Rai, Catricalà: ‘Aprirò un tavolo tecnico sul canone quando sarà definito cos’è il servizio pubblico’

di Raffaella Natale |

Per il Viceministro, importante che i cittadini sappiano prima cosa pagano con il canone.

Italia


Antonio Catricalà

“Il 28 agosto il Ministero ha trasmesso alla Rai la seconda bozza del Contratto di servizio, con alcune modifiche e una forte scrematura del testo. Il Consiglio di amministrazione ha discusso le norme e le clausole più importanti del contratto, avanzando una proposta che ora stiamo lavorando in vista del Cda del 18. Credo che in quella data ci sarà la chiusura del contratto, che sarà poi subito trasmesso alla Commissione parlamentare per l’indirizzo generale e la vigilanza dei servizi radiotelevisivi”.

Lo ha affermato oggi in audizione in Commissione parlamentare di vigilanza il Viceministro allo Sviluppo economico con delega alle Comunicazioni Antonio Catricalà.

 

Il ritardo rispetto ai tempi annunciati, ha poi precisato, è di circa 20 giorni: “Pensavo che la bozza del 28 fosse recepita in tutto e per tutto dalla Rai. In ogni caso si tratta di un documento più aderente agli intendimenti del Governo, che vuole valorizzare quella che è la missione della Rai e i suoi valori. Il Contratto è un buon strumento, non l’unico, per rendere visibile al pubblico la missione di servizio pubblico dell’azienda di viale Mazzini”.

 

Sulla ventilata ipotesi di abbinare il canone Rai alla bolletta elettrica, Catricalà ha chiarito di non aver mai parlato di questa possibilità: “Anche io ho forti dubbi vista anche la presenza in Italia di tanti operatori”.

In questo senso, il Viceministro ha poi annunciato che appena sarà adottato il Contratto di servizio, “sarà aperto un tavolo tecnico” del quale faranno parte i tecnici dell’Agenzia delle Entrate, di tutti i Ministeri interessati e i commissari della Vigilanza, “per trovare insieme la soluzione adeguata” con l’obiettivo di “pagare meno ma pagare tutti“.

“Il governo può sicuramente chiedere alla Rai che ogni cittadino venga informato in modo semplice e immediato se un programma è finanziato con canone o pubblicità”.

Le modalità spetteranno poi all’azienda, perché si tratta di una scelta di carattere editoriale.

Ma prima di tutto, ha sottolineato, “è fondamentale definire cosa si intende per servizio pubblico” e farvi sicuramente rientrare, ha aggiunto, anche l’alfabetizzazione digitale o altro, come la musica.

Aprirò il tavolo dopo che avremo messo i cittadini nella condizione di sapere cosa pagano con il canone”.

 

Catricalà ha tenuto a chiarire che ogni suggerimento del ministero riguarda il modello organizzativo della Rai e non la sua governance, “quella – ha precisato – attiene al parlamento”.

Non sono per un intervento duro e forte del governo sulla Rai. L’ideale sarebbe avere delle proposte parlamentari. Anche il governo farà la propria e poi come spesso accade, vista l’importanza della materia, si farà un tutt’uno magari in vista del rinnovo della concessione nel 2016″.  

 

Passaggio anche sulle frequenze e sui problemi di copertura della Tv pubblica, visto che il segnale non arriva ancora in molte comunità. Il Viceministro ha parlato dell’accordo procedimentale con la Rai perché migliori l’uso delle risorse frequenziali. Materia che è anche all’esame del Ministero e dell’Agcom, consapevoli, ha poi aggiunto, che “dobbiamo prepararci ai tagli che arriveranno dalla Conferenza di Ginevra”.

Sulla questione riguardante le interferenze di segnale con i paesi confinanti, Catricalà ha anche ammesso che qualche Tv è stata già spenta.

 

Catricalà si è quindi riservato di rispondere per iscritto alle domande più tecniche poste dai commissari della Vigilanza, con l’impegno a tornare in Commissione per ulteriori chiarimenti. Ha anche osservato che il passaggio al digitale terrestre non ha prodotto per tutte le Tv italiane il risultato sperato in termini di “migliore uso dello spettro“: “Il segnale non è ancora limpido, ma il passaggio non è ancora terminato” e le tecnologie sono in via di miglioramento.

 

Relazione scritta anche per quanto riguarda la sentenza del Consiglio di Stato nel caso che opponeva la Tv pubblica a Sky, per la piattaforma TivùSat. Anche in questo caso Catricalà si è riservato di intervenire successivamente.

 

Catricalà ha parlato pure della necessità di avere un minimo di regolazione anche per la a Tv connessa per “garantire la visibilità di tutti e condivisione degli strumenti”.

 

E poi tornato a parlare di Tv, internet e regole, per precisare che si tratta di “un problema grave, forte e sentito” ma, ha ribadito, “nessun vuole ingabbiare internet o metterlo sotto controllo”.

“Tuttavia quando internet fa televisione deve esserci parità di trattamento con le nostre tv, perché si parla di concorrenza intramodale che incide sullo stesso pubblico e con lo stesso risultato”.

“I progressi devono essere fatti con cautela, nel rispetto delle prerogative degli internet provider, della storia e della loro natura, tenendo conto per quanto possibile della differenza di mezzi e strumenti per tutti”.

“Non ho la ricetta – ha detto ancora – Il tema andrà discusso in parlamento” visto che si parla di libertà di internet e le libertà sono un valore costituzionale.

Senza dimenticare, però, che tutto questo ha ricadute economiche, sulla spesa pubblica e sugli investimenti a tutela delle nostro produzioni europee e nazionali.