Rai: nel nuovo Contratto di servizio punti poco chiari su tutela dei minori e ruolo delle donne in Tv. Sperare nel Decreto Romani?

di di Remigio del Grosso (Vice Presidente Vicario Comitato Media e Minori) |

Italia


Sede Rai

Il nuovo Contratto di Servizio Rai per il triennio 2010/2012 sembra ormai in dirittura di arrivo e, probabilmente, vedrà la luce entro il prossimo mese di marzo.

Si preannunciano importanti miglioramenti del nostro servizio pubblico radiotelevisivo, in tema di qualità tecnologica, di qualità dell’informazione e di tutela della persona.

 

Purtroppo, le misure che stanno per essere varate sono il frutto del lavoro “esclusivo” dei rappresentanti del MSE e della Rai. Non è stato seguito, infatti, il metodo adottato in occasione della predisposizione del Contratto di Servizio 2007/2009, quando furono ascoltate numerose associazioni di utenti, consumatori e genitori.

Non è dato, quindi, sapere se il controllo sulla qualità dei programmi verrà riproposto così come era previsto dall’art. 3 del vecchio Contratto o si prenderà semplicemente atto del sistema di misurazione recentemente adottato dalla Rai, con il benestare dello stesso Ministero e – di fatto – dell’Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni.

 

Né si sa se verranno previsti nuovi e più stringenti impegni per la concessionaria in tema di tutela delle fasce più deboli, in particolare bambini ed adolescenti; tuttavia le specifiche norme previste nel cosiddetto Decreto Romani fanno ben sperare.

Andrebbe anche accolto, nel nuovo Contratto, il giusto e pressante appello per una più adeguata rappresentazione della donna nella programmazione televisiva.

 

Purtroppo il rinnovo del Contratto di Servizio Rai avviene in un momento di grande debolezza della rappresentanza dei telespettatori. Ancora una volta, infatti, una sentenza del Tar ha dichiarato decaduto il Consiglio Nazionale degli Utenti, organismo consultivo dell’AGCOM. Così come nel 2006, pertanto, l’Autorità dovrà ripetere l’istruttoria per la nomina dei componenti del CNU che, evidentemente, non fu svolta secondo i prescritti crismi regolamentari e legali.

 

Tutto ciò si ripercuoterà inevitabilmente sull’attività del Consiglio che, mai come in questi ultimi anni, aveva riscosso unanimi consensi e, forse, disturbato qualche “manovratore”.

Ma l’importante, per tutti coloro che seguono con passione le vicende del mercato televisivo, è – come acutamente osserva Marco Gui sull’ultimo numero della rivista “Il Mulino” (all.) – che non sia mai l’Auditel “a fare la felicità” di spettatori e programmatori.

 

 

Consulta il profilo Who is Who di Remigio del Grosso.

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