Rai: da Agcom via libera alle linee guida del Contratto di servizio. Romani, ‘Il Ministero non sarà censore dei programmi’

di Raffaella Natale |

Italia


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Sì definitivo dell’Autorità per le garanzie nelle comunicazioni alle linee guida del contratto di servizio 2010-2012 tra Rai e ministero dello Sviluppo economico (dipartimento delle Comunicazioni). Sulle linee guida, approvate oggi con il recepimento di alcune indicazioni del ministero, si svolgerà ora il confronto tra la Rai e lo stesso ministero, per elaborare il nuovo contratto di servizio entro la fine dell’anno. 
 
Tra i capitoli – a quanto si apprende da fonti accreditate -, uno è dedicato alla qualità dell’offerta televisiva, con la sollecitazione per la Rai a garantire standard elevati e il recupero di generi scomparsi con l’obiettivo di sganciare il servizio pubblico dalla cosiddetta ‘dittatura dell’Auditel’. E ancora: l’obbligo per la Rai di assicurare la neutralità tecnologica offrendo i propri servizi su tutte le piattaforme non a pagamento e a condizioni non discriminatorie, e quello di battere la strada dell’innovazione tecnologica. 

Il nuovo contratto si occupa poi anche della tutela dei minori. Sull’informazione invece – sempre a quanto si apprende – nulla di specifico, se non il ribadire la necessità del pluralismo nell’informazione, del contraddittorio e della trasparenza. A questo proposito, anche l’obbligo per viale Mazzini di dare evidenza alla parte dei programmi finanziati col canone. Rai e ministero si vedranno a partire dalla prossima settimana per elaborare un testo che, una volta licenziato, sarà esaminato dalla commissione di Vigilanza per un parere obbligatorio ma non vincolante.

 

Con il nuovo contratto di servizio della Rai, “il Ministero non potrà essere censore di qualsiasi programma”, mentre resterà all’Agcom la possibilità di “diffidare e comminare sanzioni” a programmi che non rispettino il pluralismo. Lo ha affermato il viceministro per lo Sviluppo Economico, Paolo Romani, intervistato su Radio2 nel corso della trasmissione “28 minuti”, in merito alle polemiche sollevate per l’introduzione nel nuovo contratto di servizio della Rai del contradditorio obbligatorio nei programmi televisivi. 

“Nell’attuale contratto di servizio –ha detto Romani- non è chiarissima la definizione del rispetto del pluralismo“, per cui è necessario chiarire che nel servizio pubblico deve essere garantito il contraddittorio e “cosa vuol dire rispetto del pluralismo e garanzie per tutti”. 

 

Intanto l’Autorità in una nota ha espresso grande sorpresa per alcune notizie di stampa relative alle linee guida del contratto di servizio della Rai 2010-2012 inviate al ministero per lo Sviluppo economico per il prescritto concerto.

 

Questa tesi, ha precisato l’Agcom, secondo cui “attraverso l’istituzione di un organismo di controllo, non indipendente, ma nominato dal Governo, si imbavaglierà l’informazione ancor di più di quanto non sia adesso”, risulta del tutto infondata; anzi, si tratta di una ricostruzione tendenziosa che rovescia la realtà dei fatti.

Nel comitato di esperti, Il Fatto Quotidiano vi leggeva il tentativo di “ridisegnare l’autonomia della Rai e asservirla al Consiglio dei ministri”, mettendo sotto controllo l’informazione.

 

Innanzitutto, ha sottolineato l’Agcom, la previsione di un organismo di valutazione riguarda esclusivamente la qualità dell’offerta dei programmi e non l’informazione radiotelevisiva. Si tratta di una previsione che era già contenuta nelle linee guida e nel contratto di servizio della Rai per il triennio 2007-2009 e l’organismo esterno di valutazione della qualità ivi previsto si è già costituito alla fine del 2007.

 

Le nuove linee guida, ha ribadito ancora l’Autorità, rafforzano anzi l’indipendenza di tale organismo, il quale sarà nominato dall’Autorità d’intesa con il Ministero, mentre il contratto di servizio attuale prevedeva che il presidente del Comitato fosse direttamente nominato dal Ministero. Le nuove linee guida prevedono inoltre che i risultati delle rilevazioni dovranno essere resi pubblici e che sul grado di soddisfazione degli utenti dovranno essere ascoltate periodicamente le associazioni dei consumatori.

 

Sul tema del cosiddetto Qualitel, l’Agcom si è in questi anni sempre impegnata attivamente, convinta che la qualità dell’offerta radiotelevisiva costituisca un fine strategico e un tratto distintivo del servizio pubblico. Generi come il teatro, la musica classica, i programmi culturali sono spariti dal servizio pubblico. Pretendere un servizio pubblico di qualità come in Inghilterra o Francia non è una censura dell’informazione che, anzi, nelle linee guida viene valorizzata, anche con riferimento agli atti d’indirizzo della Commissione parlamentare di vigilanza. Si tratta quindi di una questione di civiltà democratica e di rispetto per i cittadini che pagano il canone, come da sempre sostenuto dal Consiglio nazionale degli utenti.

 

L’Autorità insistente invece da sempre sulla qualità del prodotto Rai, tema caro anche al presidente della Vigilanza, Sergio Zavoli.

 

Inoltre nelle linee guida non ci sarebbe traccia della regionalizzazione di Raitre, mentre si parlerebbe di impegno sul digitale, attenzione per l’estero, recupero di generi dimenticati come il teatro o la musica classica. Delle linee guida si è occupato ieri anche il Cda della Rai: a illustrarle è stato il vicedirettore generale Giancarlo Leone. Ottenuta l’intesa con il ministero dello Sviluppo economico, che avrebbe apportato solo modifiche marginali, il testo tornerà oggi sul tavolo dell’Autorità. Dopo il via libera definitivo, diventerà la base del confronto tra la Rai e il ministero per l’elaborazione del vero e proprio contratto di servizio: la prossima settimana è previsto il primo incontro ufficiale tra le due delegazioni, guidate rispettivamente da Leone e da Stefano Selli. Il contratto andrà infine in Vigilanza per il parere obbligatorio, ma non vincolante.

 

In ogni caso, per applicarlo la Rai avrà bisogno di risorse, legate anche al recupero dell’evasione dal canone (30%). Un punto chiave, richiamato con forza dal presidente Paolo Garimberti: “O ci sono i soldi per fare il servizio pubblico, o dovremo ridurre drasticamente la qualità e l’innovazione”.

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