Cinema tra tax credit e crisi economica. Gli impegni del governo non fermano le associazioni

di Raffaella Natale |

Confermato lo stato di mobilitazione, che cesserà soltanto nel momento in cui le associazioni avranno risposte certe.

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Cinema

Il cinema italiano sta attraverso una profonda crisi. Le difficoltà economiche delle famiglie italiane hanno determinato un forte calo delle presenze in sala e i tagli operati dal governo nell’ambito delle strategie di rientro, nel momento in cui sono necessari maggiori investimenti per accompagnare lo switch-off della pellicola e fronteggiare la competizione delle produzioni americane, hanno messo in ginocchio l’industria.

 

Davanti alla preannunciata sforbiciata del 50% degli incentivi fiscali, poi rivista, da parte dell’esecutivo di Enrico Letta, le principali associazioni di settore, tra cui ANICA, ANEC, AGIS e 100autori, si sono mobilitate, ottenendo l’impegno del Ministro per i Beni e le Attività Culturali, Massimo Bray, e del Viceministro per lo Sviluppo economico con delega alle Comunicazioni, Antonio Catricalà.

In due distinti incontri, Bray e Catricalà hanno promesso alle associazioni che faranno il possibile affinché il governo, in primo luogo il premier Letta e il Ministro dell’Economia Fabrizio Saccomanni, vada incontro, per quanto possibile, alle richieste del settore.

 

Catricalà in Commissione Cultura si è anche impegnato a valutare con Bray “una tassa di scopo per il rilancio dell’industria audiovisiva“, ma anche per “limitare l’invadenza degli aggregatori di contenuti, soggetti che dovranno assoggettarsi alle norme del nostro ordinamento“, specie agli “obblighi d’investimento” (Leggi Articolo Key4biz).

 

Le associazioni hanno però deciso di non fermarsi davanti alle promesse e hanno confermato lo stato di mobilitazione annunciato nei giorni scorsi, che cesserà soltanto nel momento in cui si avranno risposte certe (Leggi Articolo Key4biz).

Nei giorni scorsi avevano già presentato al governo pressanti richieste per il ripristino delle agevolazioni fiscali del tax credit, tagliate del 50% per il 2014.

 

Ai ministri è stato presentato un documento nel quale sono state sintetizzate le osservazioni e le richieste del settore: ripristino a 90 milioni della dotazione del provvedimento sul tax credit, e sua stabilizzazione e consolidamento come misura permanente per lo sviluppo del cinema italiano. E’ stato inoltre fatto notare ai ministri che una quota ridotta di tax credit rende di fatto inutile e ingestibile la misura. Le associazioni hanno messo l’accento sulla gravità del taglio alle agevolazioni fiscali del tax credit, che blocca nell’immediato il 90% dei film prodotti sul territorio, facendo perdere già da quest’anno occupazione a oltre 2500 lavoratori del settore il lavoro.

 

In più blocca l’arrivo di produzioni estere sul territorio italiano e, nel contempo, provoca la delocalizzazione all’estero delle produzioni, vanificando l’impatto sul territorio, anche grazie all’incremento del turismo. Perciò si annulla l’effetto virtuoso dell’emersione del lavoro sommerso, praticamente azzerato nel settore grazie all’introduzione del tax credit. Da ultimo, il 40% delle sale cinematografiche, in prevalenza piccole e medie strutture, non potrà digitalizzare gli impianti e rischia la chiusura.

 

Le associazioni hanno anche chiesto il sostegno convinto dei Ministeri coinvolti affinché l’intero Governo comprenda il valore strategico ed economico del settore. E’ opinione condivisa che le risorse per il settore sono, in questo momento, al di sotto della soglia minima e che è necessaria una legge di sistema che ricrei la catena di valore del prodotto audiovisivo.

 

Al Question Time alla Camera, Enrico Letta mercoledì ha già preso degli impegni. Il premier, rispondendo ad Adriana Galgano (Scelta Civica), ha ricordato che già sono previsti dei vantaggi fiscali per chi investe in cultura, come le detrazioni fino al 19% e le deduzioni anche totali entro un determinato budget annuo per persone fisiche e giuridiche.

Letta ha ribadito che il governo ha prorogato per tutto il 2014 il credito d’imposta per la produzione cinematografica, “misure che vogliamo rafforzare e razionalizzare, perché l’investimento e la valorizzazione della cultura e dei beni culturali sono decisivi per il rilancio dell’Italia”.

“Su questo – ha aggiunto – il governo si impegna a ricercare tutte le soluzioni percorribili, fermo restando i limiti delle compatibilità finanziarie generali“.

 

Tra gli interventi di medio periodo, nei giorni scorsi Bray ha indicato che c’è sicuramente l’allargamento del campo d’azione del Ministero dal mero settore cinematografico a tutto il settore delle produzioni audiovisive, come ad esempio i film e le serie per le tv e per il web; il potenziamento della lotta alla pirateria, in particolare quella digitale; l’approfondimento del tema dei rapporti tra cinema e televisione, anche al fine di valutare la necessità di un intervento normativo finalizzato a favorire la nascita di produttori indipendenti (Leggi Articolo Key4biz).

 

Tra le proposte di Bray trova spazio anche l’introduzione di un nuovo meccanismo di finanziamento degli strumenti d’intervento nel settore cinematografico e audiovisivo, in particolare valutando la possibilità di introdurre un sistema di prelievo sulla filiera che alimenti fondi destinati a sostenere la produzione di cinematografica ed audiovisiva e che includa, tra i soggetti da considerare, oltre alla sala e alle televisioni, anche le Telecom e gli aggregatori di contenuti in internet.

 

E’ poi indispensabile un intervento straordinario per favorire la digitalizzazione degli schermi delle piccole e piccolissime sale cinematografiche. Provvedimento questo che Bray definisce ‘urgentissimo’ perché lo switch-off della pellicola è fissato al 1° gennaio 2014, dopo quella data la diffusione in sala sarà solo digitale in quanto cesserà la produzione di pellicole su scala mondiale (Leggi Articolo Key4biz).

Ciò significa che circa 1000 sale (il 25-30% del “parco” italiano), che non hanno le risorse finanziarie sufficienti per gli interventi tecnici necessari, potrebbero venire tagliate fuori dal mercato.