Le telco Ue, frenate da troppi debiti ed eccessiva regolamentazione, rischiano di diventare facili prede dei competitor stranieri?

di Alessandra Talarico |

Le telco europee sono particolarmente esposte poiché la combinazione forte indebitamento-concorrenza-regolamentazione ha prodotto un’erosione dei profitti, facendo schizzare il rapporto debito-Ebitda a livelli molto preoccupanti.

Europa


Carlos Slim Helu

Mentre molti ‘predatori’ si affacciano sul mercato europeo delle tlc, qual è la situazione degli operatori europei? Il loro livello di indebitamento potrà consentire loro di effettuare nuove acquisizioni per rafforzarsi?

Le mire del miliardario messicano Carlos Slim – l’uomo più ricco del mondo secondo Forbes – sulle telco europee stanno tenendo banco da diverse settimane: Slim, che nel 2007 cerco di acquistare una quota di Telecom Italia, è tornato alla carica e ha acquistato il 4,1% di Telekom Austria con la previsione di portare la sua quota al 25% unendola a quella dell’altro azionista Ronny Pecik.

Allo stesso modo, Slim ha appena portato la sua quota nell’olandese KPN dal 4,8% al 7,3%, ma ambisce ad arrivare al 28%. KPN ha sottolineato che l’offerta di 8 euro per azione è troppo bassa, ma difficilmente Slim – forte di un impero che nel primo trimestre 2012 ha fatturato 192 miliardi in crescita del 12% – demorderà dal suo progetto. Anzi, potrebbe rilanciare, come si vocifera, anche una stretta sulla spagnola Telefonica.

 

Nel frattempo, China Telecom, il principale operatore cinese, dopo essere sbarcato nel Regno Unito – dove ha stretto un accordo con Everything Everywhere (JV tra France Telecom e Deutsche Telekom e primo operatore britannico per numero di clienti) – non nasconde le proprie ‘mire espansionistiche’ in altri mercati europei, dalla Germania all’Italia, passando per Francia e Spagna.

 

Di fronte a tutto questo, come potranno reagire gli operatori europei, gravati dai debiti e frenati dalle forti pressioni regolamentari e competitive?

Le telco europee sono particolarmente esposte poiché la combinazione forte indebitamento-concorrenza-regolamentazione ha prodotto un’erosione dei profitti, facendo schizzare in alto il rapporto debito-Ebitda, uno dei parametri maggiormente considerati dalle agenzie di rating.

Questo indicatore, per essere considerato su un livello accettabile, dovrebbe essere inferiore a due. Quando invece supera i tre c’è da preoccuparsi per la sostenibilità del debito.

 

Alle fine del primo trimestre 2012, per Telecom Italia questo rapporto si attestava a 2,7, mentre alla fine del 2011 quello di Telefonica era 2,6, quello di KPN 2,46, quello di France Telecom era di circa 2,1, contro 1,7 di Vodafone.

 

Una situazione, quindi, particolarmente pesante che è stata evidenziata anche dal direttore finanziario di France Telecom, Gervais Pellissier al recente Media and Technology Summit di Reuters.

France Telecom è particolarmente sensibile a queste questioni perchè nel 2002 è andata vicina al fallimento dopo una serie di acquisizioni azzardate durante la bolla delle dot.com.

Il gruppo ha imparato la lezione e ha fissato a partire dal 2008 un obiettivo di rapporto debito-Ebitda pari a 2.

Telecom Italia ha annunciato l’intenzione di portare il rapporto debito-Ebita a meno di 2 dal 2014, mentre Telefonica conta di portarlo a 2,35 entro la fine dell’anno con l’obiettivo di ridurre il debito da 59 a 7 miliardi di euro

 

Per questo stato di cose, le agenzie di rating non sono ‘tenere’, con le telco europee. a febbraio, Fitch ha rivisto da “stabile” a “negativo” l’outlook sul rating di France Telecom – confermando invece il giudizio di lungo “A-”  – a causa risultati del 2011 e della debolezza della guidance fornita dal management. Tre mesi dopo anche S&P ha fatto lo stesso, motivando la sua decisione con l’accresciuta concorrenza sul mercato mobile.

France Telecom ha perso in Borsa dall’inizio dell’anno il 20% del suo valore e prevede per il 2012 un forte declino del cash flow operativo, a 8 miliardi di euro.

Non se la passano meglio gli altri ‘giganti’ delle tlc europee: la stessa S&P, ieri ha confermato su Telecom Italia il rating di lungo termine, BBB con outlook negativo, anche se ha migliorato il giudizio di breve passato da A3 a A2 per effetto dei nuovi criteri di misurazione che tengono conto della liquidità, definita ‘adeguata’.

 

Anche la spagnola Telefonica, alle prese con un debito di quasi 60 miliardi ha cominciato a mettere in vendita gli asset non strategici, a dimostrazione che tutti i maggiori gruppi telefonici sono molto più impegnati che in passato a difendere il loro rating, tenuto anche conto della crisi economiche e delle forti turbolenze sui mercati finanziari.

 

Ma, ha sottolineato Pellissier, anche se il rapporto debito-ebitda fosse portato a 2,3, gli operatori europei avrebbero una capacità dì indebitamento supplementare pri a 8 miliardi, contro i 250 miliardi dei concorrenti asiatici.

 

Le telco europee potrebbero quindi diventare prede? “Credo che Bharti sarebbe disposto ad acquisire un operatore europeo”, ha risposto Pellissier sottolineando comunque che l’interesse verso la regione è indice che il potenziale di crescita resta alto, trainato dalla crescita dei dati mobili.