Broadcaster vs OTT: va ora in onda la grande sfida. Le Tv francesi chiedono regole eque per non essere ‘divorati’

di Raffaella Natale |

Prima era il digitale terrestre, adesso la connected tv. I broadcaster francesi temono l’avanzata degli OTT, specie perché operano in un contesto di light regulation.

Francia


Web TV

Nel corso di quest’anno la paura di perdere audience con il passaggio al digitale terrestre aveva già scosso i grandi broadcaster francesi che, con l’avvicinarsi del 2012, avranno davanti una nuova e ancora più inquietante sfida: la Tv connessa. Stavolta la partita sarà però diversa, perché dovranno fare i conti con il giganti del web, i cosiddetti Over-the-Top, ben decisi a ritagliarsi uno spazio di riguardo in questo nascente mercato.

Lo scorso anno, la DTT registrava il 23% dell’audience e i canali storici il 65%. Nel 2009, non arrivava che al 15,2% e nel 2006 al 2,7%. Dati in forte crescita quindi, ma nel prossimo futuro?

Negli ultimi mesi i broadcaster non fanno che parlare di connected Tv. Restano ancora tanti i dubbi su quando e come si svilupperà, ma non di certo quelli sulla grossa fame di Google, Apple, Amazon o ancora Netflix per questo comparto. 

Per quanto potenti possano essere in Francia TF1, Canal+ o M6, sono pesi piuma rispetto a questi nuovi competitor, avidi giganti davanti alla gustosa ed enorme torta pubblicitaria della televisione.

 

La tv connessa, racchiude sullo schermo di casa tutti i canali Tv e il web, offrendo un’enorme possibilità di scelta al telespettatore tra programmi video, musica e giochi.

Ed è proprio l’utente a uscire vittorioso da questa nuova sfida, perché potrà finalmente avere una Tv costruita su misura delle sue esigenze, orari, bisogni.

 

La Tv tradizionale sarà, invece, il grande perdente se non dimostrerà la sua capacità ad adeguarsi ai tempi mutati e alla rivoluzione digitale in atto.

Maggiore concorrenza, frammentazione dell’audience, già evidenziata dalla DTT, e anche ridotta capacità di investire. Per non parlare del rischio di perdere i diritti per la diffusione dei grandi eventi sportivi a vantaggio del web.

 

“Tutti dicono che il digitale terrestre ha spaventato i broadcaster. Ma ciò che sta avvenendo su internet, è 100 volte di più di quello che è successo con la DTT“, ha commentato Rodolphe Belmer, Ceo di Canal+.

Aggiungendo che per resistere i grandi broadcaster dovranno puntare maggiormente su un’offerta più esclusiva e innovativa.

 

Ma le difficoltà più grosse potrebbero derivare anche da quelle leggi francesi in materia di audiovisivo – obbligo di finanziare la creazione, pluralismo (una società non può possedere più di sette canali terrestri), divieto di trasmettere film il mercoledì e il sabato sera – alle quali i player stranieri non saranno sottoposti.

Disposizioni sulle quali da gennaio il Consiglio superiore dell’audiovisivo (CSA) si concentrerà con l’ambizione di far pulizia di quelle ormai ‘contro produttive’.

 

Nonce Paolini, presidente di TF1, ha ricordato che “la capitalizzazione di borsa di Google, è 100 volte quella di TF1. Quella di Apple, 50 volte. Davanti a loro, il protezionismo non servirebbe a nulla, ma ci sono due cose sulle quali si dovrebbe intervenire: iTunes paga quattro volte meno di IVA a Lussemburgo e Google è tassata solo al 5% sulla pubblicità grazie a un complicato sistema di licenze”.

“E’ un contesto che ci mette in una situazione di debolezza cronica“, ha detto ancora Paolini, sottolineando che “tutto oppone internet e la tv“: “Un universo dove non c’è alcuna regola e un altro è invece eccessivamente regolamentato. E i due si sfideranno nel salotto di casa”.