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AI, nel settore tech oltre 80mila licenziamenti nella prima metà del 2025

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Oltre 80mila posti di lavoro nel settore tecnologico sono stati eliminati nel corso dei primi sei mesi dell’anno, in gran parte legati alla riorganizzazione delle aziende per integrare l’AI nei processi interni.

Il 2025 si sta confermando un anno critico per il settore tech a livello globale, segnato da una massiccia ondata di licenziamenti direttamente connessa alla rapida adozione dell’intelligenza artificiale. Secondo stime diffuse dal sito Layoff.fyi, oltre 80mila posti di lavoro nel settore tecnologico sono stati eliminati nel corso dei primi sei mesi dell’anno, in gran parte legati alla riorganizzazione delle aziende per integrare l’AI nei processi interni.

Licenziamenti dovuti all’AI: Intel, Microsoft e Meta le più attive

Tra le aziende più colpite figura Intel, che ha annunciato l’intenzione di ridurre fino al 20‑25% della propria forza lavoro globale, pari a circa 24–30mila posti. Il piano rientra in una profonda ristrutturazione aziendale orientata all’AI e alla riduzione dei costi operativi, coinvolgendo anche sedi in Israele, Germania e Polonia.

Microsoft segue a ruota, con oltre 15mila licenziamenti effettuati in due tranche, colpendo principalmente le divisioni cloud, vendite e gaming, ambiti strategici ora sempre più affidati alla gestione tramite algoritmi avanzati e automazioni.

Non immuni da questa tendenza Google e Meta, che hanno ridotto di diverse migliaia di unità il proprio personale, soprattutto nei ruoli operativi e di supporto, considerati ormai automatizzabili. Amazon ha adottato un approccio simile per alcune divisioni di AWS, nonostante la crescita sostenuta dei servizi cloud.

IBM, azienda pioniera nell’automazione aziendale, ha eliminato circa 8mila ruoli interni non direttamente legati ai clienti (marketing, risorse umane, amministrazione), sostituendoli con processi automatizzati.

Anche in India, paese chiave del mercato IT mondiale, Tata Consultancy Services ha annunciato circa 12mila licenziamenti, nell’ambito di una riorganizzazione mirata a trasformarsi in una società totalmente “AI-driven”.

Tra le realtà minori, da segnalare il crollo di Builder.ai, che avrebbe perso l’80% del personale (circa mille posti), e la liquidazione di Marin Software, che ha tagliato il 30% dell’organico prima della chiusura definitiva. Tuttavia, queste cifre non risultano confermate da fonti indipendenti.

In Italia, Booking.com ha annunciato 9 licenziamenti tra le sedi di Milano e Roma, pari a circa il 6% del personale italiano, come parte di un piano di ristrutturazione globale. L’azienda ha motivato la decisione con l’adozione crescente di soluzioni AI per il supporto clienti e l’ottimizzazione delle operazioni. I sindacati hanno denunciato l’utilizzo di questionari anonimi per valutare il “livello di appartenenza” dei dipendenti come base per i tagli, e hanno proclamato uno sciopero nazionale per il 4 agosto.

Le aziende non sono in crisi

I licenziamenti non sono frutto di crisi dovute ai ricavi. Al contrario, la maggior parte delle aziende coinvolte continua a registrare utili solidi o in crescita. Microsoft, ad esempio, ha chiuso l’ultimo trimestre con ricavi in aumento, trainati dall’espansione dei servizi cloud e delle soluzioni AI aziendali.

Intel sta riducendo il personale in un’ottica di ristrutturazione strategica, ma non presenta difficoltà finanziarie immediate: l’obiettivo è contenere i costi e riconfigurare la produzione intorno ai nuovi settori dell’intelligenza artificiale e dei semiconduttori.

Anche Meta e Google (Alphabet) stanno investendo massicciamente nell’AI generativa e nei data center, pur razionalizzando le risorse umane. Amazon, tramite AWS, continua a crescere nel mercato cloud, mentre IBM e TCS stanno semplicemente accelerando il passaggio verso modelli operativi automatizzati, senza segnali di sofferenza economica. I ruoli più vulnerabili restano quelli di livello entry e medio, nelle aree di customer care, amministrative e marketing, funzioni che l’AI generativa svolge ormai con efficienza crescente.

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