Dividendo digitale: Legge di stabilità e manovra finanziaria penalizzano solo le Tv locali. A rischio migliaia di posti di lavoro

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Aeranti-Corallo chiede la cancellazione delle norme per evitare che il sistema duopolistico della tv analogica venga perpetuato nei nuovi scenari digitali.

Italia


Paolo Romani

Le Tv locali tornano a parlare della Legge di stabilità 2011 per sottolineare che recentemente sono state sottratte 9 frequenze (delle 56 esistenti e quindi circa 1/6) alla diffusione televisiva, destinando le stesse ai servizi in banda larga mobile.

“Tale riduzione di spazi frequenziali – sottolinea Aeranti-Corallo – è stata, tuttavia, posta, inaccettabilmente, a carico del solo settore televisivo locale con la previsione di indennizzi irrisori per le relative dismissioni”.

Aggiungendo che occorre considerare che quando le frequenze vengono assegnate, alle tv locali spetta 1/3 delle risorse disponibili. Non è quindi accettabile che quando gli spazi vengono ridotti, il ridimensionamento venga posto a carico delle sole tv locali.

Inoltre, mentre alle tv locali vengono tolte 9 frequenze, allo stesso tempo, attraverso un beauty contest, cioè una gara senza oneri, stanno per essere assegnate ulteriori sei frequenze alle trasmissioni televisive nazionali.

“Alcune di tali frequenze – spiega ancora Aeranti-Corallo – potrebbero essere assegnate a tv nazionali già titolari di altri multiplex di diffusione. In questo modo il sistema duopolistico della tv analogica terrestre verrà sostanzialmente perpetuato nei nuovi scenari digitali”.

 

La manovra finanziaria approvata nei giorni scorsi dal Parlamento e già divenuta legge, contrariamente alle aspettative del settore, non ha dato soluzioni alla problematica, introducendo peraltro una limitazione dei poteri della magistratura amministrativa per giudicare le eventuali controversie in materia e prevede la disattivazione coattiva degli impianti operanti sui canali 61 – 69 che non verranno dismessi dalle tv locali entro il 31 dicembre 2012.

 

Aeranti-Corallo ritiene che debbano essere completamente cancellate le inaccettabili norme che sottraggono frequenze all’emittenza locale relegando la stessa a un ruolo assolutamente marginale del sistema televisivo.

Occorre inoltre che il Governo comprenda l’importante ruolo che hanno le emittenti locali nell’informazione sul territorio, nonché come volano dei consumi. Senza la pubblicità delle emittenti locali le piccole e medie imprese, infatti, non riescono a far conoscere i propri prodotti e servizi con ogni evidente conseguenza sul fronte dei consumi.

Nell’ottica di una manovra finanziaria di emergenza, il Governo avrebbe dovuto abbandonare la logica duopolistica del mercato televisivo terrestre sostenendo le tv locali per supportare l’intero sistema delle piccole e medie imprese che rappresentano l’asse portante dell’economia italiana.

“Tuttavia, così non è stato, e la manovra è stata approvata senza tener conto di tutto ciò. Si sarebbe dovuto garantire il pluralismo informativo sul territorio e l’occupazione lavorativa nel comparto, ritornando alle modalità originarie della transizione al digitale e garantendo quindi a tutte le tv locali di passare al digitale a parità di condizioni”.

 

Nelle attuali condizioni, è molto probabile che la transizione al digitale, a causa delle nuove procedure, subisca rilevanti ritardi con gravi disagi per le imprese e per il pubblico degli utenti.

 

Intanto mercoledì 27 luglio gli operatori telefonici interessati a partecipare alla gara per l’assegnazione delle frequenze del dividendo digitale esterno dovranno presentare richiesta al ministero per lo Sviluppo Economico. Se ammessi, avranno 30 giorni per depositare le offerte economiche

La fase d’asta vera e propria, ossia quella con i rilanci competitivi, scrive Milano Finanza, è in calendario tra il 31 agosto e il 1° settembre. La presenza dei quattro big (Tim, Vodafone, Wind e 3) è data per pressoché certa e tutti gli occhi in questa fase sono puntati su Poste Mobile. La partecipazione alla gara della società controllata dal Tesoro potrebbe far lievitare il prezzo di aggiudicazione dei 23 lotti di frequenze ben oltre i 2,4 miliardi preventivati dal governo e, probabilmente, vicino ai 3,1 miliardi indicati quale obiettivo possibile dell’asta dal ministro dello Sviluppo Paolo Romani. Il motivo è semplice: i blocchi più pregiati, quelli da 800 megahertz, sono in tutto cinque