Contratto di servizio Rai: per Del Grosso, ‘Suggerimenti Agcom inadeguati per migliorare la qualità della programmazione’  

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Pubblichiamo di seguito la lettera inviataci da Remigio del Grosso, Membro Comitato Scientifico Rai.

Italia


Rai

Caro Direttore,

 

l’Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni ha approvato nei giorni scorsi, d’intesa con il Ministero dello Sviluppo Economico, le Linee Guida per il prossimo Contratto di Servizio Rai 2010/2012.

 

Dagli ampi stralci comparsi sulle agenzie e sui giornali, emerge il consueto quadro di nobili dettami e buone intenzioni che, seppure saranno recepiti nella stesura finale del Contratto di Servizio, non garantiscono l’utenza del servizio pubblico radiotelevisivo della loro effettiva attuazione da parte della concessionaria, come purtroppo è avvenuto quasi sempre nel passato.

Mentre sono sacrosanti i richiami a un innalzamento del livello qualitativo dell’informazione giornalistica, onde evitare l’offerta di trasmissioni di approfondimento che spesso assomigliano ad una sorta di “caravan serraglio”, non sembrano adeguati i “suggerimenti” in tema di miglioramento della qualità della programmazione.

 

In sostanza, l’Autorità – che pure aveva avviato un’istruttoria sulla mancata adozione da parte della Rai del “Sistema di misurazione della qualità dell’offerta” previsto dal Contratto di Servizio in scadenza – nel ribadire l’opportunità di una valutazione periodica sulla qualità della programmazione, non ritiene di far riferimento agli indicatori, numerosi e ben definiti, previsti dal contratto di servizio 2007/2009.

 

In una sua nota stampa relativa proprio ai contenuti delle Linee Guida, l’Autorità rivendica la maggiore indipendenza che verrebbe conferita al futuro organismo preposto alla verifica dell’attuazione del nuovo sistema di valutazione della qualità dell’offerta, per effetto della nomina congiunta Autorità/Ministero dei relativi componenti. Al riguardo, è doveroso sottolineare che il presidente del Comitato Scientifico previsto dal vecchio Contratto di Servizio, era stato sì direttamente nominato dal Ministro delle Comunicazioni, ma era un ex commissario della stessa Autorità, personalità di indiscusso valore e di grandi qualità culturali.

Sembrerebbe, inoltre, che nel nuovo Comitato non siederanno rappresentanti Rai. Ma i problemi al Qualitel non sono mai derivati dai componenti del Comitato Scientifico nominati dalla Rai che, anzi, hanno lavorato benissimo. Il vero problema è che la Rai, avendo lo sguardo fisso sul retrovisore, non vuole essere giudicata da nessuno, né dal compianto Jader Jacobelli che presiedeva la Consulta Qualità , né dal vecchio Comitato Scientifico, né – probabilmente – dal nuovo “Comitato di Controllo”, né soprattutto dai cittadini che pagano il canone.

 

Comunque, dalla composizione del nuovo comitato si capirà se sono giustificate o meno le accuse che vengono mosse all’Agcom di essere succube del Ministero.

 

A quanto è dato sapere, inoltre, nelle Linee guida non comparirebbero né l’autorizzazione alla Rai per eventuali offerte di contenuti pay-per-view, né alcuna ipotesi di regionalizzazione della Rete Tre. Al riguardo, mentre sarebbe stata del tutto inopportuna l’introduzione della pay-per-view Rai, in un momento in cui gli utenti – che già pagano la tassa di possesso sugli apparecchi televisivi – stanno affrontando ingenti spese per adeguarsi al Digitale Terrestre, forse non sarebbe una cattiva idea caratterizzare ancor di più la terza rete con un maggior numero di trasmissioni legate alle varie realtà regionali.

 

D’altronde, i telespettatori sono profondamente delusi dalla qualità dell’offerta della maggioranza delle tv locali, soprattutto di quelle che puntano su lotto, cartomanti, tappeti e, a tarda sera, sul porno. Se qualcuna di queste emittenti – che vengono mantenute in vita dai contributi Corecom e, per l’appunto, dagli introiti derivanti da trasmissioni di dubbio gusto ed altrettanto dubbia legalità – non trovasse spazio nelle frequenze digitali, non sarebbe un grave danno.

 

L’elevata qualità tecnologica e giornalistica della Rai, invece, consentirebbe alle varie realtà regionali di ottenere una straordinaria vetrina, anche culturale, per le proprie identità. La regionalizzazione di Rai Tre potrebbe, fra l’altro, costituire il valore aggiunto della nuova piattaforma satellitare Tivusat, dove potrebbero essere contemporaneamente offerte le varie programmazioni regionali della rete, anche al fine di consentire, ad esempio, ad un romano che vive a Torino di vedere i programmi di informazione e di intrattenimento della propria regione di origine.

 

I buoni ascolti di Buongiorno Regione, darebbero ragione a coloro che vogliono proseguire su questa strada, incrementando la programmazione regionale della terza Rete che, peraltro, offrendo già più del 92% di trasmissioni di servizio pubblico, non dovrebbe modificare eccessivamente la propria “mission”.

 

 

Con viva cordialità

 

Remigio del Grosso

Membro Comitato Scientifico Rai

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