IT: mercato italiano in calo del 7,6%, mentre Cina e India Nord America riprendono la corsa

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Il mercato italiano dell’Information Technology nel 2010 riflette la crisi generalizzata dell’economica e subisce un calo del 7,6% con un volume complessivo che si attesta a 19.271 milioni di euro, segnando un nuovo ribasso dopo il già preoccupante 4,5% dello scorso anno.
Il dato è peggiorato rispetto alla media europea (6,3%) mentre l’IT delle altre economie internazionali ha già ripreso a crescere: Nord America al 2,5%, Giappone 0,6%, Cina 11,5% e India 13,5%.

I segnali di ripresa si sono registrati soprattutto dal secondo semestre, ma si aspetta anche un lungo periodo di transizione durante il quale il mercato sperimenta una ‘normalità’ fatta di ridimensionamento degli investimenti, contrazione delle risorse, ottimizzazione dei processi; e la galassia delle imprese IT si sta consolidando, a beneficio di una razionalizzazione dell’Offerta.

E’ questa la prima fotografia dell’Assintel Report 2010, la ricerca annuale sul mercato del software e servizi IT in Italia effettuata da Nextvalue per conto di Assintel, l’associazione nazionale delle imprese ICT di Confcommercio-Imprese per l’Italia.

“Per irrobustire la crescita e rilanciare i consumi – secondo Carlo Sangalli, presidente di Confcommercio Imprese per l’Italia – diventa centrale l’innovazione, uno degli strumenti fondamentali per l’inversione di rotta. L’innovazione deve però essere indirizzata anche e soprattutto al mondo dei Servizi, perché oggi già contribuiscono per il 58% alla creazione della ricchezza nazionale e per il 53% all’occupazione”.

Secondo Giorgio Rapari, presidente di Assintel: “I numeri della crisi dell’IT italiano ci dicono che il nostro sistema sta arrivando ad un punto rottura: occorre cambiare registro, puntando su una vera e complessiva Innovazione di tutta la struttura socio-economica. Per fare questo serve un nuovo modello di coesione, a partire dalla rappresentanza imprenditoriale per arrivare ad un nuovo patto sociale per la crescita. E la politica deve fare la sua parte”.