Editoria: oltre 90 testate giornalistiche a rischio chiusura entro fine anno. La denuncia della categoria al Governo

di Antonietta Bruno |

Motivo della crisi non solo bilanci in rosso ma anche scelte inique e sconsiderate.

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Il settore non può più attendere. Troppi gli eventi negativi, troppe le chiusure e troppi anche i silenzi e le promesse puntualmente mancate. Questo è in sintesi quanto sollevato oggi nel corso della conferenza stampa tenutasi presso la sala Nassiriya del Senato e voluta dalla Fnsi, assieme a Mediacoop, Articolo 21, Comitato per la libertà e il diritto all’informazione, organizzazioni sindacali e diversi parlamentari, per “illustrare la pesante situazione che si è venuta a creare nel settore editoriale, e sollecitare il Governo a definire un intervento straordinario in attesa della promessa riforma del settore’.

 

Un modo per tenere alta l’attenzione e “impedire che cali il silenzio su uno scempio che si sta compiendo da mesi” ha sottolineato il segretario generale della Fnsi Franco Siddi, denunciando, tra l’altro, i problemi che da tempo impediscono l’erogazione dei finanziamenti pubblici all’editoria e i tagli effettuati rispetto alle agevolazioni sulle tariffe postali; le centinaia di testate a rischio chiusura da qui fino a fine anno e la conseguente perdita di oltre 4 mila posti di lavoro. “Tutto questo è inaccettabile perché viene cancellato il principio dell’informazione di essere sia un bene pubblico– ha tuonato ancora Siddi – i tagli all’editoria, quelli ai giornali di idee, ai giornali che non vivono solo di mercato e che non appartengono ai grandi gruppi, mortificano le professionalità e strangolano il settore”.

 

Una crisi drammatica, insomma, che rappresenta un vero e proprio “allarme rosso” soprattutto per quel che riguarda l’impoverimento del pluralismo considerato che le decine di testate giornalistiche a rischio chiusura citate da Siddi, in realtà sono oltre 90 e di queste, la maggior parte appartengono a cooperative e movimenti politici.

 

Serve dunque, una forte presa di posizione ma, soprattutto, serve che il Governo faccia la sua parte onorando gli impegni presi neri mesi scorsi e “senza nascondersi più dietro la coperta delle difficoltà di bilancio”. “Nella logica dei contributi all’editoria ci sono zone d’ombra – ha proseguito il segretario della Fnsi – ma se si vuole si può fare pulizia attraverso un migliore controllo e una più equa redistribuzione delle risorse”.

 

Riguardo il destino delle agenzie di stampa, Siddi ha rimarcato “E’ in atto una manovra anche contro queste agenzie d’informazione, per le quali siamo passati dalle convenzioni pluriennali a quelle annuali. Ciò significa che il Governo vuole influenzare le scelte di chi assicura l’informazione primaria”.

 

A puntare il dito durante l’incontro con i giornalisti, tuttavia, non è stato solo Siddi. A proporre di “convocare al più presto gli stati generali dell’editoria” e di “farlo prima che sia troppo tardi e in modo che tutti possano assumersi chiare responsabilità”, è stato anche il segretario confederale della Cgil Fulvio Fammoni, che a Palazzo Madama è intervenuto sull’aspetto riguardante i contributi diretti e le tariffe postali agevolate. Ma tantissimi sono stati i contributi alla conferenza stampa, da Siddi a Fammoni, da Lelio Grassucci, presidente onorario di Mediacoop, a Giuseppe Giulietti di Articolo 21 che ha chiesto al ministro Giulio Tremonti di firmare al più presto il decreto ministeriale per l’applicazione delle tariffe postali agevolate e al neo ministro Paolo Romani  di “Usare un centesimo della passione adoperata per difendere le tv del presidente del Consiglio, per garantire il pluralismo dell’informazione”.