Mediaset, si addensano le nuvole all’orizzonte: pesano asta frequenze e previsioni negative in attesa dei conti di domani

di Raffaella Natale |

Secondo le stime, il primo broadcaster privato d’Italia e Spagna dovrebbe registrare profitti per soli 38 milioni di euro.

Italia


Fedele Confalonieri

Grande attesa per domani, quando Mediaset presenterà i conti dei nove mesi che, secondo alcune stime, potrebbe chiudere con utili in forte ribasso. Previsioni però lasciano inalterato l’andamento in Borsa.

Secondo MF, analizzando il consensus di mercato emergerebbe che il primo broadcaster privato d’Italia e Spagna dovrebbe registrare profitti per soli 38 milioni di euro. Un risultato di poco superiore a quello stimato per la casa editrice di La Repubblica e L’Espresso (32,6 milioni). Addirittura, se si seguono le previsioni di Mediobanca Securities, l’utile si potrebbe abbassare a 20,4 dai 55,3 milioni delle stime precedenti.

Un risultato inferiore a quanto realizzato a fine settembre dall’Espresso (26,4 milioni) o da Ei Towers (20,9 milioni), la società che gestisce le torri di trasmissione controllata da Mediaset. 


 

Com’era prevedibile, le cose non sembrano mettersi bene per il gruppo di Cologno Monzese.

Nei giorni scorsi, Mediobanca ha ipotizzato perdite per 100 milioni di euro e rivisto al ribasso le stime di raccolta pubblicitaria e di utili 2012, tagliando il prezzo obiettivo sulle azioni Mediaset a 1,12 euro (con giudizio ‘underperform’) (Leggi Articolo Key4biz).

 

Nella nota ai clienti, Mediobanca prevede per il terzo trimestre un –24% di raccolta in Italia e un -21% in Spagna e aggiorna le stime di fine anno a -14% per l’Italia e a -10% per la Spagna. In base ai dati Nielsen, la raccolta di Mediaset in Italia nei primi otto mesi dell’anno è scesa del 13,5% sul corrispondente periodo 2011.

La forte contrazione dei ricavi, scrive Mediobanca, “dovrebbe tradursi in perdite per 97 milioni nel terzo trimestre. Per fine anno, gli analisti di Piazzetta Cuccia si aspettano un utile di gruppo intorno ai 20,4 milioni (23 milioni la stima di Equita) e la scelta di non distribuire dividendi. Sul fronte dei costi, ora gli esperti ipotizzano che 120 milioni di risparmi possano essere raggiunti dal business italiano nell’esercizio in corso, mentre ulteriori 116 milioni verranno nel 2013.

Oggi gli analisti di Mediobanca suggeriscono all’azienda televisiva un “atteggiamento molto più aggressivo sui costi”, quindi, anche tagli al personale, sebbene il gruppo abbia più volte ribadito di non voler seguire questa via.

Tra i consigli anche quello di una partnership per Mediaset Premium, magari un operatore straniero come Al-Jazeera, visto che ci sono già state manifestazioni di interesse (Leggi Articolo Key4biz). Se a questo si aggiungono i buoni risultati della società delle torri, Ei Towers, che gestisce i multiplex, la società potrebbe cambiare “la sua equity story, almeno nel lungo-medio periodo“.

 

Il gruppo ha chiuso il primo semestre con utile netto a 43,1 milioni poco più di un quarto degli utili registrati l’anno scorso. Più precisamente,  il 73,5% in meno del 2011, con i ricavi che sono scesi a 1,999 miliardi, dai 2,253 miliardi (Leggi Articolo Key4biz).

E le prospettive per fine anno non sono delle migliori, se lo stesso gruppo, licenziando i conti del primo semestre, aveva precisato che “poiché il quadro economico generale non prospetta verosimili segnali di ripresa nei prossimi mesi, l’andamento del mercato pubblicitario difficilmente potrà vedere nel secondo semestre una radicale inversione di tendenza, sia in Italia sia in Spagna, rispetto a quella registrata nel primo semestre. Sul fronte ricavi è quindi poco probabile ipotizzare una crescita rispetto al 2011″. A proposito degli utili, poi, il gruppo aveva confermato “la previsione già annunciata al termine del primo trimestre di chiudere l’esercizio 2012 con un utile netto consolidato inferiore a quello registrato nel 2011″. 

 

Nell’occasione, Mediaset aveva avuto anche fortemente criticato la stampa, sostenendo di ritenere inaccettabili toni e titolazioni di molte cronache finanziarie a commento dei conti del primo semestre 2012 che descrivevano l’azienda come ‘in gravissima difficoltà’.

 

A tutto questo vanno ad aggiungersi anche le nuove difficoltà legate all’asta delle frequenze televisive per il digitale terrestre. Secondo il parere inviato dall’Ue all’Agcom, pare che il broadcaster privato sia escluso dalla gara, avendo superato il cap dei 5 mux imposti da Bruxelles (Leggi Articolo Key4biz).

Mediaset, infatti, possiede 4 mux più uno per lo standard DVB-H di cui, secondo la legge italiana, potrebbe chiedere la conversione di destinazione d’uso.

Secondo indiscrezioni, pare proprio che la Ue abbia puntato il dito contro questa possibilità che, fino ad ora in base allo schema di regolamento dell’asta presentato da Agcom, avrebbe permesso al broadcaster di ottenere il quinto mux e dopo l’asta chiedere il ‘cambio di targa’, arrivando così a un totale di sei mux.

Da qui la mossa della Commissione Ue che, per scongiurare il rischio di superamento della soglia fissata dall’Antitrust Ue, ha imposto che venissero computati tutti i mux senza distinzione di standard mentre in base al regolamento Agcom venivano considerati solo quelli in DVB-T.

 

Cosa farà adesso Mediaset? Probabilmente non rinuncerà alla frequenza DVB-H, perché è pregiata, essendo priva d’interferenze, ma potrebbe non partecipare all’asta e convertirla per il digitale terrestre. Ipotesi, del resto, non esclusa dall’azienda che ha sempre detto che l’eventuale partecipazione alla gara dipenderà dai contenuti del disciplinare.

Diversa la situazione della Rai che ha sempre 4 mux ma uno in più per la trasmissione in DVB-T2 (Dtt su alta definizione). Quest’ultima frequenza è, però, ‘sporca’, soggetta a molte interferenze, quindi le potrebbe convenire piuttosto rinunciare a questa frequenza e aggiudicarsene una buona all’asta.

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