappresentanza femminile.
La Commissione ci sprona a fare meglio e di più, anche perché il 90% dei cittadini europei considera importante fare in modo che l’Europa possa produrre degli “European Champions” in grado di competere con i Big americani e cinesi, anche se per il momento sembra un’utopia.