Infrastrutture tlc: la Ue contro la Cina. Huawei e ZTE favoriti dagli aiuti di Pechino?

di Alessandra Talarico |

Per la prima volta, la Commissione europea potrebbe aprire un’inchiesta formale senza che vi sia stata denuncia di un’azienda. Nel mirino le sovvenzioni di Pechino, che avrebbero consentito ai 2 vendor di praticare un forte ‘dumping’ nell’area euro.

Europa


Huawei wireless

La Commissione europea sarebbe sul punto di aprire un’inchiesta formale per appurare se i fornitori cinesi di infrastrutture per le telecomunicazioni abbiano ricevuto aiuti dal loro governo. Aiuti considerati illegali dal diritto internazionale sul commercio e che avrebbero consentito a gruppi come Huawei e ZTE di offrire i loro prodotti sotto costo (una pratica nota come ‘dumping’) a discapito dei vendor europei come Ericsson, Alcatel-Lucent e Nokia Siemens.

 

Secondo fonti citate dal Financial Times, la Commissione starebbe raccogliendo prove sulla questione da diversi mesi e potrebbe decidere di aprire un’inchiesta formale già i primi di giugno. Se così fosse e le aziende cinesi fossero ritenute colpevoli, la Ue potrebbe costringerle a rivedere le loro tariffe in modo punitivo.

 

La concorrenza cinese ha già causato non pochi danni all’industria hi-tech europea: dai fornitori di infrastrutture ai produttori di dispositivi, tutti i settori hanno dovuto fare i conti con l’aggressiva competizione sui prezzi, sostenuta a volte – come sostiene la Commissione – da finanziamenti diretti del governo di Pechino a supporto delle aziende locali.

Già nel 2010, la Commissione aveva aperto un’indagine di questo tipo contro Huawei nel settore dei modem wireless, dietro denuncia della società belga Option. La denuncia cadde dopo che Option e Huawei si accordarono per creare una joint venture.

Questa volta, però, non c’è stata alcuna denuncia: per la prima volta la Commissione ha agito di proprio impulso, non in risposta a una denuncia da parte di un’azienda  privata.

 

A spingere per una procedura “ex-officio”, riferisce sempre il Financial Times, è stato il Commissario Ue al Commercio, Karel De Gucht, secondo cui il governo di Pechino sarebbe solito minacciare di ritorsione le aziende europee per costringerle a non denunciare queste pratiche illegali. Il rischio sarebbe quello di vedersi chiudere le porte del commercio nell’immenso mercato cinese delle telecomunicazioni, dove la maggior parte dei vendor del Vecchio Continente stanno cercando di ritagliarsi uno spazio.

La Cina, tra l’altro, è il secondo partner commerciale della Ue dopo gli Stati Uniti con scambi commerciali che nel 2012 potrebbero toccare i 500 miliardi di euro. Ecco perché gli Stati membri – informati in un incontro a porte chiuse il 24 maggio – potrebbero fare pressione su De Gucht per lasciare cadere la faccenda.

 

Difficilmente, conclude il Financial Times, una decisione verrà comunque presa prima della visita in Europa del ministro del commercio cinese, Chen Deming, prevista per questa settimana.