Infrastrutture tlc: la Ue cerca punto d’incontro con Huawei e ZTE per concludere l’inchiesta sul dumping

di Alessandra Talarico |

Secondo la Ue, le due aziende praticherebbero prezzi non equi perchè supportate da Pechino. Si chiede pertanto un aumento dei prezzi e una maggiore apertura del mercato cinese alle aziende europee. Per Pechino la proposta è ‘irragionevole’.

Europa


Karel de Gucht

La Commissione europea, nella persona del responsabile al Commercio Karel de Gucht, starebbe tentando di negoziare un compromesso con la Cina per chiudere l’indagine sui vendor Huawei e ZTE per dumping.

Lo sostiene il Financial Times, secondo cui la Ue avrebbe chiesto alle due aziende di alzare i prezzi delle loro tecnologie del 29% e una maggiore apertura del mercato cinese alle aziende europee.

 

Secondo quanto emerso da un’analisi della Commissione europea, Huawei e ZTE, i due principali vendor cinesi di infrastrutture per le tlc, stanno danneggiando le aziende europee offrendo i loro prodotti a un prezzo inferiore di almeno il 35% rispetto ai prezzi di mercato definibili ‘equi’ (attraverso una pratica nota come dumping).

 

La tesi supportata dalla Ue è che questi prezzi siano possibili grazie al sostegno del governo di Pechino.

L’esecutivo, tuttavia, si è trovato a dover fronteggiare l’opposizione che i vendor europei hanno manifestato verso l’ipotesi di un’indagine formale, che potrebbe innescare una guerra commerciale col paese, secondo partner commerciale della Ue dopo gli Stati Uniti.

 

Ecco dunque spuntare l’ipotesi di compromesso, finalizzato alla chiusura delle indagini. Un’ipotesi, però, definita ‘irragionevole’ da funzionari e diplomatici di Pechino.

Il Commissario De Gucht avrebbe esposto le sue proposte ai funzionari cinesi a dicembre ma, a suo dire, le sue intenzioni sarebbero state male interpretate. Nessun altro commento è stato reso da ambienti europei perchè il processo di negoziazione è ancora in corso.

 

Il ‘caso’ è scoppiato a maggio (Leggi articolo Key4biz) e molto clamore ha suscitato il fatto che per la prima volta la Commissione ha agito ‘ex officio‘, muovendosi, cioè, di proprio impulso, non in risposta a una denuncia per concorrenza sleale da parte di un’azienda privata.

 

Huawei – cha nell’ultimo trimestre ha superato la leader storica del mercato, la svedese Ericsson chiudendo il 2012 con vendite per oltre 35 miliardi di dollari – ha prontamente rimandato al mittente le accuse, sottolineando di non aver mai beneficiato di aiuti economici da parte del Governo di Pechino (Leggi articolo key4biz).

 

La Ue, che tra l’altro sta conducendo un’altra importante indagine anti-dumping nel settore dell’export di pannelli solari dalla Cina, sta procedendo con maggiore cautela in questo caso visti i forti interessi in Cina dei vendor europei, i quali si sono schierati apertamente contro l’apertura di un’indagine formale, temendo ripercussioni da parte del Governo di Pechino.