IPTV: per Abi Research 47 mln di utenti nel 2011. Aumentano gli abbonati italiani ma per l’Agcom ancora piattaforma emergente

di Raffaella Natale |

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Il futuro della Tv è Internet? Secondo molti analisti è proprio così e la conferma arriva anche dai grossi investimenti che i broadcaster stanno facendo in questo settore.

E mentre Google annuncia trattative in corso per l’acquisto di contenuti ‘premium’ pay da rendere disponibili su YouTube, Mediaset informa che per il nuovo anno investirà fortemente sul web.

 

Lo sviluppo della Tv su internet è fortemente legato alla diffusione della banda larga. Sarà quindi necessario superare il digital divide e assicurare una buona copertura di tutto il territorio per far decollare l’IPTV.

“La maggiore diffusione delle reti broadband – ha spiegato l’analista Khin Sandi Lynn di Abi Research – è un elemento che contribuisce a far aumentare gli abbonamenti alla Tv offerta dagli operatori di telecomunicazioni”.

L’IPTV è la piattaforma che veicola contenuti e servizi attraverso banda larga su una rete chiusa, cioè gestita dagli operatori tlc mentre la web Tv distribuisce i contenuti audio-video attraverso una rete di accesso aperta, cioè indipendente dagli operatori tlc (e perciò è diversa dall’IPTV).

 

Secondo la società d’analisi, entro il 2011 raddoppierà il numero degli abbonati mondiali alla televisione su IP.

Per Abi Research gli utenti raggiungeranno i 47 milioni con un tasso di crescita annuale composto (Cagr) del 22,5% fino al 2014. L’IPTV continua a crescere con operatori come AT&T, Verizon e China Telecom che quest’anno registrano buoni risultati.

 

L’Europa Occidentale ha il più alto tasso di penetrazione della Tv via Internet con un costante aumento del numero di abbonati, soprattutto in Francia, Italia e Germania. Al secondo posto si colloca il Nord America, seguito dall’Asia Pacifico. Secondo le stime, entro il 2011 le due regioni supereranno, rispettivamente, i 9 e i 5 milioni di abbonati. In particolare, nell’Asia Pacifico guidano il mercato dell’IPTV la Corea del Sud, Hong Kong e Taiwan.

 

“Anche gli altri tipi di piattaforme di Pay TV come quella satellite, via cavo e terrestre stanno crescendo, ma a un ritmo più lento“, ha sottolineato Khin Sandi Lynn.

La società di ricerche stima che entro il 2011 il numero degli abbonati alla Pay TV supererà i 730 milioni in tutto il mondo.

 

Per quanto riguarda la crescita della Tv su IP, SNL Kagan ha realizzato alla fine di marzo uno Studio (da poco pubblicato in rete) sullo stato e le previsioni dell’IPTV da qui al 2012 per sei regioni: Nord America, America Latina, Europa Occidentale, Europa dell’Est, Medio Oriente e Asia Pacifico. Alla fine del 2008, l’IPTV è stata lanciata in 50 dei 75 mercati sotto analisi.

 

Per il 2012, l’IPTV sarà la piattaforma dominante in due paesi, Hong Kong e Francia e conterà per più del 10% in 22 paesi dei 75 monitorati.

Alla fine del 2008 l’Europa Occidentale è leader dell’IPTV con 10 milioni di abbonati, seguita dall’Asia Pacifico e il Nord America con 7,04 e 3,3 milioni, rispettivamente. Con 6,1 milioni di abbonati, alla fine del 2008, la Francia è il più grande mercato IPTV nel mondo, contando per il 29% del totale degli abbonati.

Si stima che, nei prossimi tre anni, l’Asia sorpasserà l’Europa Occidentale, raggiungendo 17,4 milioni di abbonati al 2011.

Durante gli ultimi quattro anni l’IPTV si è evoluta da piattaforma che, alla fine del 2003 contava per lo 0,01% del mercato globale, al 3,7% degli abbonati alla pay tv nel 2008.

 

Le stime sono facilmente comprensibili a fronte dell’aumento degli utenti della rete in tutto il mondo, anche in regioni a basso reddito seppur in crescita come sono i paesi dell’area CIS (Armenia, Azerbaijan Russia, Ucraina, Moldavia, ecc…) che con 70,3 milioni di utenti internet alla fine del 2008, rappresentano il 4% del totale mondo e che solo in Russia sono più del 25% della popolazione (fonte ITU).

 

L’evoluzione tecnologica per la IPTV, come già detto, è funzione dell’evoluzione delle tecnologie di accesso alla rete e della tecnologia utilizzata per il backbone (IP/MPLS). Le prime offerte IPTV erano basate su soluzioni ADSL, mentre attualmente la soluzione tecnologica utilizzata per l’accesso è l’ADSL2 e ADSL2+. Per quanto riguarda il futuro, le soluzioni da adottare comprendono la tecnologia VDSL e l’utilizzo di accessi diretti in fibra ottica per le reti di accesso NGAN (Next Generation Access Network).

In tal senso, si può parlare di una piattaforma IPTV di prima generazione, in grado di offrire servizi a larga banda, che è oramai stabile dal punto di vista  tecnologico; e di una piattaforma IPTV di seconda generazione, in grado di offrire servizi a banda ultra larga, che – invece – conosce una fase di sviluppo tecnologico alquanto intenso.

 

Per quanto riguarda il mercato italiano, da un’analisi dell’Autorità per le garanzie nelle Comunicazioni emerge che sul piano tecnologico risulta consolidata l’IPTV di prima generazione, mentre è ancora in fase di transizione quella di seconda generazione (banda ultra larga). Sul piano economico, a fine 2008 solo il 2% delle famiglie aveva accesso a questo tipo di piattaforma, mentre i ricavi ammontavano a circa 33 milioni (poco più dell’1% dei ricavi complessivi da pay). Dunque è una piattaforma emergente come il DVB-H e i videofonini.

Per l’IPTV in Italia non esiste uno standard aperto e ogni operatore utilizza uno standard proprietario. Fonti Internet riportano però che i tre operatori IPTV attualmente presenti (Telecom, Wind, Fastweb) hanno reso nota l’intenzione di voler lanciare sul mercato un decoder unico per la ricezione indistinta di tutte e tre le offerte IPTV.

 

La piattaforma IPTV , a differenza di quella satellitare e digitale terrestre, è in grado di consentire agli utenti finali di fruire dei cosiddetti servizi di Video-On-Demand (VOD).

Grazie a tali servizi, gli utenti sono in grado di richiedere contenuti televisivi specifici, svincolati da un palinsesto predeterminato e fruibili in qualsiasi momento essi desiderino.

 

Inizialmente, ha precisato l’Agcom, gli operatori di IPTV rendevano disponibile la loro offerta televisiva nelle principali aree metropolitane nelle quali avevano sviluppato la rete. Dal 2004, Fastweb, il primo operatore in Italia a lanciare un servizio di IPTV, ha esteso la copertura di rete, quindi l’offerta IPTV, ad un maggiore numero di città. Attualmente, la rete di accesso a larga banda è realizzata principalmente in rame (tecnologia xDSL ULL), e solo limitatamente in fibra ottica (FTTH). Anche le altre reti IPTV possono coprire la maggior parte dei capoluoghi italiani, le periferie e le aree ad elevata densità di popolazione. Le coperture delle reti IP sono comprese tra circa il 30 ed il 60%.

 

A livello internazionale, sono operative numerose piattaforme IPTV; si segnala in particolare il caso francese, dove il servizio è offerto da più operatori (Free Telecom, France Telecom, Neuf Telecom, etc.). Anche per quanto riguarda i ricevitori sono disponibili da tempo i set-top-box per ogni tecnologia proprietaria utilizzata anche se il numero di apparati venduti in Italia è limitato a causa della ridotta penetrazione in termini di utenti.

 

Per quanto riguarda lo sviluppo in termini economici, la prima offerta di IPTV in

Italia è stata quella di Fastweb nel 2001, alla quale si sono aggiunte successivamente le offerte IPTV di Telecom Italia (2007) e di Infostrada (Tiscali ha recentemente abbandonato tale business).

 

Nonostante una apprezzabile crescita degli utenti IPTV tra il 2005 ed il 2008, così da arrivare a sfiorare i 500 mila utenti, a fine 2008 solo il 2% delle famiglie italiane che hanno accesso alla TV utilizza la piattaforma IPTV. Tale valore è indubbiamente ben lontano da quello registrato per la televisione digitale terrestre e satellitare (rispettivamente il 24% e il 27%), perché i provider di IPTV, fatta eccezione per i contenuti offerti in VOD, non dispongono di una propria programmazione di tipo premium. Ciò nonostante, tutti i provider hanno concluso accordi con gli operatori Sky Italia e Mediaset, grazie ai quali offrono ai rispettivi utenti la possibilità di sottoscrivere i pacchetti premium che tali operatori propongono sulle rispettive piattaforme (digitale terrestre e satellitare).

 

Dal punto di vista dei ricavi, la dinamica di crescita della piattaforma IPTV è più

modesta, per diverse ragioni. Da un lato, bisogna tenere in considerazione il fatto che questo servizio è spesso venduto in bundle con i servizi di telefonia, per cui la corretta attribuzione della quota di ricavi imputabile al servizio IPTV all’interno della spesa complessiva dell’utente non sempre risulta agevole. Per altro verso, le fonti di ricavo della IPTV sono limitate: in quanto piattaforma chiusa ed a pagamento, i ricavi derivano prevalentemente dagli abbonamenti e dalla vendita di contenuti in VOD.

 

In ogni caso, dal 2005 al 2008, i ricavi della IPTV sono di fatto stabili poco al di sopra dei 30 milioni di euro: più esattamente, nel 2008 risultano pari a circa 33 milioni di euro, corrispondenti a poco più dell’1% dei ricavi complessivi da pay tv. Per quanto possano esservi fenomeni di sottostima del valore complessivo del mercato, si può comunque sostenere che, sotto il profilo di mercato, la piattaforma IPTV risulti ancora caratterizzata da un basso livello di penetrazione – in termini di utenti – e di una incidenza marginale nell’ambito del mercato delle offerte televisive a pagamento. In altri termini, la piattaforma IPTV si trova ancora in una fase di avvio, per quanto piuttosto prolungato nel tempo.

 

Sebbene si rilevi la maturità raggiunta dalle tecnologie trasmissive utilizzate per la piattaforma IPTV di prima generazione, per l’Autorità dal punto di vista tecnologico si osserva una evoluzione di tale piattaforma verso prestazioni tipiche delle reti a banda ultra larga (NGN e NGAN). Per tale ragione, si può sostenere che – al momento – la piattaforma IPTV è in una fase di rivitalizzazione tecnologica, con riguardo alla sua evoluzione verso le tecnologie a banda ultra larga.

 

Con riferimento agli aspetti economici e di mercato, l’Agcom osserva, inoltre, che la diffusione della piattaforma nel mercato italiano sembra mantenersi ancora ad uno stadio iniziale, anche se alquanto prolungato, con manifeste difficoltà degli operatori a consolidare la propria presenza sul mercato, come attestato anche dall’uscita di uno degli operatori.

 

Pertanto l’Autorità ritiene che – sia pure con le precisazioni e le valutazioni prospettiche rappresentate – vi siano evidenze per concludere nel senso di individuare per la piattaforma IPTV le condizioni tipiche della piattaforma emergente.

 

Alcuni operatori evidenziano come la distinzione tra piattaforme di prima e di seconda generazione appaia poco rispondente alle soluzioni tecnologiche effettivamente utilizzate. Ciascun operatore ha, infatti, sviluppato un’unica soluzione tecnologica IPTV in grado di veicolare contenuti audiovisivi attraverso elementi di rete, per il livello backbone e di accesso, sia tradizionali che di nuova generazione. Inoltre, altri operatori evidenziano che l’elemento distintivo della piattaforma IPTV sia il protocollo IP e non la tecnologia di rete sottostante, sicché la distinzione suggerita dall’Autorità non avrebbe particolare ragione d’essere. Inoltre, l’architettura attuale di qualche operatore IPTV già presenta soluzioni ibride che comprendono sia componenti di tipo ADSL sia componenti di tipo FTTH.

 

Infine, un operatore ritiene che l’Autorità, nell’individuazione delle piattaforme emergenti, non possa prescindere dalla “novità” della tecnologia utilizzata e dalla sua recente (se non recentissima) invenzione ed applicazione e che non può considerarsi emergente una piattaforma solo perché non ha avuto sviluppo da un punto di vista economico. Per tali ragioni, l’operatore in questione sostiene che la piattaforma IPTV non sia emergente.

 

L’Autorità ritiene che le ragioni del mancato sviluppo della piattaforma IPTV siano riconducibili principalmente ad aspetti di natura economica ed, in via secondaria, ad aspetti di natura tecnologica.

Ritiene anche apprezzabili di considerazione le osservazioni degli operatori che hanno consentito indubbiamente di approfondire un aspetto dell’analisi particolarmente dibattuto e incerto; di conseguenza, si ritiene non funzionale una distinzione tra piattaforme IPTV di prima e seconda generazione, quantomeno ai fini che qui rilevano.

 

L’Agcom acquisisce e fa proprie le osservazioni degli operatori nel ritenere che anche nel caso delle attuali piattaforme IPTV la tecnologia di queste ultime non possa essere considerata perfettamente consolidata. Sebbene siano pienamente condivisibili le osservazioni formulate da un operatore in merito al fatto che il successo della piattaforma IPTV sia strettamente legato alla diffusione della banda larga, è anche vero che uno dei motivi per cui tale piattaforma tarda a svilupparsi è riconducibile al limitato accesso ai contenuti premium. A questo riguardo, l’Autorità non condivide la posizione secondo cui, allo stato attuale, un nuovo operatore che voglia vendere servizi via IPTV potrebbe acquistare i relativi diritti senza particolari ostacoli.

Alla luce delle considerazioni sopra esposte, l’Autorità conferma che la piattaforma IPTV debba considerarsi emergente.

 

La web Tv distribuisce i contenuti audio-video attraverso una rete di accesso aperta, cioè indipendente dagli operatori tlc (e perciò è diversa dall’IPTV). Sul piano tecnologico, in attesa dello sviluppo della banda ultra larga, è una tecnologia in fase di transizione. In termini di diffusione è in fase di sviluppo: la possibilità di accedere a questo tipo di servizi riguarda poco più di un terzo delle famiglie italiane (a giugno 2009 erano 9,7 milioni quelle dotate di collegamento a banda larga di linea fissa). Infine i ricavi risultano ancora marginali. Dunque la web tv è da considerarsi non emergente.

 

In ogni caso il mercato televisivo è in continua evoluzione e avanzano nuove modalità di fruizione ovvero il palinsesto fai da te, la visione quando vuoi e dove vuoi. In gergo si chiamano Tv on demand, over the top tv, catch up tv, web tv.

Realtà che muovono i primi passi anche in Italia e alle quali guardano anche i grandi broadcaster per instaurare un rapporto più diretto con gli utenti e – nel caso delle offerte a pagamento – rafforzare il legame con i clienti acquisiti e conquistarne di nuovi.

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