Seminario Bordoni. L’Europa alla prova delle aste LTE: l’Italia ha rispettato i tempi, ora bisogna fare le reti

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La realizzazione delle reti mobili a banda larga, oltre al notevole investimento iniziale per le frequenze, presenta molteplici criticità. In che modo l'esperienza dei paesi vicini può essere utile e in quali aspetti il caso italiano è unico?

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Alessandro Luciano

In quasi tutta Europa si sono svolte le aste per l’assegnazione delle frequenze Long Term Evolution (LTE) necessarie per la realizzazione delle reti mobili a banda larga.di quarta generazione. In Italia è accaduto nello scorso mese di settembre. Un’asta che ha permesso l’assegnazione delle frequenze in banda 800, 1800 e 2600, conclusa dopo 22 giorni e 469 tornate. Alla fine del procedimento Telecom Italia, Wind, Vodafone e H3g si sono aggiudicate le frequenze per un esborso che ha sfiorato i 4 miliardi di euro.

 

La realizzazione delle reti mobili a banda larga, oltre al notevole investimento iniziale per le frequenze, presenta però molteplici criticità: dai terminali all’interferenza verso le reti televisive, ai requisiti sui limiti di emissione elettromagnetica, alla relazione con le reti fisse. In che modo l’esperienza dei paesi vicini può essere utile e in quali aspetti il caso italiano è unico?

Questi gli argomenti affrontati nel Seminario Bordoni intitolato “Larga banda mobile: le aste per l’assegnazione delle frequenze LTE in Europa e lo sviluppo delle reti“, tenutosi a Roma il 1° dicembre 2011 e organizzato dalla Fondazione Ugo Bordoni, a cui sono intervenuti esponenti delle istituzioni, esperti del mondo accademico, rappresentati degli operatori, rappresentanti OTT. La Fondazione ha anche gestito la gara per le frequenze LTE in qualità di advisor tecnico del Ministero dello Sviluppo Economico.

 

Particolare rilevanza, nello svolgimento degli interventi, ha assunto l’assegnazione dei lotti di frequenza nella banda a 800 MHz, in precedenza assegnati alla radiodiffusione televisiva, che ha permesso di realizzare il cosiddetto digital dividend esterno a seguito del passaggio alla tecnica digitale. Le modalità e l’esito delle procedure di assegnazione dello spettro, nei vari paesi europei, sono da tempo motivo di dibattito e fanno emergere ulteriori questioni relative alla gestione dello spettro radio. Fino a che punto il successo dell’assegnazione è legato al meccanismo d’asta? Quali lezioni si possono trarre per il futuro? A queste semplici domande hanno tentato di rispondere gli speaker che si sono alternati durante tutta la mattinata e nella sessione pomeridiana del Seminario, che ha visto come moderatori il presidente della Fondazione Ugo Bordoni, Alessandro Luciano, e il direttore delle ricerche, Mario Frullone. Proprio in apertura di sessione il presidente FUB ha portata alla sala gremita il messaggio di saluto dell’ex ministro dello Sviluppo Economico, Paolo Romani, che ha tenuto a sottolineare l’importanza della tecnologia LTE e l’assegnazione delle frequenze ad essa dedicata in chiave di “crescita economica,  innovazione e ammodernamento delle reti“, con “rilevanti ricadute occupazionali ed industriali su tutto il territorio che bene fanno sperare per il futuro del paese e dell’Europa intera“.

 

Un processo di rinnovamento generale che impatta un po’ tutti i campi, “da quello economico a quello culturale, da quello sociale a quello lavorativo“, ha precisato Luciano, che va ulteriormente ampliato ed intensificato attraverso “un dibattito serrato tra operatori di telecomunicazioni, player delle comunicazioni elettroniche, istituzioni e centri di ricerca“. L’Italia è uno dei Paesi più avanzati al mondo nel settore delle telecomunicazioni mobili: “Ci sono circa 20 milioni di smartphone in circolazione, secondo dati IPSOS – ha detto il presidente FUB – il 50% in più rispetto all’anno scorso, segno che da un punto di vista tecnologico, culturale, economico e sociale la rete mobile è ormai patrimonio nazionale e punta di eccellenza delle nostre aziende“. L’asta delle frequenze assume in tale contesto un particolare significato di ulteriore rafforzamento degli asset industriali del nostro paese, anche in chiave di ritrovata competitività nel mercato europeo e su quelli internazionali.

 

Ogni 10 punti percentuale di penetrazione della banda larga e ultra larga il prodotto interno lordo (PIL) di uno Stato cresce dell’1,2%. Lo dicono i più recenti studi di mercato e lo ha ribadito, in un convegno a Palermo nei giorni scorsi, anche il presidente dell’Autorità per le Garanzie nelle Telecomunicazioni, Corrado Calabrò. Più banda larga significa concretamente dare impulso all’economica di un paese. Ecco perché, ci tengono a sottolineare gli ospiti del Seminario, nonostante i buoni risultati dell’industria dei servizi di telecomunicazione in Italia e il buon esito dell’asta per le frequenze, non bisogna fermarsi ma continuare a lavorare. Un messaggio forte al nuovo esecutivo di Mario Monti. L’LTE sarà utile per rafforzare le nostre posizioni all’esterno e per rinnovare le infrastrutture ed agire in termini di copertura del territorio e di lotta al digital divide all’interno dei confini. Come ha specificato Nicola D’Angelo, commissario AGCOM: “Bisogna tenere alta l’attenzione sui processi successivi all’assegnazione delle frequenze, perché si deve ora procedere all’effettiva liberazione delle frequenze vendute e all’individuazione di una strategia di lungo termine efficace e competitiva, che preveda dei piani di investimento per lo sviluppo della broadband mobile in sinergia con il Piano Nazionale per la banda larga“. “Per far ciò – ha continuato D’Angelo – si dovrà procedere ad un’attenta trattativa con il ministero della Difesa per cercare di trovare un equo scambio di frequenze, cercando di far prevalere l’interesse civile su quello militare. Un lavoro lungo che vede l’Autorità in prima fila, assieme al ministero dello Sviluppo Economico e alla FUB per approfondire anche altre questioni di primaria importanza nel proseguo del processo di razionalizzazione ed ottimizzazione dello spettro delle frequenze, come ad esempio un quadro amministrativo e normativo più semplice e snello; la possibilità di far evolvere parallelamente rete fissa e mobile in chiave di una maggiore convergenza tecnologica e ribadire il principio di neutralità anche per le reti mobili“.

 

In che modo l’asta si è tecnicamente svolta e come si è proceduto all’assegnazione delle frequenze è stato invece spiegato da Francesco Troisi, Direttore Generale Pianificazione e Gestione delle Frequenze del Ministero dello Sviluppo Economico-Dipartimento Comunicazioni. Troisi ha anche fatto parte della Commissione nominata dal Ministero dello Sviluppo economico e prevista dal Bando di gara per l’assegnazione dei diritti d’uso delle sei frequenze televisive. Una gara che nella sua prima fase di assegnazione delle frequenze per la banda 800, 1800, 2000 e 2600 sembra essersi conclusa nel migliore dei modi e nei tempi previsti dal Piano nazionale di ripartizione frequenze, a cui si sono aggiunti il processo di armonizzazione delle condizioni tecniche d’uso della banda di frequenze 790-862 Mhz,per sistemi terrestri in grado di fornire servizi di comunicazione elettroniche nell’Unione europea, e di riorganizzazione dell’uso di alcune quote di spettro, tra cui quella che riguarda la banda 790-862 o più conosciuta come banda 800Mhz.

 

La parte difficile, ha evidenziato Troisi, viene proprio ora che si deve rendere esecutiva la liberazione delle frequenze assegnate agli operatori che ne sono legittimi proprietari. La cosiddetta fase di post-gara deve entrare così nel vivo, ma si deve: rendere più proficuo il coordinamento tra i ministeri dello Sviluppo Economico e della Difesa e risolvere il problema dell’incompatibilità tra sistemi radio mobili e sistemi di radiodiffusione. “Due temi su cui confrontarsi con serietà e rapidamente – ha spiegato Troisi – a cui seguirà un ulteriore momento di verifica delle frequenze rimaste disponibili in alcune regioni come la Toscana, l’Umbria, le Marche, la Liguria e la Provincia di Viterbo, con i canali 61-69 in banda 800 Mhz finalmente liberi“.

 

Su quest’ultimo punto Donatella Proto, DG Servizi di Comunicazione Elettronica e Radiodiffusione del Ministero dello Sviluppo Economico (MiSE), ha voluto ricordare a tutti che: “Tali canali sono liberi, ma potranno essere assegnati solo dopo che gli aggiudicanti, ovvero gli operatori in questione, avranno assolto ai loro obblighi amministrativi e contabili“. Per il resto anche la Proto ha voluto sottolineare, per una volta: “L’eccellente lavoro di ottimizzazione dello spettro, avvenuto in un solo anno e con ritmi molto serrati, in cui i termini previsti dalla Legge di Stabilità sono stati tutti rispettati, con il MiSE che ha svolto il ruolo di organizzatore e coordinatore logistico dell’asta, per l’accoglienza dei partecipanti e il migliore svolgimento degli incontri scanditi da 469 tornate“.

 

Sempre da un punto di vista tecnico, si è spiegato al pubblico in che modo si è proceduto per l’assegnazione delle licenze d’uso dello spettro, con una dettagliata carrellata di strumenti e sistemi di decisione sia a livello nazionale, sia a livello internazionale, presentati durante lo svolgimento del ‘Primo panel’ del Seminario, composto da esperti e professori accademici. Mauro Martino,  Responsabile del Settore Assegnazione Frequenze dell’AGCOM, ha introdotto i diversi modelli di gestione dello spettro a livello europeo e li ha confrontati con quello scelto dall’Italia, evidenziando una preferenza generale per le aste, rispetto al beauty contest. L’asta è infatti ritenuta, a livello internazionale, più efficiente a livello normativo, trasparente nei processi, oggettiva nei risultati e semplice nell’utilizzo, consentendo alla fine di individuare i soggetti più idonei a cui assegnare le porzioni di spettro. Italia, Spagna e Svezia sono stati i primi Paesi in Europa ad aver terminato la fase di assegnazione delle frequenze per l’LTE, ha confermato Vincenzo Zeno-Zencovich, professore all’Università Roma Tre. In tal modo lo Stato ha fatto cassa e si può ora procedere alla liberazione effettiva delle frequenze. Sul fatto che l’asta sia poi il sistema migliore per realizzare tale processo Zencovich avanza qualche dubbio, facendo discendere tale preferenza da teorie economiche neoclassiche: “perché in termini assoluti e razionali non è dimostrabile la superiorità dell’asta rispetto ad altri modelli. È sicuramente l’oggetto dell’offerta e i requisiti dei partecipanti a determinare il tipo di procedimento migliore di assegnazione da adottare. Sicuramente le aste sono il sistema più efficace per riempire le casse dello Stato“.

 

Come ha spiegato successivamente Francesco Cardarelli, docente all’Università di Roma “Foro Italico”, ragionando sulla natura dello spettro radio, con tale termine “si indica la sezione dello spettro elettromagnetico delle onde radio e microonde deputata alle radiocomunicazioni. Essa identifica dunque l’insieme delle risorse spettrali del cosiddetto mezzo radio che è un mezzo trasmissivo condiviso tra più servizi, operatori e utenti e che dunque deve essere adeguatamente ripartito tra l’insieme di questi soggetti. La sua natura può essere pubblica, intesa come finalizzata a soddisfare  e massimizzare il pubblico interesse“. Dopo l’analisti dei meccanismi e della natura dell’asta nel nostro paese, si è quindi passati al confronto con i casi della Spagna e della Germania. Antonio Fernández-Paniagua Díaz-Flores, Secretaría De Estado De Telecomunicaciones Y Para La Sociedad De La Información, ha mostrato in che modo i quattro principali operatori nazionali (Orange, Telefonica, Vodafone e Yoigo-Telia-Sonera) si sono aggiudicati le frequenze dello spettro radio, sempre tramite asta, pagando allo Stato circa 2 miliardi di euro e nel rispetto di determinati vincoli. Tra servizi televisivi, audiovisivi e di rete mobile, tali operatori hanno registrato ricavi per oltre 22 miliardi di euro nel 2010 e questo grazie al completamento del passaggio dall’analogico al digitale. Ora, le risorse dello spettro relative alla banda 800 Mhz dovranno essere liberalizzate entro il 1° gennaio 2015 e rese disponibili per le comunicazioni elettroniche e i servizi di rete mobile. “Tra gli obiettivi principali – ha chiarito Paniagua Díaz-Flores – c’è da aumentare i livelli di competitività delle nostre aziende, completare il processori copertura 3G-4G del territorio spagnolo, realizzare l’Agenda Digitale, garantire il servizio universale di accesso alla rete a 1Mbps, investire nelle aree rurali più che in quelle urbane a partire da reti UMTS prima del 2013, garantire entro il 2020 una copertura in banda larga a 30 Mbps del 90% della popolazione“.

 

Per la Germania, infine, è intervenuto Klaus-Udo Marwinski della Bundesnetzagentur, l’Agenzia Federale nazionale per l’energia elettrica, il gas, le telecomunicazioni, le poste e le ferrovie, che ha subito spiegato in che modo l’esperienza tedesca sia diversa da quella spagnola e italiana. “La strategia decisa dal nostro paese si basa su alcuni pilastri molto semplici – ha spiegato Marwinsky – ovvero cercare di ottimizzare le risorse dello spettro, individuare sinergie tra infrastrutture preesistente e garantire una distribuzione più ampia possibile del dividendo digitale. Per fare questo abbiamo cercato di rendere il processo più semplice e quindi più veloce, con particolare attenzione al problema delle interferenze, al broadband access, già disponibile dalla fine del 2010, al digital divide. Entro il 2014 il 75% delle famiglie sarà provvisto di una rete a 50 Mbps e il 100% del territorio sarà sotto copertura broadband, come previsto dalla Digital Agenda dell’UE“. “La banda 1800, 2000 e 2600 sarà utilizzata per coprire almeno il 25% della popolazione entro il 2014 e almeno il 50% entro il 2016 – ha precisato il rappresentante tedesco – mentre la banda a 800 Mhz sarà destinata alla rete mobile e alla mobile internet, soprattutto in chiave digital divide e per la copertura delle aree rurali, senza problemi di interferenza con i servizi di broadcasting“. Il Governo tedesco ha incassato dall’asta oltre 4,4 miliardi di euro, mentre gli investimenti in infrastrutture LTE in Germania sono già iniziate in 6 regioni federali, con il lancio a breve di primi servizi commerciali 4G e l’attivazione di oltre 6000 base station.

 

Nella consueta Tavola rotonda pomeridiana dei Seminari Bordoni si sono ritrovati gli operatori mobili Telecom Italia, Vodafone, H3g e alcuni fornitori di servizi e tecnologie come Linkem ed Ericsson, per un confronto sulla recente asta per le frequenze LTE e i possibili sviluppi delle telecomunicazioni mobili in termini di servizi e infrastrutture. Moderata da Mario Frullone, la Tavola ha affrontato il tema “Verso le reti mobili a larga banda“, con focus sulla tecnologia mobile Long Term Evolution, che in questi mesi sta conoscendo un’implementazione rapida in Italia, in Europa e in molte altre parti del mondo. In tempi di difficoltà economiche rilevanti c’è bisogno di immettere sul mercato strumenti innovativi ed in grado di aiutare le attività produttive a sostenere crescita e innovazione. Intervenendo alla Tavola rotonda, Antongiulio Lombardi di H3g ha mostrato le novità tecnologiche apportate dall’LTE e le opportunità per l’azienda di realizzare economie di scala e per i consumatori di vedersi diminuire i prezzi dei servizi: “Il passaggio all’architettura di rete ‘all-IP’, cioè all’utilizzo del protocollo internet e quindi della commutazione di pacchetto per tutte le tipologie di comunicazione, comporterà l’abbandono del sistema della terminazione e l’introduzione del regime ‘bill and keep’ che estenderà a tutte le chiamate i prezzi più convenenti oggi previsti solo per le chiamate on-net“. La tecnologia LTE, infine, consente larghezze di banda anche superiori ai 100 Mbps, che a loro volta assicurano all’azienda capacità superiori di offrire servizi ad alto valore tecnologico aggiunto ed al consumatore servizi accessibili a prezzi competitivi.

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