Pirateria digitale: comitato tecnico ministeriale annuncia task force e codice di autoregolamentazione

di Antonietta Bruno |

Italia


Pirateria

Urge la stesura di un codice di autoregolamentazione tra i soggetti operanti in ambito digitale. Una norma che miri a contrastare il fenomeno della pirateria e a frenare, o meglio ancora, a bloccare il drammatico impatto che tale ‘procedura’ ha sull’economia del lavoro in Italia e in Europa.
Di questa problematica di è occupato il Comitato tecnico coordinato da Mauro Masi e ospitato presso il Dipartimento per l’Informazione e l’Editoria della Presidenza del Consiglio, il quale ha deliberato la creazione di una task force interna al Comitato per l’elaborazione, appunto, di un codice di autoregolamentazione tra i player del mercato.

 

Una riunione necessaria e a dir poco indispensabile, durante la quale sono state esaminate le proposte del rappresentante del Ministro della gioventù ed ha analizzato gli sviluppi del negoziato ACTA (Anti-Counterfeiting Trade Agreement) sugli aspetti concernenti il contrasto alla pirateria digitale, e al margine della quale si è anche deciso di operare per la costituzione di una task force interna al Comitato stesso.
Una presa di posizione forte, auspicata da tutti gli operatori del settore, qualche giorno fa  in occasione della Giornata Nazionale dell’Anticontraffazione organizzata da Confindustria e voluta proprio per sensibilizzare le imprese ed i cittadini sul crescente fenomeno della contraffazione e di individuare iniziative mirate al contrasto del mercato del falso.

 

In quell’occasione, a fare sentire la sua voce, tra gli altri, la Fimi (la Federazione che rappresenta le principali aziende discografiche italiane), che ha evidenziato i danni causati da quella che viene sempre più a ragione definita una “piaga aggressiva e complessa” che ha trovato terreno fertile con l’avvento della banda larga che in qualche modo ha permesso ai ‘pirati’ di scaricare file via Internet in modo estremamente facile e rapido, e che dopo aver colpito la musica, sta oggi devastando i settori del cinema, del software e delle serie TV.

 

“In Italia – ha spiegato in quell’occasione il presidente dei discografici Enzo Mazzaabbiamo buone leggi, un’azione molto incisiva della Guardia di Finanza ma poca cultura, sia istituzionale sia tra il pubblico, sugli effetti lesivi e reali della pirateria . Mentre in Francia, nel Regno Unito, perfino in Corea e Nuova Zelanda, si adottano misure più efficaci ed in USA viene lanciato un piano nazionale per la tutela della proprietà intellettuale, nel nostro Paese si moltiplicano tavoli e comitati inutili o si fanno indagini conoscitive sul fenomeno, senza prendere iniziative urgenti, segnale questo di una grave sottovalutazione della contraffazione digitale”.

 

Un commento duro quello di Mazza, sul quale in molti hanno riflettuto. La soluzione ora potrebbe essere a portata di mano e di certo il codice di autoregolamentazione al vaglio degli esperti, avrà effetti positivi di contrasto a quel fenomeno incalzante che già nel 2008 faceva registrare in tutta Europa perdite pari a 10 miliardi di euro e la perdita di ben 185 mila posti di lavoro. Solo in Italia i danni causati dalla diffusione illecita di contenuti protetti, sono stati di 1,4 miliardi di euro con 22 ,4 mila posti di lavoro persi.