4G: il ‘caso’ della sospensione dell’asta in Repubblica ceca. Attenzione per i consumatori o scarsa lungimiranza del Regolatore?

di Alessandra Talarico |

Nessun governo aveva sospeso l’asta per ‘eccesso di rialzo’. Mario Frullone (FUB): 'Decisione condivisibile, ma forse questa situazione poteva essere evitata'.

Repubblica Ceca


Frequenze 4G

Mentre il Regno Unito ha dovuto fare i conti con un’asta 4G più ‘povera’ del previsto (Leggi articolo Key4biz), il regolatore della Repubblica ceca ha deciso di sospendere la vendita delle frequenze per via di offerte troppo ‘ricche’, che avrebbero finito per rallentare gli investimenti e per causare prezzi ‘irrealisticamente alti’ dei servizi.

La sospensione è arrivata nel momento in cui le offerte hanno superato 20 miliardi di corone (780 milioni di euro): l’autorità (CTU) ha fatto sapere che apporterà delle modifiche alle condizioni dell’asta, con l’obiettivo di concludere comunque la vendita dello spettro entro fine anno.

 

All’asta partecipavano la società di private equity PPF e le divisioni locali di Deutsche Telekom, Telefonica e Vodafone.

 

“Quando abbiamo fissato le condizioni dell’asta, nella prima metà dello scorso anno, abbiamo sottolineato che le motivazioni principali erano la rapida disponibilità dei servizi 4G ai cittadini cechi e il possibile ingresso di un altro operatore. Non abbiamo mai parlato di profitti per lo Stato”, ha affermato il Ceo della CTU Pavel Dvorak.

 

Proprio il fatto che partecipasse una private equity, però, se da un lato rende l’idea di quanto sia alto l’interesse per le risorse frequenziali – che, in quanto limitate, hanno un elevatissimo valore – dall’altro fa sorgere qualche dubbio sulla correttezza e la lungimiranza dell’impostazione iniziale dell’asta. Come mai, ad esempio, il regolatore non ha previsto dei paletti in termini di copertura del servizio, piuttosto che bloccare l’assegnazione per ‘eccesso di rialzo’?

 

Secondo quanto dichiarato a key4biz dal Direttore ricerche della Fondazione Ugo Bordoni, Mario Frullone, “la decisione assunta dal regolatore ceco è condivisibile, ma forse questa situazione poteva essere evitata. Le aste di successo sono generalmente frutto di un organico lavoro di sistema. Prerequisito per questi risultati è una politica dello spettro che sia lungimirante e che anticipi i problemi attraverso pianificazioni di lungo termine, rilasciando sempre porzioni di spettro adeguate alle esigenze del settore destinatario ed evitando che gli operatori vivano la sindrome da ultimo treno utile”.

 

Certo è che nessun governo aveva finora sospeso l’asta per ‘eccesso di rialzo’, anzi: nel Regno Unito, l’incasso è stato di 2,34 miliardi di sterline, contro i 4 miliardi attesi. In Italia, l’asta si è chiusa a quota 3,95 miliardi di euro; in Francia a quota 3,5 miliardi di euro e in Olanda a 3,8 miliardi di euro.

 

“Le aste, anche nella tradizione italiana, sono state frequentemente utilizzate perché ritenute, giustamente, lo strumento che garantisce il rilascio più efficiente, trasparente e oggettivo delle frequenze destinate a nuovi servizi wireless e per questo motivo non si è mai ceduto alla tentazione di porre come obiettivo la massimizzazione a tutti i costi del ritorno economico dell’asta stessa”, ha dichiarato ancora Frullone.