T-Mobile: il ‘Piano B’ di Deutsche Telekom passa dalla vendita delle torri

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Dopo il fallimento dell’acquisizione di T-Mobile da parte di AT&T, il colosso tedesco è alla ricerca di una nuova exit strategy che potrebbe implicare la vendita delle torri. Trovare un nuovo acquirente sembra infatti una missione impossibile.

Stati Uniti


René Obermann

Deutsche Telekom dettaglierà nelle prossime settimane la nuova exit strategy dal mercato americano, dopo il fallimento della vendita di T-Mobile Usa ad AT&T. La speranza è quella di trovare un nuovo acquirente e di rendere appetibile, nel frattempo, la società attraverso la condivisione delle reti e la vendita delle torri. Nessun dettaglio sul nuovo piano, probabilmente, uscirà fuori prima della presentazione dei risultati finanziari, prevista per il 23 febbraio.

 

In seguito al collasso dell’accordo con AT&T, Deutsche Telekom ha ricevuto una sostanziosa penale – pari a 4 miliardi di dollari – che però dovrà servire a rimettere T-Mobile in condizioni competitive. Tutt’altra cosa, inoltre, rispetto ai 39 miliardi di dollari che la società di Renè Obermann avrebbe incassato dalla vendita della filiale americana. Cifra che doveva servire a mettere a segno nuove acquisizioni sui mercati dell’est e del centro Europa. Adesso, invece, DT è ancora nelle sabbie mobili del mercato americano, mentre i rivali europei come Vodafone e France Telecom si stanno espandendo nei mercati emergenti.

 

Un nuovo acquirente, tuttavia, non è facile da trovare pertanto – ha spiegato il responsabile finanziario Tim Hoettges al Financial Times – uno dei primi passi della nuova strategia potrebbe essere la vendita e il conseguente riaffitto delle torri, probabilmente a società specializzate come Crown Castle o American Tower. Da questa operazione si potrebbe ricavare una cifra tra 1 e 2 miliardi di dollari, che uniti alla penale pagata da AT&T rappresenterebbe una parte sostanziosa dell’investimento da 9 miliardi di dollari previsto per la realizzazione di una rete LTE competitiva che ridarebbe fiato a T-Mobile.

Un investimento, quest’ultimo, quanto mai necessario, ma osteggiato dagli azionisti di DT, preoccupati dalla crisi nella zona euro. La società potrebbe dunque finire per trovare soluzioni alternative per il 4G, come un accordo wholesale per sfruttare la capacità di altri operatori oppure potrebbe unire le proprie risorse con player minori come MetroPCS e/o Leap.

 

Il mercato statunitense, secondo gli analisti, sarà caratterizzato quest’anno da un ulteriore consolidamento: secondo l’analista Tim Boddy di Goldman Sachs si potrebbe ad esempio assistere, finalmente, al merger tra Vodafone e Verizon, che insieme controllano il principale operatore mobile Usa, Verizon Wireless. Un simile accordo è stato più volte dato per prossimo dagli analisti, ma non si è mai concretizzato.

Stando così le cose, tuttavia, una fusione potrebbe essere troppo costosa. Una soluzione potrebbe quindi essere rappresentata dall’unione della divisione enterprise e wireless di Verizon, e dal conseguente spin off della divisione fissa.

“Le attività enterprise e mobili avrebbero una rapida crescita e si adatterebbero meglio alle strategie Vodafone, che potrebbe a quel punto trovare conveniente la fusione”, ha spiegato ancora l’analista.

 

Mentre AT&T era imbrigliata nell’affaire T-Mobile, inoltre, Verizon ha siglato un accordo con diversi operatori via cavo per l’acquisto dello spettro inutilizzato e la rivendita congiunta di servizi. L’accordo è ora al vaglio della FCC (Leggi articolo Key4biz), ma secondo Boddy l’operazione renderebbe più semplice lo spin off della divisione fissa e, quindi, il merger con Vodafone.