Ricerca e innovazione: le priorità della Ue per far ripartire la crescita

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La Ue identifica tre settori d'intervento e ha chiesto agli Stati membri di dare priorità alla R&I: attualmente, infatti, la spesa del settore pubblico e privato è di poco più del 2% del PIL, molto indietro rispetto agli Usa, Giappone e Corea.

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R&I

L’innovazione rappresenta il fulcro della crescita economica e della competitività delle imprese e come tale costituisce l’elemento centrale della strategia Europa 2020.

Sulla scia di questo assunto e facendo seguito alle raccomandazioni specifiche per paese pubblicate di recente per invitare una serie di Stati membri a riformare le loro politiche di ricerca e innovazione, la Commissione ha pubblicato oggi una nuova comunicazione dal titolo “Ricerca e innovazione come fonti di rinnovata crescita”, accompagnata da una relazione sullo stato dell’Unione in termini di innovazione. La relazione, dettaglia le misure adottate dal 2010, descrive i progressi realizzati e sottolinea la necessità di ulteriori sforzi, riaffermando l’importanza degli investimenti e delle riforme nel campo della ricerca e dell’innovazione (R&I) per favorire la ripresa economica nell’Unione europea.

La Commissione, dal canto suo, si è impegnata a sostenere gli Stati membri nel perseguimento delle riforme in questo settore più consone alle loro esigenze, anche fornendo sostegno politico, dati di qualità ed esempi di buone pratiche.

 

L’aumento degli investimenti nella ricerca e l’innovazione rappresenta un comprovato fattore di crescita e l’Europa – che non può competere sul piano dei costi – non può non sfruttarlo a suo vantaggio, indirizzando le risorse in modo intelligente, soprattutto nel momento in cui si cominciano a intravedere i primi, timidi segnali di ripresa.

Essenziale, quindi, migliorare l’efficienza e la qualità della spesa pubblica in questo affinché l’Europa possa mantenere o conquistare la leadership in molti settori della conoscenza e nelle tecnologie chiave.

 

Tre i settori principali d’intervento per le riforme individuati nella comunicazione pubblicata oggi dalla Commissione: migliorare la qualità dello sviluppo di strategie e del processo di elaborazione delle politiche, mettendo insieme attività di ricerca e innovazione, sostenute da un bilancio pluriennale stabile che orienti le risorse in modo strategico; migliorare la qualità dei programmi di R&I, anche mediante la riduzione degli oneri amministrativi e uno stanziamento più competitivo dei finanziamenti; migliorare la qualità degli enti pubblici che svolgono attività di R&I, anche tramite la creazione di nuovi partenariati con le imprese del settore.

La Commissione ha inoltre chiesto agli Stati membri di dare priorità alla R&I, visto che le autorità pubbliche dispongono nuovamente di un margine per realizzare investimenti favorevoli alla crescita. Attualmente, con una spesa di R&I nel settore pubblico e in quello privato di poco superiore al 2% del PIL, l’UE è ancora molto indietro rispetto ad altri paesi come gli Stati Uniti, il Giappone e la Corea del Sud, e anche alla Cina manca poco per superare l’Unione (come si evince dal grafico). Incrementare la spesa di R&I portandola al 3% del PIL resta pertanto un obiettivo fondamentale per l’UE, ma la comunicazione di oggi indica che è essenziale anche migliorare la qualità della spesa pubblica in questo settore per accrescere l’impatto economico dell’investimento. La comunicazione sottolinea inoltre la necessità per l’UE di creare condizioni generali adeguate che incoraggino le imprese europee a innovare ulteriormente. (A.T.)

 

Intensità dell’investimento pubblico e privato di R&S nel 2012 nell’UE e in alcuni paesi terzi

 

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