Donne e lavoro: ecco perché la carriera hi-tech conviene

di Alessandra Talarico |

Assegnati oggi i premi Digital Woman of the Year, Digital Girl of the Year e Digital Impact Organisation of the Year, alle donne a imprese che si sono distinte anche nel favorire l’ingresso delle donne nel settore hi-tech.

Europa


Donne e ICT

Sono stati assegnati oggi a Vilnius, in Lituania, i premi Digital Woman of the Year, Digital Girl of the Year e Digital Impact Organisation of the Year con i quali la Commissione europea ha inteso premiare la donna, la ragazza e l’impresa che si sono distinte per spirito imprenditoriale e creatività nell’ambito degli studi e delle carriere digitali.

I premi, patrocinati da Neelie Kroes, sono stati assegnati alla bulgara Sasha Bezuhanova (Donna digitale dell’anno), a Lune Victoria van Eewijk e Amy Mather (Ragazze digitali dell’anno) e all’azienda tedesca HTW-Berlin.

 

Bezuhanova è fondatrice e presidente del Bulgarian Centre of Women in Technology e, nel suo ruolo di imprenditrice, “sta attivamente aiutando a formare la prossima generazione di talenti digitali al femminile”. Nel 2012 ha avviato il ciclo di eventi “Where Leaders Meet”, nell’ambito del quale donne di successo hanno condiviso le loro esperienze con un pubblico tutto al femminile. Questi eventi, ha sottolineato la Commissione, hanno ispirato molte donne bulgare a intraprendere studi scientifici, in ambito tecnologico o matematico e a iniziare carriere nel contesto digitale.

La piccola belga Lune Victoria van Eewijk è stata premiata perché, spiega la Commissione,  a soli nove anni “è già una vera visionaria digitale”: sviluppa da sola giochi e film interattivi, progetta robot e sogna di fare l’ingegnere.

La 13enne britannica Amy Mather realizza codici già da tre anni e nel corso della pausa per il pranzo insegna i segreti della codificazione agli studenti più grandi.

Digital Impact Organisation of the Year è stata nominata la Hochschule für Technik und Wirtschaft, la maggiore università berlinese di scienze applicate. Nel 2009 la HTW ha avviato il corso di laurea “Frauenstudiengang Informatik und Wirtschaft”, con l’obiettivo di incrementare il numero di donne nei ruoli di rilievo del settore tecnologico.

 

Come per ogni settore dell’economia, una maggiore presenza di donne nell’ICT farebbe un gran bene: secondo un recente studio, con una percentuale femminile nel comparto digitale pari a quella maschile, il PIL europeo registrerebbe un incremento di circa 9 miliardi di euro l’anno (1,3 volte il PIL di Malta). Questo perché le aziende con più donne ai posti di comando sono più redditizie del 35% e assicurano ai propri azionisti il 34% in più di utili rispetto a imprese omologhe.

Eppure sono ancora troppo poche le donne che intraprendono una carriera in questo campo: solo 29 laureate su 1.000 conseguono un diploma universitario di primo livello nelle tecnologie dell’informazione e della comunicazione (contro 95 uomini su 1.000) e solo 4 su 1.000 lavorano effettivamente nel comparto, nonostante il settore garantisca stipendi di circa il 9% migliori rispetto ad altri e la possibilità di organizzare l’orario di lavoro in modo molto più flessibile e sono meno esposte al rischio di disoccupazione.

Nell’ICT più che in altri settori, quindi, le donne sono sottorappresentate nelle posizioni manageriali e di responsabilità – solo il 19,2% degli addetti del settore delle TIC ha un capo donna, contro il 45,2% in altri settori – e le donne, molto più degli uomini, tendono a abbandonare il settore a metà carriera.

 

“Il mondo di domani sarà guidato dalle tecnologie digitali e avere competenze in questo settore rappresenta un’enorme opportunità. Eppure le donne non sono ancora abbastanza attratte dalla carriera in ambito digitale”, ha affermato Neelie Kroes congratulandosi con le vincitrici.

 

Servirebbe, in effetti, un cambiamento culturale a 360 gradi: unh obiettivo non da poco soprattutto in Italia dove le donne patiscono molto di più che altrove la piaga della disoccupazione: secondo gli ultimi dati Confartigianato, quasi 1 donna su 2 (46,5%) è inattiva anche se l’Italia mantiene la leadership in Europa per il maggior numero di imprenditrici e lavoratrici autonome. Qualcosa, però, comincia a muiversi, come dimostrano gli ultimi dati della Camera di Commercio di Milano, secondo cui in Lombardia ci sono 25 mila aziende hi-tech e di queste oltre 5.400 sono guidate da donne (Leggi articolo Key4biz).