Cellulari: prevenire è meglio che curare. In arrivo software per misurare livello radiazioni ed educare a uso ‘responsabile’

di Alessandra Talarico |

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La società israeliana Tawkon ha sviluppato un software in grado di misurare il livello di radiazioni emesse da un telefonino, per aiutare gli utenti a ridurre l’esposizione alle emissioni senza rinunciare all’amato dispositivo.

L’applicazione di Tawkon (si pronuncia talk-on) – la prima soluzione di questo tipo da scaricare sul cellulare – è già disponibile per i BlackBerry e sarà lanciata sia su Google Android che su Symbian (Nokia) entro la fine dell’anno.

Finora, la misurazione delle radiazioni poteva essere effettuata solo attraverso strumenti esterni, mentre il software messo a punto da Tawkon si scarica direttamente sul cellulare ed emette un segnale di allerta quando il livello di radiazioni raggiunge il punto critico, detto ‘red zone’.

Il software, dotato anche di sistema GPS, mostra inoltre agli utenti in quali zone spostarsi – le cosiddette ‘green zone’ – per ridurre l’esposizione alle radiazioni.

 

In molti paesi, i produttori devono per legge rivelare il livello massimo di radiazioni emesso dai cellulari e, nei mesi scorsi, ha fatto molto discutere un’ordinanza del sindaco  Gavin Newsom che obbliga i venditori di telefonini a mettere in bella evidenza il valore SAR  (acronimo inglese per Specific Absorption Rate – Tasso di Assorbimento Specifico), cioè il valore che misura la quantità di potenza da radio frequenze assorbita dal corpo quando è esposto ad un campo elettromagnetico.

 

In molti telefonini, l’antenna è posizionata nella parte bassa dell’apparecchio ed è spesso coperta dalla mano, così da emettere ancora più radiazioni, ma per ovviare si può ricorrere a semplici quanto ovvi accorgimenti, come utilizzare l’auricolare o il vivavoce.

 

Senza ricorrere a soluzioni estreme, dunque, il software Tawkon cerca di educare gli utenti a un uso più responsabile.

Il Ceo Gil Friedlander ha spiegato che una versione del software per iPhone è stata rifiutata da Apple a marzo, ma la società di Cupertino sembra ci abbia ripensato, e lo ha contattato dicendo di essere a lavoro per adattare il software alle esigenze dell’App Store.

 

In base ai risultati del recente studio  Interphone, finanziato in parte dalla Commissione europea, anche se non si è rilevata una connessione diretta tra l’esposizione ai campi elettromagnetici dei cellulari e l’aumento di malattie gravi come gliomi o meningiomi, neppure tra gli utilizzatori a lungo termine (10 o più anni) “…i possibili effetti sul lungo periodo di un uso intensivo dei cellulari richiedono ulteriori indagini, soprattutto tra gli utenti più giovani”.

 

Secondo Friedlander, “…entro pochi anni la ricerca fornirà dati più esaustivi, ma molti sono preoccuparti che quando questo avverrà sarà troppo tardi per un’intera generazione”.

Prendere  misure preventive, dunque, sembra la cosa più sensata da fare.