ETNO, Luigi Gambardella: ‘Il 2014 sia l’anno della svolta’

di Alessandra Talarico |

Quanto alla situazione in Italia, Gambardella ha osservato che, se si vuole dare ulteriore impulso agli investimenti nelle reti di nuova generazione occorre 'favorire il passaggio dei contenuti TV sulla fibra'.

Europa


Luigi Gambardella

Il 2013 sarà il quinto anno di calo dei ricavi per le telecomunicazioni europee: il trend, negativo dal 2009, proseguirà infatti anche quest’anno, con ricavi da servizi che faranno segnare un -2,8% nel perimetro ETNO (che riunisce 49 operatori attivi in 35 Paesi) e del 3,7% considerando l’andamento nei 28 Paesi della Ue. I dati, contenuti nell’Annual Economic Report 2013 realizzato da Idate e pubblicato oggi da ETNO, evidenziano come la contrazione non solo sta proseguendo nel tempo, ma si stia anche ampliando: il 2012 si è infatti chiuso con un calo annuale dell’1,8%, a 273,8 miliardi di euro. L’anno in corso potrebbe però segnare uno spartiacque: nonostante i molti segnali sfavorevoli, si cominciano infatti a intravedere anche cambiamenti in positivo.

 

Guardando alle prospettive per il futuro, infatti, “il 2014 può essere l’anno del cambiamento”, ha detto il presidente del board di ETNO, Luigi Gambardella, “Fondamentali per rinvigorire l’interesse degli investitori nel nostro settore in saranno la regolamentazione e le politiche“. Ci sono in questo senso “i primi segnali positivi sui mercati e abbiamo visto i primi importanti passi nella giusta direzione da parte di Bruxelles”, ha aggiunto Gambardella, perciò “siamo fiduciosi che questa tendenza aiuterà il settore tlc Ue a tornare sulla strada della crescita. E’ importante che anche i regolatori nazionali adottino decisioni che incentivino la crescita e l’innovazione nel settore, in linea con le indicazioni di Bruxelles, in particolare sulla stabilità dei prezzi del rame e la flessibilità di quelli della fibra”.

Quanto alla situazione in Italia, Gambardella ha osservato che, se si vuole dare ulteriore impulso agli investimenti nelle reti di nuova generazione occorre “favorire il passaggio dei contenuti TV sulla fibra”.

 

L’attuale trend di calo dei ricavi è attribuibile alla concomitanza di diversi fattori: innanzitutto il declino dei ricavi legati ai servizi di telefonia fissa per effetto della sostituzione coi servizi mobili e VoIP. Nel 2011, inoltre, per la prima volta, la crescita dei ricavi da servizi mobili è stata negativa, dello 0,4%.

Un trend che si è consolidato l’anno seguente, quando il calo è stato dell’1,2%.

Unici segmenti a girare in positivo e a trainare la crescita dell’industria europea sono i ricavi dati e internet, cresciuti del 2,3% su base annua anche se in percentuale inferiore al +3,8% del 2011 e comunque il livello di crescita più basso del periodo 2007-2012.

 

L’Annual Economic Report conferma anche come l’Europa sia lontana dagli Usa e dal Giappone nella corsa agli investimenti: nel periodo 2011-2012 la crescita generale degli investimenti in conto capitale (capex) è stata negativa dello 0,2% rispetto al +6,7 negli Usa e al +7,5% del Giappone.

 

Nonostante le difficoltà gli operatori europei continuano comunque difendere la loro capacità di investimento nelle nuove reti: nel 2012 il Capex ha raggiunto 46 miliardi di euro, dei quali 26 miliardi incanalati nelle reti fisse e 20 miliardi in quelle mobili.

Per il 2013, l’orientamento dell’industria è però per una contrazione del capex nell’ordine dell’1,3%.

 

Senza investimenti nelle reti di nuova generazione, ha rivelato uno studio di Boston Consulting Group, sono a rischio da oggi al 2020 oltre 5,5 milioni di posti di lavoro e fino a 750 miliardi di euro di crescita del PIL.

 

Secondo Didier Pouillot, Head of the Telecom Economics Practice di IDATE, “Se le telecom sono ‘ossigeno economico’, come ha giustamente fatto notare la Commissione europea in diverse occasioni, devono essere create le condizioni perché il settore respiri e progredisca”.

 

L’Annual Report di IDATE conferma infine che i membri ETNO sono la forza trainante del settore europeo delle telecomunicazioni: le 49 aziende reunite nell’associazione rappresentano il 77,3% degli occupati e il 61% degli investimenti complessivi nel settore.