WEB COMPANY: fisco australiano alla riscossa, nel mirino Google e altre multinazionali

di Flavio Fabbri |

VINTI

Si avvicina per Google e le altre web company globali il momento di chiarire le proprie posizioni con il fisco di diversi Paesi del mondo. Uno tra questi è l’Australia che, con una nuova legge ad hoc, ha deciso di allinearsi alle altre nazioni del G20, come già fatto da Regno Unito e Germania, per contrastare in maniera efficace l’odiosa prassi di certe compagnie di aggirare le tasse locali sfruttando vulnerabilità nei regimi fiscali.

 

L’obiettivo è obbligare le multinazionali di internet a sottoporsi ad una ‘tassazione equa‘, senza nessuna forma di accanimento o persecuzione, impedendo sostanzialmente loro di accedere a prelievi molto più bassi offerti ad esempio da Irlanda e Olanda che, rispetto al 30% di prelievo fiscale australiano, offrono un allettante 12,5%.

 

Secondo quanto riportato dalla Reuters e da altri quotidiani online australiani, l’assistente del ministro del Tesoro, David Bradbury, ha voluto chiarire la posizione del Governo di Canberra e il senso della proposta di legge: “Vogliamo solo che Google Australia paghi le tasse qui su quanto effettivamente nel nostro Paese guadagna“. In sostanza, Bradbury vorrebbe evitare che il gigante del web riesca per l’ennesima volta a ricadere sotto il regime fiscale a lui favorevole di altri Paesi.

 

In effetti, Google è riuscita nel tempo a mettere su un complicato sistema di compensi per licenze che sono versati direttamente su conti di sussidiarie, che a loto volta fanno lo stesso con altre aziende. Seguendo il filo si finisce di solito in conti aperti presso noti paradisi fiscali.

 

La filiale australiana di Google ha subito emesso un comunicato stampa spiegando che l’azienda “non ha mai evaso tasse in Australia, contribuendo significativamente all’economia del Paese e supportando migliaia di aziende nello sviluppare modelli di business competitivi, dando lavoro a centinaia di persone e fornendo servizi di qualità ai consumatori“.

 

Anche in Italia, come negli altri Paesi europei, è stato di fatto avviato un confronto deciso per affrontare il tema della procedura di ottimizzazione fiscale adottata fin qui dagli Over The Top (OTT), tra cui c’è Google (leggi articolo Key4biz), con i primi interventi in Commissione Finanze della Camera.