L’Europa in crisi di idee? Ben Verwaayen (Alcatel-Lucent): ‘C’è bisogno di un progetto per l’economia digitale’

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L’Europa sembra aver paura dei cambiamenti e intanto gli obiettivi fissati dalla Digital Agenda non si trasformano in realtà perchè perché non sono state fissate le priorità: ‘ognuno, nel proprio paese fa come vuole’, dice Verwaayen.

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Ben Verwaayen

Dopo un 2011 difficile, il Ceo di Alcatel-Lucent, Ben Verwaayen traccia, in un’intervista a Les Echos, la sua visione dell’avvenire del gruppo e del settore in un mondo sempre più globalizzato, in cui le decisioni politiche esulano dai singoli paesi e in cui prodotti e servizi possono essere scelti senza curarsi troppo della loro provenienza.

Verwaayen sottolinea innanzitutto la differenza tra ‘cittadino’ e ‘consumatore’. Il primo vuole “gelare il presente. È restio ai cambiamenti nell’industria, nelle fabbriche, nel mondo del lavoro. Il consumatore, invece, vuole la modernità, vuole l’ultimo iPhone. E l’industria deve adattarsi e far fronte a queste contraddizioni”. Per questo è essenziale, innanzitutto per i politici, pensare e prendere decisioni con la consapevolezza di dover affrontare questioni di natura globale.

Mentre però gli usi e le abitudini tecnologiche cambiano molto rapidamente – basti pensare che fino a 15 anni fa i cellulari neanche esistevano, mentre i social network nel giro di qualche anno hanno rivoluzionato le nostre abitudini di comunicazione – i cambiamenti industriali richiedono tempo, sempre che ci sia la volontà politica per affrontarli.

In Europa, ad esempio, sembra ci sia poca propensione ai cambiamenti. La crisi – che non è solo economica – ha sconvolto equilibri ormai consolidati e che si credevano sicuri da ogni scossone e la rivalsa dei BRICS (Brasile, Russia, India, Cina, Sud Africa) dimostra che non si tratta tanto di ripensare come redistribuire la ricchezza, quanto di ritrovare la volontà di vincere adattandosi agli equilibri attuali.

“E’ evidente – ha detto Verwaayen – che l’Europa deve adattarsi a questi cambiamenti per crescere”.


Adattarsi come stano facendo i più giovani che loro malgrado si trovano imbrigliati in strutture – come i partiti politici e i sindacati – creati all’inizio del secolo scorso ma che oggi sembra abbiano poco da dire, alla luce dell’attuale situazione socio economica mondiale.

Bisogna pertanto che tutti i giovani siano istruiti: “l’istruzione deve essere una priorità dell’Europa e questa passa attraverso l’utilizzo delle nuove tecnologie”, ma alla base c’è bisogno di più ambizione.

“Oggi – ha aggiunto – l’Europa è senza priorità e senza idee. C’è bisogno di un progetto”, soprattutto nell’ambito dell’economia digitale.

 

Quando a luglio l’industria ha presentato al Commissario Neelie Kroes una proposta in 11 punti per accelerare lo sviluppo della banda larga in Europa (Leggi articolo Key4biz) l’idea, ha detto ancora Verwaayen, era quella di trovare 200 miliardi di euro in 10 anni da investire nelle infrastrutture di nuova generazione.

“Sfortunatamente, la risposta della Commissione è stata quella di lanciare una consultazione pubblica sulle tariffe delle reti in rame. L’ultrabroadband è uno degli obiettivi della Digital Agenda ma questa non si traduce in realtà perché l’Europa non ha fissato delle priorità: ognuno, nel proprio paese fa come vuole”, ha spiegato ancora il Ceo.

Il risultato è che su 4 connessioni in fibra ottica installate nel mondo, 3 sono in Cina e con la differenza che in Europa ci sono 128 operatori telecom, mentre in Cina ce ne sono 3. Il tutto mentre in Brasile si sta per ricreare un ente pubblico per l’economia digitale.

“Abbiamo bisogno – ha detto ancora – di una regolamentazione che si preoccupi dei consumatori e non solo dei prezzi, e di un modello economico per gli investimenti nell’economia digitale”. Un po’ come avviene negli Usa, dove “il desiderio dei consumatori fa la legge” e dove, per soddisfare la domanda, gli operatori hanno già da tempo posto l’accento sul 4G mentre i legislatori hanno lasciato campo libero alle società che hanno deciso di investire nella fibra ottica.

“L’Europa – ha detto ancora – ha perso il primato nel settore mobile. Non è una cosa grave se si ha qualcosa di nuovo da proporre, ma sfortunatamente non è questo il caso…”.

 

Riguardo, invece, le difficoltà specifiche di Alcatel-Lucent, Verwaayen ha sottolineato che la società “non è in crisi, ma in ritardo”.

“Abbiamo migliorato la nostra gamma prodotti e il nostro risultato operativo, ma non siamo soddisfatti della posizione di cassa della società e neanche gli investitori lo sono. Il nostro obiettivo di quest’anno sarà generare liquidità dalle nostre operazioni. Abbiamo anche bisogno di accelerare la nostra capacità di adattamento alle tecnologie del futuro”, ha affermato.

 

Verwaayen non prevede che anche Alcatel-Lucent dovrà seguire la scia di Nokia Siemens Network, che ha ridotto la sua forza lavoro di un quarto.

“La questione non è di ridurre il numero dei dipendenti. Certo, dobbiamo costantemente adattarci, ma siamo in una situazione diversa perché abbiamo virato molto rapidamente verso le tecnologie di rete del futuro. Siamo ben posizionati su IP, tecnologie ottiche, 4G e applicazioni”.

 

Un 2012, insomma, migliore dell’anno appena trascorso, nel quale la società tenterà di capitalizzare sugli attuali punti di forza, primo fra tutti un rapporto coi clienti più che soddisfacente, e sarà trainata dalle buone performance negli Usa e in Cina, nonostante la debolezza dell’Europa.