Le app minacciano il web? I rischi dello strapotere di Apple e Google

di Alessandra Talarico |

Che sarebbe successo se AOL o altri avessero controllato il web come Google e Apple controllano le app? E se gli sviluppatori avessero dovuto chiedere il permesso per creare Google, Youtube, eBay, Paypal, Wikipedia, Twitter o Facebook?

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Il web come lo conosciamo oggi ha i giorni contati? La risposta, stando a due semplici grafici pubblicati da Chris Dixon di Andreessen Horowitz, è sì. Il motivo? Il crescente dominio delle app mobili e il fatto che l’accesso a queste app sia controllato da due sole aziende – Apple e Google – che sostanzialmente decidono cosa ha dignità di esistere e cosa no, come le app devono essere costruite e quali promuovere. In più, Apple e Google trattengono il 30% dei ricavi generati dalle app: “fondamentalmente una tassa sui nuovi media”, dice Dixon secondo cui si tratta di una “tendenza preoccupante per il web”. E le cose, aggiunge, “possono solo peggiorare”.

 

Dixon è un venture capitalist che ha investito in Foursquare, Kickstarter e Skype: il suo giudizio, insomma, vale qualcosa.

 

Il suo primo grafico mostra il modo in cui gli utenti mobili stanno superando gli utenti desktop sul Web:

 

 

Questo non rappresenta un problema in sé, dal momento che la navigazione sul Web da desktop non è molto diversa da quella dal telefonino. L’accesso ai siti è lo stesso. Ma in realtà, il problema è dato dal fatto che gli utenti  smartphone e tablet, in proporzione, utilizzano il Web sempre meno:

 

 

“Chiedete a qualsiasi web company e vi risponderà che gli utenti delle app valgono più di quelli del web” ed è per questo che sui siti che si visitano dal telefonino compaiano sempre più insistentemente pop up e banner che invitano a scaricare qualche app.

 

 

Questa passione sfegatata per le app renderà il web un prodotto di nicchia, continua Dixon, e questo, però, finirà per mettere in pericolo l’innovazione, per una serie di motivi.

 

“Le app hanno una dinamica che favorisce lo status quo a scapito dell’innovazione e che rende i ricchi ancora più ricchi. Le app più popolari ottengono una maggiore visibilità e una classificazione più alta negli app store. Vengono di conseguenza usate di più, rendono di più e possono pagare di più per la distribuzione. potrebbe quindi ripetersi quanto successo con la tv via cavo – pochi canali/app dominanti che relegano tutto il resto a livello più basso o irrilevante”, dice Dixon.

 

Quanto al già citato strapotere di due sole aziende sulla gestione dell’ecosistema, la cosa più preoccupante è queste possono rifiutare intere categorie di app senza ragioni apparenti: “Apple ad esempio ha respinto tutte le app legate ai Bitcoin”, dice Dixon che evidenzia quindi le differenze tra questo stato di cose e l’architettura aperta del web, che ha aperto le porte a “un incredibile periodo di sperimentazione”.

“Che sarebbe successo se AOL o altri antesignani del web avessero controllato in tal modo internet e se gli sviluppatori avessero dovuto chiedere il permesso per creare Google, Youtube, eBay, Paypal, Wikipedia, Twitter, Facebook e così via?”, si chiede Dixon, sottolineando come “sfortunatamente è questa la via imboccata dal mobile”.