I giornali francesi si dividono davanti alla minaccia di Google: getteranno la spugna come in Belgio?

di Raffaella Natale |

Lo scorso anno, in Belgio, Google, dopo la sentenza a suo sfavore della Corte d’appello, per protesta levò i link a giornali per tre giorni. Gli editori alla fine gettarono la spugna, ma in Brasile le cose sono andate diversamente.

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Il caso francese, che contrappone gli editori a Google riapre la discussione su un argomento molto delicato: è giusto o meno che i motori di ricerca indicizzino i contenuti dei giornali, guadagnando grosse cifre grazie alla pubblicità, senza pagare alcunché?

 

Gli editori francesi sono tutti d’accordo nel ritenere che l’uso dei propri contenuti a opera dei motori di ricerca sia abusivo, ma si dividono sulle mosse future di fronte alla minaccia di Google di levare i loro contenuti dai risultati di ricerca, se dovesse essere approvata la proposta di legge, nota come Lex Google, che tassa i motori di ricerca (Leggi Articolo Key4biz).

 

Il tutto mentre dal Brasile l’Associazione nazionale dei giornali (ANJ) fa sapere di non aver rimpianto la decisione presa nel 2011, con la quale ha chiesto ai suoi aderenti di abbandonare Google News.

Siamo giunti alla conclusione  – spiega il presidente Carlos Fernando Linderberg Neto, in un’intervista a Knight Center for Journalism in the Americasche la nostra presenza su Google non aumentasse la nostra audience digitale”.

Anzi, la maggior parte degli utenti che cerca contenuti adesso lo fa direttamente nei siti web dei giornali.

 

In Francia, venerdì, i rappresentanti della divisione francese di Google sono stati ricevuti dal Ministero dell’Economia digitale e il Ministro Fleur Pellerin ha parlato di necessario ‘compromesso finanziario’ (Leggi Articolo Key4biz).

La proposta di legge, che ha trovato il forte sostegno del Ministro della Cultura Aurélie Filippetti, introduce un compenso attraverso un diritto vicino che si accompagna ai diritti d’autore per l’uso indiretto di contenuti.

 

Un proposta di legge simile è già stata adottata dal governo tedesco e adesso attende l’OK del Parlamento (Leggi Articolo Key4biz).

Lo scorso anno, per tre giorni Big G ha fatto sparire la stampa belga dal suo motore di ricerca, per protesta contro la sentenza della Corte d’Appello di Bruxelles, secondo la quale Google News violerebbe il diritto d’autore (Leggi Articolo Key4biz).

Gli editori hanno, però, infine gettato la spugna e raggiunto un accordo col motore di ricerca (Leggi Articolo Key4biz) per tornare a essere indicizzati.

 

In Francia, Nathalie Collin, presidente dell’Associazione di stampa IPG e co-presidente del gruppo Nouvel Observateur, ha detto che ‘sarebbe inconcepibile’ immaginare che possano esserci motori di ricerca che non indicizzano la stampa francese.

 

“L’indicizzazione è una vera missione d’interesse generale che sembra sparire a vantaggio degli interessi pubblicitari“, ha aggiunto il presidente dell’IPG, che raggruppa gli editori all’origine del progetto di legge detto Lex Google.

“Tutti sono convinti che Google sia eccezionale perché è gratuito. Ma è gratuito perché assorbe massicciamente i dati d’informazione e i dati privati e questo gli permette di essere una delle più grosse regie pubblicitarie”.

Collin ha anche informato che il traffico reindirizzato da Google verso i media va dal 20 al 40%, a seconda delle testate.

 

Il Sindacato della Stampa indipendente per l’informazione online (Spiil) è d’accordo nel definire ‘inaccettabile’ l’atteggiamento di Google ma è contrario a una Google Tax.

“La stampa è già totalmente dipendente da Google a livello di audience, se a questo aggiungiamo una dipendenza economica, Google potrebbe decidere tutto”, ha precisato questo sindacato che ingloba i siti informazione online detti ‘pure player’, come Mediapart, Atlantico, Slate o Rue89.

“E’ necessario prima di tutto che lo Stato riesca a far pagare a Google le imposte sugli utili che guadagna in Francia, prima di poter far pagare una tassa sui contenuti“, ha commentato il Sindacato, facendo riferimento al sistema adottato dal gruppo americano per bypassare il fisco nazionale (Leggi Articolo Key4biz).

 

Lo Spiil spinge, quindi, verso una soluzione condivisa, con l’accordo di tutte le parti.

 

Per Régis Confavreux, esperto di media, questa divergenza sembra una contrapposizione tra vecchi e nuovi media. “C’è una constatazione comune e delle risposte differenti“.

“Siamo davanti a un paradosso. Si dice che c’è un’inappropriata condivisione del valore ma allo stesso tempo si riconosce che Google apporta una parte importante di audience. Il problema viene dal fatto che gli editori non riescono a valorizzare sufficientemente quest’audience”, ha detto Confavreux, convinto che sia proprio questo il cuore del problema.

 

Di diverso avviso, invece, l’ANJ brasiliana, che raggruppa 150 testate (oltre il 90% dei giornali brasiliani) che hanno deciso di uscire da Google News, perché la web company rifiutava di retribuirli per l’uso dei loro contenuti.

L’ANJ difende questa scelta, pur se i giornali riconoscono d’aver perso circa il 5% di traffico. “Il prezzo da pagare per proteggere il giornale e il suo marchio“, ha dichiarato Carlos Müller, segretario generale del Comitato delle strategie digitali dell’ANJ.

 

Il ritiro delle testate brasiliane da Google News, però, riguarda soprattutto i contenuti delle versione cartacee. La maggior parte dei siti dei grandi giornali continuano, infatti, a essere indicizzati su Google.

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