Telecom Italia. Marco Patuano: ‘Andamento in Borsa non dipende da spin-off’

di Alessandra Talarico |

Secondo l’agenzia Fitch, l’impatto dello scorporo della rete sul rating di Telecom Italia, dipenderà dall’accordo che la società raggiungerà col regolatore del mercato.

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Il calo in Borsa del titolo di Telecom Italia – che venerdì ha chiuso a -5,8% e stamani viaggia ancora in territorio negativo – non dipende dalla decisione del Cda di procedere con lo spin-off della rete. Ne è convinto l’amministratore delegato della società, Marco Patuano, che collega l’andamento in Borsa a un trend che accomuna i principali operatori telecom europei.

“Non lo legherei alla vicenda della rete, le aziende di telecomunicazioni, in questo periodo, in Europa sono andate su e giù: ci sarà stato qualcuno che ha monetizzato e preso qualche beneficio”, ha affermato Patuano.

Quanto ai potenziali investitori nella nuova società della rete, Patuano ha sottolineato che non c’è solo la CDP, ma anche fondi esteri.

 “La Cassa Depositi e Prestiti – ha detto – è impegnata in investimenti infrastrutturali ma non è l’unico fondo presente al mondo. Sicuramente i potenziali investitori sono più di quanti si pensi comunemente”.

 

Anche il presidente esecutivo, Franco Bernabè, intervenendo venerdì a ‘Otto e mezzo’ su La7, si è detto convinto che il board ha fatto la scelta giusta, nonostante una simile operazione non abbia precedenti se non in Nuova Zelanda.

“La stragrande maggioranza del Cda era d’accordo sullo scorporo della rete fissa”, ha detto Bernabè, che ha anche ricordato che la situazione attuale dell’azienda non può essere separata da un contesto macroeconomico di recessione e crisi.

Quando 5 anni fa Bernabè torno alla guida di Telecom, la società era gravata da un debito di 36 miliardi di euro. Ora sono circa 28 miliardi, con l’obiettivo di portarli sotto la barra dei 27 miliardi entro la fine di quest’anno.

“Ridurre questo debito in una situazione di tale crisi è stato uno sforzo notevole”, ha ricordato Bernabè, sottolineando che “…il rilancio dell’economia nazionale passa per il settore delle telecomunicazioni” e che, pertanto, il rilancio di Telecom è “essenziale per la crescita del Paese”.

 

In un’intervista al Sole 24 Ore di domenica, Bernabè ha affermato quindi che “…la decisione presa vuole dare una scossa a una foresta pietrificata e rivoluzionare l’assetto delle tlc. Noi abbiamo compiuto un passo coraggioso, ora tocca a tutti gli altri attori”.

“Mi aspetto che a valle di questa decisione si ridefinisca l’assetto concorrenziale del settore con una spinta alla crescita e all’innovazione di cui l’Italia ha estremo bisogno”, come ha sottolineato anche il Governatore di Bankitalia, Ignazio Visco (Leggi articolo Key4biz) .

 

Quanto all’impatto dello scorporo della rete sul rating di Telecom Italia, secondo gli analisti di Fitch questo dipenderà dall’accordo che la società raggiungerà col regolatore del mercato.

Si tratta, hanno chiarito gli analisti, di una valutazione estremamente complessa e che dipende “principalmente dal quadro normativo”.

“Lo scorporo comporta la separazione operativa e finanziaria delle risorse di rete dal resto di Telecom, il che potrebbe rendere più facile per un’autorità di vigilanza concentrarsi su eventuali colli di bottiglia economici o operativi relativi all’utilizzo di una infrastruttura di rete e quindi promuovere la concorrenza“, afferma Fitch in una nota.

Quel che preme a Telecom, ma anche a tutti gli operatori europei – e su questo sta lavorando anche Bruxelles – è il poter contare su una maggiore chiarezza sulla “regolamentazione dei nuovi investimenti in infrastrutture in fibra” e ottenere “maggior libertà normativa sui servizi offerti”, dice ancora Fitch, spiegando infine che se Telecom riuscirà a ottenere il placet dell’Agcom sullo scorporo, si potrebbe entrare in una seconda fase che preveda “una possibile cessione parziale o totale con un impatto sul profilo di credito subordinato a diversi fattori, dal livello di controllo della rete per arrivare alla riduzione del debito”.

 

A proposito della governance della nuova società della rete, Bernabè ha sottolineato che Telecom – che è un’azienda privata – è tuttavia aperta a ricercare le migliori soluzioni “purché ragionevoli e coerenti con le finalità dell’azienda” .