App mobili: fallito il tentativo degli operatori di realizzare una piattaforma comune. Chiusa la Wholesale Application Community

di Alessandra Talarico |

A nulla è servita la lezione del fallimento del loro approccio walled garden ai contenuti: quando si tratta di app, gli operatori preferiscono mantenere un mercato frammentato.

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Gli operatori rinunciano alle app fatte ‘in casa’: si è dissolta, dopo appena due anni di vita l’associazione Wholesale Application Community, creata da 24 operatori mobili mondiali due anni fa e subito battezzata ‘alleanza anti-Apple’.

Annunciata in gran fanfara al Mobile World Congress del 2010, l’associazione mirava a realizzare una piattaforma aperta, ossia un ecosistema per lo sviluppo e la distribuzione di applicazioni mobili e internet a prescindere dal tipo di dispositivo o di tecnologia utilizzati dagli utenti.

 

Tra i fondatori di WAC c’erano América Móvil, AT&T, Bharti Airtel, China Mobile, China Unicom, Deutsche Telekom, KT, Mobilkom Austria Group, MTN Group, NTT DoCoMo, Orange, Orascom Telecom, Softbank Mobile, Telecom Italia, Telefónica, Telenor Group, TeliaSonera, SingTel, SK Telecom, Sprint, Verizon Wireless, VimpelCom, Vodafone e Wind.

 

Ora, le tecnologie sviluppate fin qui verranno cedute ad Apigee, mentre le iniziative legate allo sviluppo delle app confluiranno nella GSM Association.

 

Sembrava una buona idea, quella di entrare nel mercato delle applicazioni mobili direttamente, sia per evitare un’eccessiva frammentazione del mercato che per cercare di contrastare lo strapotere delle web company nel settore, favorendo così tutti gli attori della catena, dagli sviluppatori delle applicazioni agli operatori stessi e agli utenti.

 

Gli operatori mobili promettevano qualcosa senza precedenti: la creazione di app che andassero bene per tutti, su qualsiasi dispositivo.

A un anno dal lancio dell’iniziativa, sempre al Mobile World Congress, sembrava che l’iniziativa avesse già dato i primi frutti, con 8 operatori ‘connessi’ alla piattaforma che conteneva già 12 mila tra widget e applicazioni, e il lancio della versione 2.0, di una piattaforma per i pagamenti, delle specifiche per migliorare la piattaforma iniziale, il supporto allo standard HTML5 e migliori capacità multimediali, nonché nuove funzionalità in grado di beneficiare delle caratteristiche uniche delle reti, come la fatturazione in-app.

 

Ma qualcosa, evidentemente non è andata per il verso giusto e la versione 3.0, annunciata per il settembre successivo, non vedrà la luce.

 

Secondo gli osservatori, il fallimento dell’iniziativa dimostra ancora una volta come gli operatori non solo non siano capaci a collaborare con gli sviluppatori, ma non siano neanche disponibili a collaborare tra loro.

Dopo la creazione di un set comune di API, infatti, il passo successivo doveva essere una rete di distribuzione comune per evitare agli sviluppatori di dover negoziare accordi con ogni operatore per l’accesso alla rete e la condivisione dei contenuti.

Come se a uno sviluppatore di applicazioni per iPhone fosse richiesto non di sottomettere il proprio prodotto ad Apple ma di ottenere l’approvazione di 200 operatori: la rivoluzione dell’App Store non sarebbe andata da nessuna parte.

 

Cosa resta dunque dell’iniziativa WAC? La GSMA potrà tentare di raccoglierne i cocci, ma l’esito è quanto mai incerto. Apigee è una società che ha aiutato molti operatori, soprattutto negli Usa a semplificare la selva delle loro API proprietarie, ma da qui a diventare in trait d’union tra operatori e sviluppatori ce ne passa.

La GSMA, al momento, ha accettato di fare da intermediario tra Apigee e gli operatori, molti dei quali però hanno già dirottato la loro attenzione sulla nuova versione del sistema operativo Firefox basato su HTML 5.

Vodafone, China Mobile e Softbank, che insieme contano più di un miliardo di clienti, hanno lavorato a una propria piattaforma per anni con un progetto battezzato Joint Innovation Lab per consentire agli sviluppatori di usare tecnologie open web per creare, valorizzare e distribuire le applicazioni ai clienti con cellulari abilitati.

 

Ma evidentemente, quando si tratta di app, gli operatori preferiscono mantenere un mercato frammentato.

A nulla è servita, insomma, la lezione del fallimento del loro approccio walled garden ai contenuti.