WCIT12. L’Europa si spacca sugli ITR. Su Dubai qualche bugia di troppo, mentre cresce la paura di contagio tra editori e broadcaster

di di Raffaele Barberio |

Il punto è che internet è un bene comune e i benefici della rete non possono essere a favore di una sola nazione per quanto importante essa sia.

Europa


Raffaele Barberio

Si infiamma il dibattito internazionale sugli ITR di cui è stata proposta la revisione in occasione dell’appuntamento ITU di dicembre a Dubai.

Oggi, è ufficiale, il CEPT che si è riunito nei giorni scorsi a Istanbul per definire la posizione europea in vista di Dubai ha registrato le formali riserve di 12 paesi (sui 20 presenti alla riunione).

Hanno espresso riserva formale Francia, Svizzera, Olanda, Svezia, Bulgaria, Polonia, Repubblica Ceca, Grecia, Turchia, Russia, Italia, Regno Unito.

Gli schieramenti sono chiari.

Come è noto ETNO, l’associazione dei principali operatori di telecomunicazioni europei, ha proposto di risolvere l’uso predatorio della rete da parte delle web company meglio note come Over The Top (Google, YouTube, Apple, Amazon, Netflix ecc.), tutte americane e tutte responsabili di una insostenibile occupazione di banda senza alcuna contropartita economica. ETNO propone una soluzione basata su accordi commerciali tra le parti, per assicurare un’offerta basata sul principio della Quality of Service, una soluzione che può interessare e convenire a tutte le parti in causa, comprese le web company e gli stessi consumatori, assicurando un uso della banda ottimizzato.

Dall’altra parte gli Over-The-Top fortemente sostenuti dal governo americano, con una campagna lobbistica centrata essenzialmente sulla necessità di non toccare internet perché in tal caso si farebbe il gioco dei paesi antidemocratici e si minerebbe il principio della libertà di rete e della libertà d’espressione.

E’ una campagna del tutto ideologizzata che maschera gli interessi geopolitici fortemente orientati al controllo dell’economia globale da parte del sistema economico americano.

Il punto è che internet è un bene comune e i benefici della rete non possono essere a favore di una sola nazione per quanto importante essa sia.

Questo spiega perché in vista dell’assise di Dubai del prossimo dicembre anche i paesi africani e i paesi arabi della regione del Golfo abbiano preso posizione a favore della proposta di ETNO, addirittura andando oltre alcuni punti formulati dalle stesse imprese europee.

Ad essi si potrebbero aggiungersi nei prossimi giorni altre regioni continentali.

Ma il dato forse più rilevante di questi giorni è la paura da parte di editori e broadcaster che la contaminazione degli Over-The-Top intacchi e faccia saltare i business model di giornali e televisioni, detentori dei contenuti digitali che girano in rete.

Due osservazioni in conclusione a coloro che cercano di demonizzare l’appuntamento di Dubai, compresi i nostri soloni locali.

I difensori degli Over-The-Top sostengono: “Toccare gli ITR vuol dire consentire ai paesi non democratici di mettere il bavaglio della rete“.

A costoro va ricordato che i tiranni iraniani non hanno bisogno degli ITR per mettere la museruola alla rete e che i governanti cinesi sono padroni di impedire l’accesso di Google dentro i confini cinesi anche senza ITR.

Al contrario va considerata l’encomiabile compattezza con cui l’amministrazione americana e l’industria americana difendono gli Over The Top, sapendo che il futuro dell’economia americana nel mondo non potrà contare più sull’uso degli eserciti, ma dovrà (per ragioni di convenienza economica) e potrà (per ragioni di opportunità tecnologica) affidarsi all’economia digitale.

Ci si potrebbe infine chiedere perché un Google o un’Apple siano solo americani o perché la Silicon Valley sia sulle coste pacifiche e non nel Mediterraneo.

La risposta è che esse sono figlie dirette della Ricerca e sviluppo militare degli anni della corsa alla Luna e dello scudo spaziale di Reagan. Non a caso la nostra Silicon Valley del Mediterraneo è Israele, un grande Paese impegnato da sempre nella ricerca e sviluppo militare.

Ma questo è un altro discorso…