Equo compenso, Françoise Castex (Ue): ‘Copia privata non ricada sui consumatori’

di Paolo Anastasio |

L’europarlamentare ha presentato una relazione sull’equo compenso per armonizzare a livello comunitario l’istituto della copia privata e dare certezze legali ai produttori, libertà di copia ai consumatori e giusta remunerazione agli artisti.

Italia


Francoise Castex

La Siae e le diverse associazioni che tutelano il mondo dello spettacolo e della cultura accolgono positivamente il via libera della Commissione Giuridica del Parlamento Europeo alla relazione sulla copia privata presentata della parlamentare Françoise Castex, vice presidente della Commissione Giuridica stessa. La relazione, che andrà in votazione all’assemblea plenaria del Parlamento prevista il 27 febbraio, sostiene che l’equo compenso non deve necessariamente ricadere sulle tasche dei consumatori europei, ma può risultare in un minor guadagno a carico dei produttori di apparati.

Saranno i produttori a decidere se assorbire l’aumento dell’equo compenso (si ipotizza un incremento di circa 5 euro su smartphone e tablet per adeguare le tariffe) nei costi di produzione o se scaricare l’aumento sul prezzo finale a carico degli acquirenti.  

 

In Italia il dibattito è molto aspro, in vista dell’adeguamento delle tariffe dell’equo compenso che è in dirittura d’arrivo. L’ultima parola sulla revisione della norma è in mano al ministro dei beni Culturali Massimo Bray che, fatta salva la durata del Governo in carica, dovrebbe emanare il decreto in materia nel giro di poche settimane.

Da fine gennaio la patata bollente è sul tavolo di Massimo Bray, stretto nella morsa delle polemiche che vede contrapposti da un lato i detentori dei diritti e dall’altro i produttori di smartphone, tablet e dispositivi tecnologici. Da fine dicembre i produttori Ict, in particolare tramite Confindustria Digitale, lanciano strali contro “la nuova tassa su smartphone e tablet che peserà sulle tasche dei consumatori, con aumenti del 500%. Tutti soldi che andranno a ingrassare le casse della Siae“.

Una polemica che non è piaciuta al ministro Bray: “Non c’è nessuna tassa, è soltanto un provvedimento con il quale cerchiamo di proteggere quanti in Italia producono qualità”. Il ministro si è detto “dispiaciuto che in Italia ci siano state queste polemiche per un provvedimento che vuole garantire un giusto compenso a chi è impegnato in lavori che producono un diritto d’autore”. Il ministro ha poi aggiunto che “Dobbiamo rispettare questo tipo di lavoro – ha proseguito – e individuare per chi lo compie quale sia l’equo compenso. Prima di metterci al lavoro abbiamo sentito tutte le associazioni e abbiamo prestato a tutte la dovuta attenzione. Non si è parlato di tasse”.

 

La Siae sottolinea che “la relazione presentata della parlamentare Françoise Castex conferma, in tutti i suoi aspetti, la validità del modello italiano di copia privata, sostenuto dalla Siae, che risponde a tutti i requisiti necessari – si legge in una nota – Nel documento si auspica che altri Paesi adeguino i loro ordinamenti a questi requisiti, affinché nel territorio dell’Unione si possa avere un regime armonizzato di questo importante istituto che, mentre assicura la libera fruizione da parte di tutti dei prodotti culturali, remunera i titolari dei diritti e consente ai produttori di device un sempre maggiore successo commerciale dei loro prodotti”.

 

Il Rapporto Castex, aggiunge la Siae, ha l’obiettivo di assicurare certezza legale a produttori e importatori di apparecchi di grande diffusione, libertà di copia ai consumatori e equo compenso ai creatori. Un altro obiettivo è quello di individuare gli aspetti salienti per adeguare l’attuale sistema alle esigenze dei consumatori (attraverso una lista aggiornata di “device” ai quali applicare la royalty) e dei singoli mercati (sistemi di dichiarazione transfrontalieri) e critica i tentativi di alcuni Paesi di introdurre l’eccezione della copia privata senza prevedere un equo compenso per gli aventi diritto o senza garantire il calo dei prezzi al consumo.