Audizione all’arma bianca di AGCOM in Parlamento

di di Raffaele Barberio |

Clima incerto e tensioni diffuse durante l’audizione in Commissione Affari Costituzionali del presidente di AGCOM Angerlo Marcello Cardani. Fra i temi affrontati la questione della sede di Napoli, le consulenze e il cooling-off.

Italia


Raffaele Barberio

Singolar tenzone in Parlamento, Sala del Mappamondo, tra AGCOM e la I Commissione Affari Costituzionali in occasione dell’audizione dell’Autorità nell’ambito dell’indagine conoscitiva per l’esame del disegno di legge (C. 2486) per la semplificazione e la trasparenza amministrativa.

  

AGCOM audita per ultima, in quattordicesima posizione, e con poco meno di mezz’ora di ritardo (qui il video dell’audizione, l’intervento comincia a 3 ore e 53 minuti).

 

Paolo Francesco Sisto: “Vi abbiamo fatto attendere un po’…- esordisce, presidente della I Commissione Affari Costituzionali.

Angelo Marcello Cardani: “Per carità”

Paolo Francesco Sisto: “Diciamo che il quarto d’ora accademico si è diventato una mezz’ora, ma questo in politica non mi sembra sia una cosa gravissima”.

Angelo Marcello Cardani: “Dopo 34 anni di accademia ho subito la misura tante volte, quindi non si preoccupi.

Paolo Francesco Sisto: “Bene fossero queste le misure…direbbe qualcuno…”   

Dopo i preamboli si dà luogo all’audizione.

Come è noto, la procedura prevede uno spazio di 15 minuti, che devono comprendere le brevi osservazioni di sintesi del soggetto audito, dando per scontato il deposito di un testo scritto ufficiale, seguite dalle domande dei membri della Commissione e dalle successive risposte del soggetto audito.

E l’inizio non è dei migliori.

Cardani comincia a leggere un lungo testo scritto, fin quando al 10° minuto di audizione, il presidente Paolo Francesco Sisto lo interrompe:

Devo pregarla di completare il suo intervento in due minuti…non se ne dispiaccia, ma è il trattamento che abbiamo utilizzato con tutti, quindi…riguarda l’articolo 3 della Costituzione…”

Angelo Marcello Cardani: “Questo non mi impedisce di avere il dispiacere che tutti avranno avuto, presidente Sisto, mi faccia comunque…”

Paolo Francesco Sisto: “No, le assicuro che non tutti…”

Angelo Marcello Cardani: “Va be comunque io ne avrò dispiacere”

Sisto: “Ma io devo usare il trattamento che ho usato per tutti gli altri”

Sorriso sarcastico di Cardani

Paolo Francesco Sisto: “L’articolo 3 della Costituzione se non lo applichiamo qui”

Angelo Marcello Cardani: “Per carità, presidente Sisto, dalla vibrante eccitazione che hanno creato fino ad adesso le mie parole, che forse si è riflesso maggiormente in un uso dei mezzi di telecomunicazione personale, non credo che togliermi la parola cambi moltissimo l’impressione…”

Paolo Francesco Sisto: “Non le sto togliendo la parola, le sto dicendo che i tempi delle audizioni…”

Ma qui il presidente Sisto viene interrotto dal rimbombare della voce di un parlamentare, l’on. Emanuele Fiano (PD), che si sente offeso dalle parole di Cardani:

Io non mi faccio dire “lei è qui per telefonare” da questo signore (riferito a Cardani, ndr) che non conosco, Presidente Sisto la prego di difendere le prerogative dei parlamentari della Repubblica che qui sono assisi

Qui subentra d’imperio il presidente Paolo Francesco Sisto:

Presidente Cardani le dico soltanto questo: noi qui abbiamo dei tempi che sono contingentati per tutti: non le tolgo la parola, le sto dicendo che il tempo è prefissato, che debbo usare per lei lo stesso trattamento e la invito a non dire che ci sono deputati che, anziché ascoltarla parlano al telefono, perché questo può esser dovuto a mille ragioni e non è una mancanza di rispetto verso le sue parole. Questo è un luogo, comunque si voglia pensare, sacro e il Parlamento mantiene la sua sacralità: pertanto la inviterei, col garbo che la contraddistingue, noi rispettiamo lei e lei rispetti noi…”

 

 

Quando il regolatore vuole cambiare le regole pro domo sua…

 

L’audizione di ieri del Presidente AGCOM, Angelo Marcello Cardani pone quesiti che vanno al di là della pur complessa funzione di regolatore assegnato ad AGCOM.

Nel breve arco di pochi minuti si è registrata una tensione che la dice lunga sul tono delle relazioni tra AGCOM e Parlamento.

Oggetto del contendere il tema, sempre spinoso, delle consulenze, il nodo dello spostamento della sede di Napoli a Roma e, su tutto, il problema del vincolo per Presidente e Commissari AGCOM di non poter prestare consulenze né istaurare rapporti lavorativi con società regolamentate che ricadono negli ambiti di controllo dell’AGCOM.

 

Perché, si chiede Cardani, siamo obbligati al vincolo dei 4 anni, alla fine del nostro mandato, che non esiste da nessuna parte in Europa? Perché per 4 anni non possiamo lavorare?

Perché nel corso di questo periodo di “cooling-off” (letteralmente il “raffreddamento” di coinvolgimento, ndr.) obbligato non è previsto un compenso di poco inferiore al normale stipendio, come accade in altri paesi, molti dei quali limitano il “cooling-off” a un solo anno?

 

Tali quesiti sollecitano alcune considerazioni.

Il riferimento alle altre Authority europee non regge, nessuna di esse in Europa ha i privilegi e gli stipendi riconosciuti al presidente e ai commissari di AGCOM, nonché gli stipendi elevati riconosciuti al suo personale dirigente e non.

Quindi non si capisce perché Cardani si lamenti di questo.

 

La regola dei 4 anni non è stata imposta oggi, è in vigore dal 1997, anno di istituzione dell’AGCOM.

Perché Cardani se ne lamenta solo dopo essere stato nominato?

Al momento della sua nomina la regola era a lui ben nota.

Inoltre, se la regola dovesse oggi essere cambiata, l’innovazione normativa non potrebbe in alcun modo riguardare questa consiliatura, ma solo la prossima.

Vige il principio delle regole certe e non delle disposizioni ex-post cui l’AGCOM sembrerebbe essere innaturalmente portata.

A questo proposito, pare corra voce che la stessa AGCOM si sarebbe rivolta all’Avvocatura dello Stato per studiare ogni eventuale via d’uscita da questa restrizione dei 4 anni, ma con esito negativo. Quindi, francamente, questo insistere non è del tutto comprensibile.

Al contrario, se Cardani ritiene di voler insistere sulle comparazioni con le altre Authority europee, ponga AGCOM nella condizione di essere comparata con le strutture estere.

Non può mettere assieme gli stipendi italiani di AGCOM e il “cooling-off” di questa o quella Authority estera che ha retribuzioni di gran lunga inferiori a quelle di AGCOM. Se comparazione deve essere, allora compariamo mele con mele e pere con pere, evitando di trattenere in mano solo gli elementi che ci fanno comodo.

 

 

Clima incerto e tensioni diffuse

 

Quanto sopra riportato indica un quadro non del tutto idilliaco tra AGCOM e Parlamento, per lo meno stando al video dell’audizione.

Ma tensioni impalpabili sembrano attraversare anche i corridoi della sede AGCOM di Via Isonzo.

Risulterebbero tesi i rapporti tra vertici e dipendenti a proposito anche della (promessa per anni) ristrutturazione interna.

Tensioni presunte, infine, tra Presidente e Consiglio.

Il prossimo 15 luglio, AGCOM presenterà la Relazione annuale delle attività 2013 in Parlamento.

Come protocollo prevede, in quella sede il Presidente Cardani darà lettura delle sue comunicazioni al Parlamento.

Si tratta, è vero, delle “comunicazioni del Presidente”, ma da 16 anni il testo viene, per prassi consolidata, precedentemente condiviso con il Consiglio.

Questa volta no.

Il presidente Cardani avrebbe già trasmesso alle stampe il testo che leggerà il prossimo 15 luglio in Parlamento, evidentemente sconfessando (se la circostanza fosse confermata) una prassi di collegialità che ha fortemente caratterizzato le due precedenti consiliature. Ignote le ragioni, che sembrerebbero comunque ascriversi a una generale atmosfera del “tutti contro tutti“, una condizione che richiederebbe, al contrario, la benefica azione convincente e benevola del “buon padre di famiglia“: quella saggezza dei capi di cui ogni organismo ha bisogno.

Vedremo come andrà a finire.