‘Cultura digitale’, l’Italia troppo lontana dalla Ue. Franco Bernabè: ‘Sì a ministro ad hoc’

di Alessandra Talarico |

La piena affermazione di un sistema economico e sociale basato sull’ICT si scontra in Italia con uno sviluppo ancora limitato della domanda, che rischia di rendere ancora più difficile la realizzazione degli investimenti infrastrutturali nel Paese.

Italia


Franco Bernabè

Lo sviluppo digitale del nostro Paese è una priorità assoluta: troppi sono i ritardi accumulati rispetto all’Europa per quanto attiene alla diffusione e all’uso di Internet. Un gap che incide fortemente sulla competitività del sistema paese, precludendo a cittadini e imprese le opportunità di crescita insite nei servizi digitali.

E’ ormai un imperativo non più rimandabile il recupero di questo ritardo, che non può avvenire se non si interviene non solo sul lato infrastrutturale, dove in realtà l’Italia è in una posizione favorevole al raggiungimento degli obiettivi fissati dalla Ue, ma anche sulla ‘cultura’ digitale, in un Paese in cui gli utilizzatori regolari di Internet sono poco più della metà della popolazione – ben al di sotto della media europea (68%) – e più del 39% dei cittadini non ha mai navigato il web, con una riduzione di soli 3 punti percentuali rispetto al 2010.

La piena affermazione di un sistema economico e sociale basato sull’ICT si scontra dunque nel nostro Paese con uno sviluppo ancora limitato della domanda potenziale – anche da parte delle PMI – che rischia di rendere ancora più difficoltosa la realizzazione degli investimenti infrastrutturali nel Paese.

 

Riguardo al problema dell’alfabetizzazione digitale del Paese un appello alla mobilitazione di Regioni, Province e Comuni è arrivato dal presidente di Telecom Italia, Franco Bernabè che, evidenziando la difformità del tessuto socioeconomico del Paese nei diversi territori in termini di dotazione infrastrutturale e sviluppo digitale, ha sottolineato che “non esiste una ricetta unica” per colmare questi gap, per i quali “è necessaria una maggiore focalizzazione delle specificità territoriali ed un maggior coinvolgimento dei Governi Regionali”.

È essenziale che ogni Regione, sulla base delle sue peculiari priorità definisca “un proprio percorso per cogliere i vantaggi dell’economia della rete”.

 

Proprio per fornire alle regioni un quadro esaustivo di quanto realizzato dalle diverse amministrazioni, Telecom Italia ha presentato oggi un Libro Bianco che si propone come strumento per consentire alle singole Regioni di confrontarsi con le esperienze attuate da altri enti e far sì che questo confronto diventi un incentivo a fare meglio e ad accelerare lo sviluppo dei servizi (Leggi articolo key4biz).

 

Bernabè ha sottolineato la validità del Decreto “Crescita 2.0” recentemente emanato dal Governo che definisce “una serie di pilastri e di regole su cui dovrebbe articolarsi l’Agenda Digitale Italiana”, ma ha spiegato che se si vogliono chiudere i gap culturali e infrastrutturali ancora in essere occorre pianificare ed avviare con urgenza gli interventi necessari.

 

Sull’assenza dei temi dell’innovazione digitale dal dibattito elettorale, Bernabè ha affermato che la vera priorità in questo momento di emergenza è quella di far ripartire l’economia, come premessa essenziale per restituire respiro alle imprese: “Solo così – ha affermato dalle pagine del Sole 24 Ore – si potrà riattivare un ciclo di investimenti ad ampio raggio, incluso ovviamente l’ICT”.

Avrebbe inoltre senso, a giudizio del presidente Telecom, “parlare di un nuovo Ministero delle Comunicazioni e dell’Agenda digitale o comunque di un Ministero dell’Industria con una forte delega”.

Sarebbe un grande passo avanti, ha aggiunto, “assegnare una responsabilità politica per i grandi fattori di competitività dell’economia italiana, l’economia digitale al pari di infrastrutture ed energia”.