Tlc. Per Neelie Kroes, ‘Un bene per la concorrenza avere operatori paneuropei capaci di competere globalmente’

di Alessandra Talarico |

A breve la Ue presenterà la proposta per incoraggiare gli investimenti nella fibra. Una proposta ‘che farà chiarezza’. Ma la Kroes avverte gli operatori: ‘Non è vero che mancano i soldi per investire’.

Europa


Neelie Kroes

La presenza di un numero minore di operatori tlc in Europa potrebbe essere positiva per gli investimenti e l’innovazione. Lo ha affermato il Commissario Ue per l’Agenda digitale, Neelie Kroes intervenendo al Reuters Technology and Media Summit, sottolineando che “avere pochi operatori pan-europei che siano forti nel mercato transfrontaliero non sarebbe necessariamente un male per la concorrenza”.

 

Le argomentazioni della Kroes sono le medesime evidenziate recentemente da uno studio Idate, secondo cui in Europa esistono 160 operatori contro i 4 degli Stati Uniti e questo è un handicap per le ambizioni del mercato unico.

“Negoziare con Apple e Google in queste condizioni è penalizzante – ha sottolineato il presidente di Idate, François Barraultperchè quello delle telecom resta un mestiere di economie di scala”, in cui la dimensione conta, eccome.

 

La Kroes ha anche aggiunto che proteggere i consumatori va ben oltre assicurare un dato numero di operatori per ogni paese – “Può avere senso… e potrebbe essere un bene per gli investimenti e l’innovazione” – e ha anticipato che a breve la Commissione presenterà l’attesa proposta su come gli Stati membri dovrebbero incoraggiare gli investimenti nelle reti in fibra ottica.

Una proposta, ha sottolineato la Kroes, che sarà abbastanza flessibile da tenere  conto delle necessità dei diversi Paesi e che non sarà una vera e propria raccomandazione ma “un insieme di linee guida su quello che aziende e investitori possono aspettarsi dalla fibra”.

“Non proporremo di abbassare o aumentare i prezzi del rame, né di effettuare lo switch-off di qualche tecnologia” ha spiegato Kroes, sottolineando che la proposta si limiterà a “offrire alle autorità nazionali di regolamentazione principi economicamente sani per aiutarle a fissare prezzi regolamentati per le reti in rame. Stiamo individuando le metodologie di costo più appropriate”.

 

“L’Europa deve tornare leader della società digitale, come lo era 10 anni fa con le tecnologie mobili di terza generazione”, ha affermato ancora il Commissario

 

Il roll out della fibra ottica, in effetti, procede a rilento, mentre i competitor tirano la volata: nella Ue, che pure ha fissato ambiziosi obiettivi di copertura (il 50% delle case dovrebbero essere raggiunte entro il 2020), il numero di utenti della fibra è ancora molto lontano dai 20 milioni del Giappone.

 

Le affermazioni della Kroes arrivano in effetti in un momento molto difficile, come sottolineato sempre anche da Idate, secondo cui “la situazione del settore europeo delle telecomunicazioni è mediocre e anche piuttosto allarmante”, soprattutto se messa a confronto con quella degli operatori americani.

Nel 2011, il fatturato degli operatori mobili europei è diminuito nel 2011 dello 0,5% contro una crescita del 4,5% registrata dai carrier americani.

 

Per questo, le telco europee sono alla ricerca di nuove vie per contenere i costi e tenere il passo con i progressi della tecnologia e della domanda dei consumatori, privilegiando la stipula di accordi di cooperazione e condivisione delle infrastrutture (Leggi articolo Key4biz).

Gli operatori denunciano però anche un eccesso di regolamentazione (leggi articolo), che starebbe frenando gli investimenti nelle infrastrutture ultrabroadband.

Ha provocato reazioni molto negative, quindi, anche la proposta di Bruxelles di abbassare il prezzo di accesso alle reti in rame – di proprietà degli ex monopolisti – per stimolare gli investimenti nella fibra. Una proposta osteggiata, tra gli altri, sia da BEREC (leggi articolo) che dal presidente di Telecom Italia, Franco Bernabè (Leggi articolo), ma sostenuta dagli operatori alternativi, secondo cui gli ex monopolisti guadagnano da infrastrutture ‘ereditate’ dagli Stati, non costruite coi propri mezzi.

 

La Kroes ha promesso un intervento che farà ‘chiarezza’, ma ha anche sottolineato di non credere che le telco non abbiano i soldi per investire: “il settore dispone di un cash flow sufficiente…mi pare piuttosto – ha concluso – che alcuni player siano stati abbastanza ‘viziati’ e preferirebbero continuare alla vecchia maniera, ma questo non imprimerà uno scatto all’economia”.