Bonus eco e IVA sugli allegati all’edicola, il regalo del governo ai Paesi con aliquote favorevoli

di di Enzo Mazza (Presidente FIMI e SCF) |

Colpendo gli allegati ai giornali, l’offerta di cd e dvd finirà per concentrarsi sull’eComm e prevalentemente su Amazon, con l’effetto che il gettito IVA si sposterà sul Lussemburgo o su altri Stati dell’EU con effetto negativo per l’erario italiano.

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Enzo Mazza

La paradossale vicenda della copertura per gli incentivi sugli elettrodomestici che è stata individuata innalzando l’IVA dal 4 % al 21 % sugli allegati ai quotidiani e periodici, tra i quali cd musicali e dvd cinematografici vale la pena di essere raccontata perché descrive bene la gestione approssimativa delle vicende fiscali ed finanziarie del Governo ma soprattutto perché il risultato sarà del tutto negativo.

 

Nel DL viene stabilito che a partire dal 2014 l’Iva sui prodotti editoriali venduti insieme alle pubblicazioni aumenterà dal 4% al 21%, per un introito stimato da parte dello Stato di circa “125 milioni di euro su base annua“. Le stime del Governo, con buona pace di impegni assunti in passato per andare in EU a chiedere un regime favorevole di IVA per tutti i prodotti culturali e non solo i libri, sono basate su dati di anni fa, con dinamiche di crescita, mentre in ogni caso il settore delle edicole, come è noto, è in calo costante e pertanto il gettito sperato non si concretizzerà mai.

 

Nel corso dei lavori delle commissioni del Senato, si è assistito ad atteggiamento di totale chiusura da parte dei rappresentanti del Governo rispetto a ogni ipotesi emendativa, con la giustificazione dell’insufficiente copertura finanziaria delle stesse: ignorando anche come la scomparsa (o comunque la consistente riduzione) del mercato dei prodotti editoriali ceduti con supporti integrativi e beni funzionalmente connessi crei un danno irreparabile all’intera catena produttiva e distributiva della stampa e dell’editoria, accelerando il processo di riduzione delle imprese di distribuzione locale e del numero delle edicole. Una chiusura che non ha tenuto in alcun conto, tra l’altro, dei rilievi fatti dal Servizio Bilancio del Senato che dimostrano come la copertura oggi individuata dal Governo è sovrastimata e non prende in considerazione gli effetti indotti in termini di minore imposte sul reddito derivanti da questa norma.

 

Ma la cosa che nessuno ha evidenziato sono gli effetti collaterali ulteriori di questa improvvida manovra. Colpendo gli allegati ai giornali, che utilizzavano il canale edicola per raggiungere il grande pubblico fino nelle più lontane aree del territorio, l’offerta di cd musicali e dvd finirà per concentrarsi sempre di più sull’eCommerce e prevalentemente su Amazon, con l’effetto che il gettito IVA, per i prodotti acquistati online, si sposterà sul Lussemburgo o su altri Stati dell’EU con ulteriore effetto negativo per l’erario italiano.

 

E per concludere l’improvvida manovra avrà anche un effetto sulla filiera manifatturiera della produzione di cd e dvd in Italia. Nelle operazioni con le edicole infatti, le major, cedono il contenuto in licenza all’editore, il quale fa realizzare i cd in stabilimenti italiani, nel caso invece di prodotti realizzati direttamente dalla casa discografica, il 90% della produzione avviene in stabilimenti collocati al di fuori dell’Italia perché le economie di scala, in qual caso, consentono di produrre un titolo in un solo impianti con recupero di efficienza.

 

La brillante operazione si concluderà dunque in perdita per lo Stato italiano, ma avrà avuto l’effetto collaterale di aver affossato definitivamente il segmento dell’edicola, di aver colpito la produzione in Italia, con perdita di commesse e posti di lavoro, e di aver regalato gettito di IVA ad altri Stati dell’Unione.

Nel 2015 potremo vedere gli effetti di questa manovra, ma intanto chi l’ha pensata e messa in pratica probabilmente non ci sarà più e quindi i cocci resteranno a carico degli editori e dei produttori di contenuti.