Rai: Bersani (PD) chiede alla politica di fare un passo indietro e critica una gestione che ‘rovina le prospettive di impresa della Tv pubblica’

di Antonietta Bruno |

Italia


Pierluigi Bersani

Serve un intervento urgente perché siamo alla crisi della Rai sia sul piano del pluralismo sia su quello della strategia e dell’equilibrio economico industriale”. Con questa motivazione e prendendo spunto dalle osservazioni fatte nei giorni scorsi dal presidente della Camera Gianfranco Fini e dal presidente dell’Agcom Corrado Calabrò, il segretario nazionale del Partito democratico Pierluigi Bersani assieme ai capigruppo in Camera e Senato, ha annunciato la presentazione, nei prossimi giorni, di un disegno di legge che preveda “un importante e urgente ripensamento dell’intera disciplina del sistema pubblico delle comunicazioni e che metta ordine nel settore della pubblicità e del rapporto tra questa e il canone”.

 

A questo scopo, Bersani ha annunciato la creazione di un “Osservatorio puntuale”. “Voglio sapere se l’azienda mette tutti i tetti pubblicitari consentiti dalla legge Mammi – ha detto – ma va ripensato anche il tema delle frequenze. Il Pd attraverso questa nuova proposta di legge, suggerisce anche l’abrogazione delle norme, ormai disapplicate, che prevedevano la privatizzazione della Rai. Speriamo che ci sia ragionevolezza e comprensione da parte di chi lavora nell’azienda e dell’opinione pubblica. Non ci terremo questo tema chiuso nelle stanze del Parlamento. E’ nostra intenzione fare una campagna di opinione”.

 

Tra i principali punti della governance Rai annunciata da Bersani, c’è però anche altro a partire della nomina di un amministratore delegato “indicato dal Consiglio di amministrazione, che svolga l’attività sulla base delle deleghe che il Cda riterrà di concedere. Il nuovo amministratore delegato, in poche parole, sostituirà l’attuale direttore generale mentre il Cda sarà nominato in parte dalla Vigilanza, in parte dalla Conferenza Stato-Regioni e dall’Anci”. Una soluzione questa pensata dal Pd, che ha come scopo principe quello di “rompere il primo anello della catena che ha imprigionato il pluralismo dell’informazione e una grande impresa pubblica”.

 

“Chiediamo per la Rai la libertà di impresa – ha sottolineato Bersani – e un Cda riorientato e semplificato nella pienezza dei suoi poteri perché non è possibile che questo potere venga gestito in cooperativa. L’amministratore delegato in 180 giorni dovrà presentare il piano industriale ma nel frattempo, il Parlamento deve discutere sul ruolo del servizio pubblico”.

 

Una Rai nuova, libera e soprattutto “svincolata dalle cooperative pseudopolitiche” quella pensata dai pidiani, insomma, e un nuovo indispensabile regolamento che destituisca i vecchi ‘poteri speciali’. Il ddl prevede infatti la presenza di 9 consiglieri: 4 indicati dalla Vigilanza, 2 dalla Conferenza Stato-Regioni, 2 dall’Anci e 1 dal ministro dell’Economia e che, designato con il voto favorevole di almeno 6 dei membri del Cda, svolga le funzioni di Consigliere di amministrazione delegato. Il loro mandato viene allungato a 6 anni. I 9 consiglieri potranno intervenire non nella gestione quotidiana dell’azienda che resta di competenza dell’amministratore delegato, quanto sulle questioni legate ai piani editoriali, industriali e di bilancio.