Pacchetto telecom: procedura d’infrazione contro l’Italia e altri 19 Stati membri

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Il nostro Paese non si è allineato ai dettami comunitari in fatto di cambio operatore, di chiarezza sulle offerte e i servizi acquistati e di protezione dei dati.

Unione Europea


Neelie Kroes

L’Italia è in ritardo sull’applicazione del pacchetto telecom e la Ue non fa sconti: aperta una procedura d’infrazione nei confronti del nostro Paese, che ancora non si è allineato ai dettami comunitari in fatto di cambio operatore, di chiarezza sulle offerte e i servizi acquistati e di protezione dei dati.

L’Italia non è sola: insieme a noi altri 19 Paesi membri (tra cui Austria, Belgio, Bulgaria, Francia, Germania, Grecia, Lussemburgo e Olanda), cui Bruxelles ha inviato una ‘lettera di messa in mora’, il primo stadio della procedura d’infrazione che può portare fino al deferimento alla Corte di giustizia.

Questi Paesi, spiega la Commissione in una nota, “non hanno ancora notificato le misure per attuare integralmente le nuove regole Ue nel diritto nazionale”, come invece hanno fatto solo sette Stati membri (Danimarca, Estonia, Finlandia, Irlanda, Malta, Svezia e Regno Unito).

 

Dopo i due mesi di tempo che l’esecutivo concede ai governi per rispondere, si passerà all’invio di un ‘parere motivato‘, che obbliga gli inadempienti ad applicare formalmente  la legislazione in questione.

 

Il termine per recepire le nuove regole introdotte dal pacchetto telecom, approvato a novembre 2009, è scaduto il 25 maggio. La riforma è stata fortemente voluta dalla Commissione per garantire maggiori diritti ai consumatori europei.

Grazie alle nuove norme, infatti, cittadini e imprese possono passare da un operatore fisso o mobile a un altro senza dover cambiare il proprio numero di telefono, entro un giorno lavorativo; hanno diritto a informazioni più chiare in merito ai livelli minimi di qualità del servizio. In particolare, gli utenti di Internet devono ricevere informazioni in merito alle tecniche di gestione del traffico e al loro impatto sulla qualità del servizio, così come eventuali altre limitazioni (limiti di larghezza di banda, velocità di connessione disponibili, blocco o strozzatura dell’accesso a taluni servizi come i servizi VoIP); i contratti dovranno inoltre contenere informazioni dettagliate relative ai rimborsi e alle compensazioni offerte qualora tali livelli minimi non siano raggiunti.
I consumatori europei sono anche più protetti contro la violazione di dati personali e lo spam (e-mail indesiderate) e devono essere obbligatoriamente avvisati in caso di violazione dei dati personali; maggiori informazioni e richiesta di autorizzazione, infine, per la registrazione o l’utilizzo dei dati nei dispositivi degli utenti (ad esempio cookies non inerenti al servizio utilizzato in un dato momento).

 

L’attuazione rapida e coerente di queste regole, sottolinea la Commissione, è una priorità dell’Agenda digitale europea.
Per il Commissario Ue alla Digital Agenda, Neelie Kroes, “I cittadini e le imprese dovrebbero approfittare al massimo delle opportunità offerte dalle nuove norme per avere servizi più competitivi nel settore delle telecomunicazioni. Farò del mio meglio per aiutarli in questo senso. Se questi diritti non saranno attuati nella pratica, adotterò i provvedimenti necessari, nei confronti degli Stati membri e degli operatori, per porvi rimedio”.