Paradisi fiscali, i leader del #G20 trovano accordo. Stretta sulle multinazionali ‘furbette’

di Raffaella Natale |

Presto i dettagli del Piano d’azione per combattere l’elusione fiscale. Tremano i giganti del web, ‘professionisti’ del profit shifting.

Mondo


Cameron, Letta e Obama

Credo sia cruciale nella lotta all’evasione fiscale dare il segnale agli imprenditori che siamo favorevoli all’impresa“, ha dichiarato il presidente del Consiglio Enrico Letta nella seconda giornata del G20 che si è appena concluso San Pietroburgo in Russia, parlando della lotta all’evasione e del sostegno all’industria. “Dobbiamo – ha precisato – aiutare l’internazionalizzazione delle piccole e medie imprese, facilitare il loro accesso al credito. Siamo qui uniti per farlo“.

 “Siamo nel primo G20 dopo molti in cui si discute di crescita e lavoro – ha continuato Letta – non solo di aiuti e salvataggi“.

Per il premier italiano, “Lavoro e crescita dipendono dalle decisioni dei governi e questa partnership è molto importante. Sono convinto che oggi presenteremo una importante conclusione di questo G20 sulle regole dei sistemi bancari, sull’evasione fiscale, sulla lotta contro paradisi fiscali”.

 

Il Presidente ha nuovamente espresso il sostegno dell’Italia all’accordo a livello G20 sulla lotta all’evasione fiscale con lo scambio automatico di informazioni e il piano d’azione per combattere l’elusione fiscale.

Argomento sul quale c’è la piena intesa tra i leader del G20, come ha confermato il ministro delle Finanze russo Anton Siluanov, su un piano mirato a prevenire che le multinazionali sfruttino scappatoie e paradisi fiscali per pagare delle tasse minime. I leader, ha spiegato Siluanov, sono indignati dalle politiche di multinazionali come Google e Amazon che ‘fanno soldi in un Paese’, ma pagano tasse più basse in un altro Stato. Il ministro non ha fornito dettagli sull’accordo raggiunto durante la sessione.

 “I ricchi, così come le multinazionali, devono pagare più tasse”. E’ questo il messaggio lanciato dal G20 di San Pietroburgo, secondo quanto riferito dal segretario generale dell’Ocse, Angel Gurria, che ha tenuto a precisare come i leader delle principali economie mondiali abbiano accettato di sottoscrivere un nuovo piano contro i paradisi fiscali e l’evasione. “La tassazione – ha detto Gurria – è al centro del contratto sociale e costituisce un potente strumento per ridurre le disuguaglianze. Le misure che si prendono per combattere l’evasione fiscale forniranno le risorse necessarie per finanziare la crescita migliorando gli investimenti pubblici, ripristinare la salute delle finanze pubbliche e promuovere la creazione di posti di lavoro”.

Nella dichiarazione finale si legge che la prirità è che tutti contribuenti paghino le tasse, affrontando le pratiche di ‘pianificazione fiscale aggressiva’ per sottrarsi alle imposte.
Una sfida quanto mai attuale davanti alla crescita dell’economia digitale. In questo senso i leader del G20 hanno dato ampio sostegno al Piano presentato dall’OCSE, invitando tutti i paesi interessati a sostenerlo.
Tra le prità delle azioni, approvare entro il prossimo febbraio uno stardand unico per lo scambio di informazioni tra i Paesi del G20.

A parte la crisi in Siria, la crescita è stato il tema principale del G20 che per la prima volta, ha sottolineato il consigliere del Premier per gli affari economici e internazionali, Fabrizio Pagani, “si tiene in un momento in cui la crisi economica è meno acuta, la casa questa volta non è in fiamme“, e si discuterà di “come riuscire a supportare con politiche internazionali questi primi segnali di ripresa”.

“In questo G20 – ha confermato il ministro dell’Economia, Fabrizio Saccomannil’attenzione di tutti i leader del mondo si è spostata sulla crescita. Mi sembra che stia emergendo la volontà condivisa di rimuovere i freni allo sviluppo dopo anni di crisi e allo stesso tempo di collaborare per affrontare adeguatamente i fenomeni finanziari che generano turbolenza e incertezza”.

 

Nel luglio scorso, Letta aveva preso un forte impegno contro le multinazionali furbette che praticano selvagge operazioni di ottimizzazione fiscale per pagare al minimo le tasse. Il governo farà una “lotta senza quartiere” contro l’evasione nei paradisi fiscali, aveva detto il premier, in un incontro con i dipendenti dell’Agenzia delle entrate ed Equitalia (Leggi Articolo Key4biz). L’esecutivo, aveva annunciato, andrà alla ricerca dei capitali portati all’estero “dovunque siano nei paradisi fiscali, in Svizzera come ai Caraibi“, perché “non è giusto che tanta ricchezza sia stata prodotta in Italia e poi portata via senza contribuire allo sviluppo del Paese’.

 

Argomento caldo che coinvolge soprattutto le grandi multinazionali del web, accusate di ricorrere a pratiche di ottimizzazione fiscale aggressive per sottrarsi al pagamento delle tasse nei Paesi dove vendono i loro servizi.

Giusto per limitarci agli ultimi fatti di cronaca, Amazon e Facebook hanno denunciato al fisco italiano una cifra che complessivamente supera di poco il milione di euro: 950 mila euro, nel caso di Amazon, e 132 mila euro nel caso di Facebook. Eppure è così, come nel caso di Google, che da noi ha pagato all’erario circa 1,8 milioni di euro (Leggi Articolo Key4biz).

Per maggiori informazioni:
Dichiarazione Finale G20