Free. Vivendi accusa il Governo: ‘A rischio l’intero settore digitale francese’

di Alessandra Talarico |

La decisione dell’Arcep di ritenere soddisfacenti le condizioni di copertura del territorio di Free ha sollevato un polverone. Pesanti critiche anche dal segretario generale di Bouygues Telecom.

Francia


Jean-Bernard Lévy

Cresce, in Francia, il disappunto nei confronti del quarto operatore mobile Free, cui l’Authority nazionale per le tlc (Arcep) ha appena riconosciuto di aver soddisfatto tutte le condizioni dell’accordo di roaming con France Telecom, che prevedeva la copertura del 27% del territorio in cambio della possibilità di appoggiarsi alla rete dell’ex monopolista.

 

Jean-Bernard Lévy, il presidente della media company Vivendi – casa madre dell’operatore mobile francese SFR – ha fortemente criticato il ruolo avuto dallo Stato nell’arrivo sul mercato del quarto operatore e ha preannunciato la possibilità di rivolgersi alla giustizia, sottolineando la miopia del Governo nell’aver avallato un “approccio totalmente consumistico” che avrà gravi conseguenze sull’intero ecosistema digitale.

 

In un’intervista al quotidiano francese Les Echos, Levy ha avanzato dubbi circa la sostenibilità del modello economico di Free, basato su prezzi molto bassi (Leggi articolo Key4biz), e denunciato “i favori e le contorsioni che ci sono voluti perchè l’offerta di Free vedesse la luce”, nonché il ruolo svolto “dai poteri pubblici: ieri nell’attribuzione della licenza e oggi, davanti all’assenza della reale copertura, nella rinuncia a vedere il digitale…contribuire alla crescita della Francia”.

“Si noti – aggiunge Levy – che lo Stato è ovunque in questo affare: i poteri pubblici e il regolatore hanno fatto di tutto per favorire l’arrivo del quarto operatore e l’ex monopolista statale gli ha affittato la rete a condizioni poco chiare”.

“Nella nostra analisi – ha affermato ancora – c’è dunque ben inteso un aspetto giuridico. Soprattutto perchè è chiaro che si pongono questioni di particolare gravità per quel che riguarda il rispetto degli obblighi di copertura”.

 

Grazie a un accordo di roaming siglato con France Telecom a marzo 2011, Free ha potuto completare la sua infrastruttura con la migliore rete francese, quella dell’operatore storico, che è quindi ora additato dai rivali come ‘co-responsabile’ della catastrofe. Anche il presidente di SFR, Franck Esser ha affermato di essere stato colpito dalla strategia dell’operatore storico che, siglando un accordo di roaming, ha permesso a Free di lanciare delle offerte così economiche. “Abbiamo sempre detto che non avremmo mai firmato un simile accordo”, ha sottolineato Esser.

 

Sempre dalle pagine del quotidiano francese arriva anche la denuncia di Didier Casas, segretario generale di Bouygues Telecom, secondo cui la decisione dell’Arcep di ritenere soddisfacenti le condizioni di copertura del territorio “è estremamente importante” perchè costituirà “un punto di svolta nel funzionamento della nostra industria”.

Il regolatore, secondo Casas, ha deciso di “non trarre alcuna conseguenza regolamentare dalla decisione di Free Mobile di non investire in una vera rete, che renda un vero servizio ai suoi clienti”. Il 90% dei clienti Free, sostiene, si appoggiano sulla rete di Orange quando finora “il mestiere di operatore mobile si è basato su una regola implacabile: per coprire bisogna mobilitare una gran quantità di denaro”.

“Se tutto questo fosse confermato si potrebbe affermare che l’Arcep ha inventato una nuova nozione: quella della ‘copertura di rete vuota’. Si potrà quindi soddisfare gli obblighi di licenza senza spendere soldi per la rete”, ha concluso.

 

Tra gennaio e febbraio, cioè dall’arrivo di Free, SFR ha perso circa 200 mila abbonati e altrettanti ne ha persi France Telecom. Bouygues Telecom, invece, ha annunciato un calo del fatturato del 10% nel 2012 e un piano di risparmio da 300 milioni di euro.

Ma le conseguenze dell’arrivo di Free, secondo Casas vanno ben al di là di Buygues Telecom perchè dal momento che è stato avallato il fatto che è possibile soddisfare le richieste di copertura senza investire, “andrà ripensata tutta la politica di pianificazione del territorio”.