Digitale terrestre: continua la ‘battaglia del telecomando’. Dopo le emittenti locali, scendono in campo i consumatori

di Raffaella Natale |

Italia


TV digitale

Adiconsum in rappresentanza del CNCU (Consiglio Nazionale dei Consumatori e degli Utenti) e il Comitato Radio TV Locali (CRTL), hanno presentato all’AGCOM una proposta congiunta in merito alla questione dell’ordinamento automatico dei programmi (Logical Channel Number – LCN) nella piattaforma televisiva digitale terrestre, attualmente in discussione presso l’Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni che ha aperto un’apposita istruttoria.

 

Come informa una nota, il documento suggerisce al Garante una proposta di ordinamento a salvaguardia dell’utenza che attualmente non è in grado di ricercare – o, quanto meno, di ritrovare facilmente – i programmi e le emittenti locali da un ingiusto confinamento a posizioni remote sul telecomando rispetto ai nuovi canali nazionali.

 

Per Adiconsum, l’ordinamento automatico dei canali deve essere al servizio del consumatore e deve facilitare l’accesso alla tv digitale. Attualmente, a causa dei numerosi conflitti che vedono più canali sulla stessa numerazione e dall’assenza di controlli, esso provoca un ulteriore costo per l’intervento di un antennista. Nelle aree già passate al digitale, non si trovano più i canali che si era abituati La proposta avanzata all’Agcom si basa su due fondamentali principi: eliminazione dei conflitti e rispetto delle abitudini dei consumatori.

 

Per CRTL, la proposta di DGTVi sull’LCN crea un ingiusto vantaggio per le vecchie e nuove tv nazionali e per qualche tv locale.

 

Il documento inviato all’Agcom prevede:

 

1. Riprodurre nel primo blocco di numeri (1-99) della piattaforma digitale l’ordinamento già presente nell’ambiente analogico, riproducendo, il più fedelmente possibile, la posizione sul telecomando dei vari canali ricevuti in tecnica analogica, ponendo quindi nei primi numeri i canali nazionali e nei successivi i canali delle tv locali nell’ordine della popolazione servita con le frequenze analogiche utilizzate. L’ordinamento deve comunque, rispettare criteri equi, trasparenti e non discriminatori (tale non è certamente il criterio di cui si discute e che fa riferimento alle graduatorie Corecom per l’erogazione di contributi pubblici alle emittenti, graduatorie formate secondo criteri che non hanno alcun nesso con il grado di affezione dell’utenza all’emittente);

 

2. Introdurre la numerazione a 3 cifre (dalla posizione 100 in poi) per tutti i rimanenti canali, introducendo la tematicità e valorizzando i nuovi canali trasmessi solo in tecnica digitale;

 

3. Eliminare qualsiasi conflitto, tranne che per medesimi canali trasmessi in alta definizione;

 

4. Garantire l’uniformità dei criteri di ordinamento, compatibilmente alle singole caratteristiche tecniche, a tutte le piattaforme trasmissive in considerazione del livello di diffusione di dette piattaforme verso l’utenza; con tale accorgimento i canali trasmessi su più piattaforme possono essere facilmente trovati dall’utente, perché ordinati con il medesimo numero, indipendentemente dalla piattaforma utilizzata, nel rispetto della neutralità tecnologica.

 

Lo scorso novembre, l’Agcom ha avviato l’iter per trovare una soluzione alla ‘guerra del telecomando’. E’, infatti, stata aperta un’istruttoria sull’accordo notificato all’Agcom dall’Associazione DGTVi relativo all’ordinamento automatico dei canali della DTT.

L’istruttoria è stata avviata ai sensi dell’art. 43 del Testo unico della radiotelevisione – e che sarà svolta in tempi rapidi – servirà a verificare se l’accordo raggiunto dai principali operatori del settore televisivo sia rispettoso del pluralismo e non discriminatorio nei confronti di alcune categorie di broadcaster.

 

Il problema si chiama Lcn, cioè l’ordinamento automatico dei canali: quando il decoder o il televisore integrato li sintonizza, li colloca in una lista lunghissima, che arriva fino ai numeri 800. Ogni emittente, ovviamente, cerca di piazzarsi il più in alto possibile e si verificano casi di conflitto – segnalati dagli stessi decoder – tra più emittenti per occupare la stessa posizione.

 

All’interno di DGTVi – che riunisce Rai, Mediaset, Telecom Italia Media, Frt, D-Free e Aeranti-Corallo – è stato raggiunto un accordo, ora al vaglio dell’Autorità, in base al quale i canali dall’1 al 9 spettano alle ex tv analogiche (tre Rai, tre Mediaset, poi La7, Mtv e l’ex Rete A); dal 10 al 19 tocca alle emittenti locali, in base alla graduatoria stilata dai vari Corecom; dal 20 in poi, a vari blocchi tematici: al numero 20 c’è Tv 2000, al 21 Retecapri (che però non ha ancora aderito all’accordo), poi i canali per bambini, i semigeneralisti (come Rai 4, Iris o RaiSat), gli sportivi e quelli dedicati alle news.

Ma non tutti i broadcaster hanno aderito all’intesa.

 

 

 

Proposta congiunta Adiconsum in rappresentanza del CNCU e Comitato Radio TV Locali

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