Italia

Continuano le polemiche circa l’approvazione all’unanimità, da parte della Commissione Cultura del Senato, e dopo il varo della Camera dei Deputati, della decisione di dimezzare il contributo previsto per l’acquisto dei libri di testo, da 630 milioni di euro a 250 milioni.
Un taglio considerevole che ha registrato sin da subito forti polemiche e malumori. Tra questi, quello della Federazione Italiana Editori presieduta da Marco Paolillo che ha parlato di grave danno al settore. “Il mondo dell’editoria libraria non si riconosce nel nuovo testo licenziato dal Senato” ha scritto in una nota stampa il presidente AIE, affermando che le modifiche sono il “netto contrasto con lo spirito del ddl Levi”.
 Ovvero, sulla proposta che disciplina il sostegno al settore, e sulla cui  approvazione in tempi brevi, nei giorni scorsi si era appellato ai componenti  della VII Commissione Cultura del Senato, anche il presidente dell’Associazione  Librai Italiani (ALI) Paolo Pisanti, ritenendola “la migliore  sintesi per arrivare a una normativa efficace di sostegno al settore, nonchè per  adeguare il mercato italiano a quello europeo; favorire le scelte dei  consumatori e promuovere la diffusione della lettura e della cultura”. “Il ddl  in questione – aveva detto altresì Pisanti – ponendo un argine  all’attuale mercato, selvaggio e privo di regole, è in grado di frenare la  deriva del sistema attuale, salvando centinaia di librerie indipendenti”.
  
 Tutto questo però non è successo e a scendere in campo rappresentando le istanze  dei diretti interessati, è proprio, è Marco Paolillo che nella sua lettera ai  giornalisti ha aggiunto: “Si tratta di modifiche dannose per le librerie e  gli editori, soprattutto i più piccoli, e dimostrano la totale non conoscenza  del mercato da parte di chi ha caldeggiato e fatto approvare gli emendamenti.  L’unica aggiunta condivisibile e in tal senso l’AIE aveva confermato il suo  accordo – ha proseguito Polillo- è l’indicazione del limite del 33% agli  sconti sulle promozioni. Tutto il resto, compresa la decisione di affidare al  Ministero per i Beni e le Attività culturali la determinazione dei periodi di  promozione, invece di migliorare la situazione attuale, la peggiora decisamente  sottraendo addirittura agli editori la decisione su quando promuovere i propri  libri. Sono modifiche che danneggiano tutti, editori e librai: per cercare di  limitare le promozioni si introducono di fatto i saldi nel mondo dei libri. E il  risultato immediato è che nel prossimo mese di dicembre ognuno potrà fare quello  che vuole”. 
 “L’esclusione dell’editoria scolastica dalla legge completa l’elenco di  indicazioni senza senso per il nostro settore – conclude il presidente degli  editori – siamo sconcertati e faremo di tutto perché il disegno di legge  torni al testo originario con la sola variante del tetto agli sconti nelle  promozioni”.



 
  
  
  
  
  
  
  
  
 