Internet of Things, priorità open source per superare la Babele degli standard

di Paolo Anastasio |

L’Internet delle Cose è pronto a decollare ma per semplificare il processo l’industria dell’hardware punta sull’interoperabilità degli standard tecnologici per superare le barriere che rischiano di bloccare il nuovo mercato.

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Evitare il rischio di una Babele di standard di comunicazione e linguaggi informatici diversi, che rischiano di frenare il decollo dell’Internet delle cose. E’ questa la premessa fondamentale per l’avvento della prossima frontiera dell’Ict, che nel prossimo futuro garantirà l’interconnessione degli oggetti, delle app, dei sensori in un nuovo mondo basato sulla comunicazione M2M. Un mercato, quello dell’Internet delle cose, che secondo recenti stime di ABI Research sarà composto da 30 miliardi di oggetti connessi nel giro di 10 anni. Secondo Gartner, poi, nel 2020 il valore complessivo dei vantaggi economici derivanti dall’Internet delle cose sarà di 19mila miliardi di dollari.

 

Oggi il maggior ostacolo all’avvento dello IoT è che la maggior parte dei dati che vanno in Rete sono registrati dall’uomo, mentre il trend del futuro vede le macchine come protagoniste della registrazione e creazione dei dati. Secondo gli esperti, le macchine renderanno il settore molto più standardizzato eliminando la pletora di standard e modalità operative non automatizzate dell’uomo un lontano ricordo.

 

Il passaggio del testimone dall’uomo alla macchina come organizzatore e custode dei dati è già in fase operativa, in particolare sul fronte dell’hardware grazie alla cosiddetta Heterogeneous System Architecture (Hsa), un’architettura che consente di mettere a fattor comune strumenti di programmazione diversi fra loro e di integrare diversi tipi di microprocessori ed elementi di calcolo. Superando così la Babele tecnologica che rischia di rallentare l’avvento dell’Internet delle cose.

 

A spingere verso la standardizzazione tecnologica c’è un consorzio di aziende, riunite nella Heterogeneous System Architecture Foundation formato da AMD, ARM, Imagination Technologies, LG Electronics, Mediatek, Oracle, Qualcomm, Samsung, Texas Instruments e una quarantine di alter aziende e università, fra cui la Northeastern University. L’obiettivo dichiarato è quello di creare standard open source per facilitare il decollo dello IoT.