Telecom Italia, sindacati in pressing su Renzi: ‘No allo scorporo, ma Telefonica sia socio industriale’

di Paolo Anastasio |

Lettera di Susanna Camusso (Cgil), Raffaele Bonanni (Cisl) e Luigi Angeletti (Uil) a Matteo Renzi. Chiesto un 'pronto intervento' del presidente del Consiglio sulla questione Internet veloce e banda larga, da cui dipende la rirpesa del Paese

Italia


Susanna Camusso e Matteo Renzi

Appello congiunto al primo ministro Matteo Renzi da parte dei segretari Susanna Camusso (Cgil), Raffaele Bonanni (Cisl) e Luigi Angeletti (Uil) insieme ai sindacati di categoria – Slc-Cgil, Fistel-Cisl e Uilcom-Uil – per un pronto intervento sulla questione ‘Internet veloce’ e dello sviluppo della banda larga, “da cui dipenderà la ripresa e il futuro del Paese”.

 

L’appello, contenuto in una lettera inviata a Palazzo Chigi il 26 marzo, ricorda le difficoltà del sistema paese ad evolvere verso il mondo digitale “difficoltà certificate dal ‘Rapporto Caio’, commissionato dal precedente Governo, per il quale l’Italia non coglierà nessuno dei tre obiettivi fissati dall’Agenda Digitale Europea – si legge nella lettera – in particolare sull’ultimo dei tre obiettivi, quello relativo alla estensione della banda a 100 mega per il 50% della popolazione entro il 2020, e che vede Telecom Italia come player di riferimento, i piani degli operatori traguardano il futuro solo fino al 2016″.

 

‘Società delle reti, lo scorporo non risolve il problema degli investimenti’

Sul fronte dell’offerta, la politica si attarda su due ipotesi. La prima, è quella di creare una “società delle reti” passando attraverso lo scorporo della rete di Telecom Italia “è di difficile attuazione”, secondo i sindacati, perché l’azienda è quotata in borsa e non si può espropriare la proprietà. La creazione di una società delle reti richiederebbe anni per la sola realizzazione, e quindi altri ritardi, che il paese non si può permettere. “Inoltre, la società delle reti non risolverebbe il problema degli investimenti per lo sviluppo della banda larga perché le garanzie sul debito si scaricherebbero inevitabilmente sulla rete stessa, destinando i nuovi investimenti al suo ripianamento”, si legge nella missiva.

 

‘Telefonica, no all’ipotesi fusione con Telecom Italia’

La seconda ipotesi imperante è “lasciar fare tutto al mercato, che nel concreto vuol dire lasciare mano libera a Telefonica”, si legge.

“Il Governo non può far finta di niente sul tema della banda larga e del ruolo di Telecom Italia – ha detto a Key4biz Michele Azzola, segretario nazionale Slc Cgil E’ l’ora di passare dai convegni ai fatti. Se Telefonica volesse assumere il ruolo di socio industriale di Telecom Italia saremmo molto soddisfatti. Il nostro timore è che le cose non stiano così e che Telefonica non abbia intenzione di garantire gli investimenti necessari per lo sviluppo della banda larga in Italia”.

 

Detto questo, non c’è da parte dei sindacati un’opposizione pregiudiziale a che investitori esteri intervengano in Telecom Italia. “Quello che però emerge dalla strategia del gruppo spagnolo, e che ci preoccupa, è che si tratta solo di un’operazione finanziaria e non industriale – proseguono i sindacati – nei piani di Telefonica c’è la vendita di Tim Brasil, e ciò non egli interessi di Telecom Italia”.

I sindacati non vedono nemmeno di buon occhio l’ipotesi di una fusione fra Telecom Italia e Telefonica, che ha un debito di circa 50 miliardi di euro, facendone un gruppo non scalabile per debito, ma incapace di investire in nuove tecnologie, un’ipotesi sciagurata per l’Italia che colpirebbe duramente i lavoratori, 45 mila diretti e altrettanti che operano in appalto, minacciandone il futuro”.

 

I sindacati ricordano inoltre che anche il futuro del settore televisivo in Italia passa dallo sviluppo della banda larga e dalla diffusione di sistemi ad altissima definizione, come la televisione 4K, che non potranno funzionare via etere.

 

Impedire “la ricapitalizzazione di Telecom Italia attraverso garanzie come quelle della Cassa Depositi e Prestiti e del suo Fondo Strategico, rappresenta una colpa grave che nessuno può permettersi di non vedere”, chiude la missiva.

 

Marco Fossati a Renzi: ‘Troppi ritardi sulla rete, bisogna fare in fretta’ 

Anche Marco Fossati, che tramite Findim detiene il 5% di Telecom Italia, si rivolge direttamente al premier Matteo Renzi, in vista dell’assemblea del 16 aprile, per dire che “non c’è più tempo da perdere: l’Italia e Telecom Italia hanno accumulato troppi ritardi nella realizzazione delle reti di nuova generazione e nell’offerta di nuovi servizi. Occorre recuperare velocemente”, ha detto Fossati al settimanale Left-avvenimenti in edicola sabato 29 marzo. “Al premier Renzi”, continua Fossati, “chiedo una politica industriale per digitalizzare il Paese: Telecom Italia è l’attore principale di questa stategia”.

 

Fossati dice di credere che “il premier si renda perfettamente conto che il raggiungimento degli obiettivi dell’Agenda digitale europea sia strategico per il Paese. Telecom Italia possiede la principale autostrada tecnologica del Paese. Si tratta ora di costruire la terza corsia, la rete Ngn. Per fare questo il governo deve indicare una strategia chiara e tempi certi. Permettere gli investimenti privati con misure di vantaggio fiscale e con politiche regolatorie che diano certezza nel tempo per il ritorno degli investimenti. Non possiamo perdere altro tempo”.