#ConnectedContinent: quale futuro per le nuove generazioni in un continente ancora analogico?

di Alessandra Talarico |

Il digitale apre enormi possibilità per chi non pensa al ‘lavoro d’ufficio’ e vuole rischiare e farcela da solo. Ma la scuola è impreparata a raccogliere la sfida e il mondo del lavoro è ancora più chiuso che mai nei suoi vecchi privilegi.

Unione Europea


Neelie Kroes

C’era un tempo in cui l’Europa era leader delle nuove tecnologie, ma oggi non è più così. “Perchè? Perchè l’Europa non riesce più a essere terreno fertile per la cultura digitale, non riesce a creare aziende forti? Perchè non possiamo sperare che il prossimo Facebook, il prossimo Google siano europei?”. Sono queste le domande che il Commissario Neelie Kroes ha posto alla giovane platea del FT – Telefonica Millennials Summit, esprimendo il suo disappunto per la crisi del settore digitale e forse anche per le polemiche hanno circondato il recente pacchetto per il mercato unico, battezzato #ConnectedContinent.

 

Ma allo stato attuale, il vecchio continente è ben lungi dall’essere ‘connesso’ – metà delle famiglie europee non hanno banda larga fissa e quella mobile è diffusa a macchia di leopardo – i giovani faticano a trovare lavoro e la scuola sembra essere sempre più lontana dalla vita reale.

Le nuove tecnologie digitali sono la chiave di tutto: i giovani cosiddetti ‘nativi digitali’, grazie a questi strumenti non hanno solo sviluppato nuove competenze, dice, ma hanno anche “un atteggiamento diverso, un modo diverso di collaborare e un orizzonte diverso”. Ed è per questi giovani che la Kroes fa intendere di essersi battuta nell’elaborazione del recente nuovo regolamento per il mercato unico: per quei giovani che vogliono essere sempre connessi, che stanno sempre attaccati allo smartphone e che vogliono accedere a qualsiasi contenuto da qualsiasi dispositivo e senza doverlo spegnere se si trovano all’estero per paura del roaming.

 

“I nostri giovani sono digitali – ha detto – e non si aspettano un settore ancora improntato all’analogico” e, quando si parla dell’importanza dell’educazione digitale non si si intende – ha aggiunto – di dare loro “qualche lezione su come si usa un Pc, perchè sanno già farlo, né di mettere qualche computer in classe o di creare un sito per la scuola”.

Si tratta, piuttosto, di come trasformare l’insegnamento grazie alle nuove tecnologie, della possibilità di apprendere da qualunque luogo in qualsiasi modo, perchè la conoscenza ormai è ovunque e gli insegnanti non sono più “guardiani del sapere, ma guide”.

A questo proposito, la prossima settimana, la Kroes e il Commissario per l’istruzione, la cultura, il multilinguismo e la gioventù Androulla Vassiliou presenteranno una proposta per un sistema d’istruzione più aperto, che faccia della scuola il trampolino di lancio per l’occupazione, soprattutto quella digitale.

“Nel settore digitale ci sono opportunità enormi, una domanda di competenze che fatica a essere soddisfatta”.

Internet è la casa per chiunque abbia una mentalità imprenditoriale dove troveranno spazio tutti coloro che non si limitano a dire ‘potrei comprare questo gadget’ ma pensano: ‘come potrei migliorarlo?’, quelli che non sognano un lavoro d’ufficio ma vogliono correre il rischio di farcela da soli e non trasferendosi nella Silicon Valley, ma a casa propria.

Ed è proprio a questi giovani – ha concluso – che si rivolge anche l’iniziativa Startup Europe  e lo Startup Manifesto.

E’ il momento, insomma, di far leva, di riconoscere e di supportare “…gli strumenti, le tecnologie e il talento” europei e se mai si arriverà a un continente veramente connesso, allora forse, come dice speranzosa la Kroes, “non ci saranno limiti alle nostre ambizioni”.