Tlc, si allarga lo ‘spread’ tra Ue e Usa. Gassot (Idate): ‘Regole Ue inefficaci, bisogna allentare i vincoli sulle telco’

di Alessandra Talarico |

Per Gassot, una situazione così non si vedeva dai tempi dello scoppio della bolla internet. E conferma ‘l’inefficacia della regolamentazione praticata in Europa ed è frutto dell’eccessiva frammentazione del mercato’.

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Continua ad allargarsi il divario tra gli operatori tlc statunitensi e quelli europei: il termini di fatturato, il differenziale è ormai di circa 10 punti e questo per via di una regime regolamentare che in Europa si è dimostrato per molti versi inefficace.

È quanto sostiene il direttore generale di Idate Yves Gassot che pone l’accento su quello che definisce uno scenario “inedito, che non si vedeva dai tempi della bolla di internet”, all’inizio dello scorso decennio: “diversi operatori europei puntano orami a uscire da alcuni mercati come KPN in Belgio e in Germania, o ancora Deutsche Telekom e Orange in Gran Bretagna”.

Per Gassot, questa situazione “conferma l’inefficacia della regolamentazione praticata in Europa ed è frutto dell’eccessiva frammentazione del mercato”.

Una tesi, questa, condivisa dai principali operatori europei: come ha sottolineato più volte il presidente del board ETNO, Luigi Gambardella, il costante calo dei ricavi, che ha portato all’indebolimento della competitività e della capacità di investire dei player europei, è legato principalmente all’eccessiva frammentazione del mercato, che non ha uguali nel resto del mondo: in Europa convivono più di 1.200 operatori fissi, 100 operatori mobili, 200 operatori virtuali e 1.500 operatori via cavo. Per fare un confronto, in Cina si contano appena 3 operatori, mentre negli Usa l’86% di un mercato da 330 milioni di utenti è controllato da 4 operatori.

Una situazione che è il frutto, anche secondo Gambardella, di un approccio che pure ha consentito la liberalizzazione dei mercati nazionali e facilitato l’accesso ai servizi, ma che nello stesso tempo ha dato luogo a una “regolamentazione assai invasiva dell’accesso all’intero mercato e portato in molti casi a una struttura di mercato inefficiente”.

 

E così, mentre il fatturato di Verizon Wireless, primo operatore mobile Usa, lo scorso anno è cresciuto dell’8%, quello di Telecom Italia è sceso del 7% sul mercato nazionale. Allo stesso modo, Bouygues Telecom e KPN hanno chiuso il 2012 in rosso e hanno dovuto fare ricorso alla ricapitalizzazione. E, le telco ‘straniere’ sono già con l’occhio attento al mercato europeo: Carlos Slim, patron di America Movil, ha acquisito importanti partecipazioni in KPN e Telecom Austria; i cinesi di Hutchison Whampoa sono in trattativa con Telecom Italia; AT&T ha palesato in diverse occasioni l’intenzione di ‘fare affari’ nel Vecchio Continente e Liberty Global, già presente in Germania, ha acquisito Virgin Media in Gran Bretagna.

 

Per far fronte a questa debacle, la Ue punta alla realizzazione del mercato unico digitale (Leggi articolo Key4biz) che dovrebbe concretizzarsi entro ottobre per consentire, ad esempio, a un consumatore francese di scegliere i servizi offerti da una telco italiana e viceversa.

L’iniziativa si tradurrebbe in un consolidamento del mercato: un’evoluzione fondamentale visto che in un settore come quello delle telecomunicazioni le dimensioni sono di primaria importanza, ma attualmente gli operatori europei non possono beneficiare delle stesse economie di scala dei loro concorrenti americani: “dobbiamo allentare i vincoli regolamentari in Europa per dare agli operatori maggiore margine di manovra e consentire loro di implementare nuovi modelli di business” per contrastare le aziende Internet come Netflix e Google, ha detto ancora Gassot.

 

Ma la transizione non è delle più semplici e si dovranno superare diversi scogli politici.

Il Commissario Ue all’Agenda digitale Neelie Kroes ha affermato che non mollerà la presa fino a quando non realizzerà un vero mercato unico, ma ha già dovuto incassare il No secco di molti Stati membri all’idea di un regolatore unico del mercato: “bisogna essere pragmatici – ha detto al Wall Street Journal – e mettere nel carrello solo quello di cui abbiamo realmente bisogno”.