Decreto editoria: più risorse per digitale e startup

di Raffaella Natale |

Il Sottosegretario Luca Lotti ha firmato il Decreto che istituisce il Fondo straordinario per l’editoria da 120 milioni di euro per il triennio 2014-2016. Garanzie per chi investe in innovazione tecnologica e per le startup.

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Luca Lotti

Firmato il Decreto che istituisce il Fondo straordinario a favore dell’editoria. Grande attenzione per l’innovazione tecnologica, le startup e i giovani.

Questa mattina, riporta la nota di Palazzo Chigi, il Sottosegretario Luca Lotti ha firmato il decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri in attuazione dell’articolo 1 (comma 261) della legge 27 dicembre 2013 n. 147 recante l’istituzione del Fondo straordinario per gli interventi di sostegno all’editoria per il triennio 2014-2016, che ammonta a 120 milioni di euro. Il decreto disciplina i criteri e le modalità di concessione e erogazione per l’anno 2014 delle risorse del Fondo (per un ammontare di circa 45 milioni di euro) destinate a incentivi agli investimenti in innovazione tecnologia e digitale, incentivi all’assunzione di giornalisti, misure di sostegno ai programmi di ristrutturazione aziendale che prevedano una revisione dell’organico con il ricorso ai prepensionamenti, parziale finanziamento degli ammortizzatori sociali.

 

Per il Sottosegretario all’Editoria, questa firma rappresenta “il punto di arrivo di un lavoro durato diverse settimane: siamo di fronte a un provvedimento che definirei innovativo. Abbiamo puntato innanzitutto al sostegno della nuova occupazione, passaggio fondamentale per dare nuova energia a un settore oggettivamente in crisi”.

Lotti esprime particolare soddisfazione per le misure che riguardano l’innovazione tecnologica, grazie alle quali, da una parte sarà possibile concedere una garanzia per chi investe nel digitale, dall’altra premiare le migliori startup. “Una misura questa – precisa Lotti – allargata anche all’editoria libraria“.

 

Grande attenzione anche ai giovani. “Vorrei ribadire – osserva Lotti – la nostra attenzione per i giovani, in particolare per chi ha meno garanzie: nei giorni scorsi abbiamo firmato un accordo per garantire a Roma una stanza con wi-fi gratuito per i freelance e i collaboratori precari. E sempre nei giorni scorsi la commissione sull’Equo Compenso ha raggiunto un accordo che garantirà di fatto un compenso minimo garantito che fino ad ora non c’era: purtroppo, come ha spesso denunciato l’Ordine dei giornalisti, oggi ci sono alcune aziende editoriali che pagano tre o quattro euro per un articolo, mentre con questo accordo un pezzo di 1600 battute dovrà essere pagato 20,8 euro. Mi sembra un primo passo significativo. Non ci fermiamo qui e andiamo avanti”.

 

“Con il decreto – spiega Lotti – si prevedono infatti sgravi fiscali al 100% per 36 mesi per le assunzioni a tempo indeterminato, al 50% per le assunzioni a tempo determinato e ulteriori incentivi per la trasformazione del tempo determinato in indeterminato che a quel punto avrà sgravi retroattivi”.

“Si prevede – aggiunge il Sottosegretario – anche l’obbligo di trasformare il 20% dei contratti a tempo determinato in indeterminato, pena lo stop all’erogazione dei contributi”.

 

Inoltre, Lotti indica che, a fronte di un importante contributo per i prepensionamenti alle aziende editoriali, è stata inserita una norma che obbliga ad avere almeno una assunzione a tempo indeterminato ogni tre prepensionamenti. E ancora un’altra norma che impedisce a chi va in prepensionamento di avere in seguito un rapporto di lavoro dipendente o autonomo con l’azienda che ha ricevuto il contributo del Fondo.

 

Il sottosegretario sottolinea pure che “l’erogazione dei contributi è preclusa a chi non rispetta le direttive previste nell’accordo sull’Equo Compenso e a quelle aziende che per la durata delle misure finanziate introducono bonus o premi non legati alla dinamica retributiva stabilita, e collegati a risparmi sul costo del lavoro giornalistico, in favore dei propri dirigenti”.

 

Lotti precisa inoltre che una parte minima del Fondo viene destinata agli ammortizzatori sociali, a condizione che vi sia un intervento almeno di pari ammontare da parte delle imprese editoriali.