B2C: gli acquisti su web tengono, ma pesa il calo della spesa media. Anche i commercianti online chiedono sblocco fondi banda larga

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I siti di ecommerce italiani dovrebbero registrare quest’anno un giro d’affari di 5,8 miliardi di euro, sostanzialmente stabile rispetto al 2008.

Lo rivela la nona edizione della ricerca sul commercio elettronico B2c condotta dall’Osservatorio Netcomm – School of Management del Politecnico di Milano, secondo cui è la prima volta, a partire dal 1999, che l’eCommerce nel nostro Paese non cresce con tassi a due cifre.

La ricerca mette inoltre in evidenza come la sostanziale stabilità del fatturato complessivo sia l’esito di due fenomeni contrastanti: la crescita nel numero di ordini (+13%) – e quindi di atti di vendita online – e la contestuale riduzione del valore medio dello scontrino (-10%).

Il valore aggregato è per altro il risultato di dinamiche molto diverse tra i singoli operatori: oltre il 60% dei player analizzati ha dichiarato un fatturato in crescita nel 2009 e ben due terzi di questi con tassi superiori al 20%. Solo 1 operatore su 5 presenta un fatturato in calo e solo nel 4% dei casi la riduzione è maggiore del 20%.

Allineata alla media europea la spesa annua per Web shopper (800 euro) , mentre è ancora basso il numero di consumatori online (circa 8 milioni) rispetto agli utenti Internet.

I prodotti più popolari risultano essere informatica ed elettronica di consumo, libri, abbigliamento e alimentari, che aumenteranno del 17% circa superando gli 1,1 miliardi di euro, mentre le vendite dei principali “servizi” – biglietti, viaggi, assicurazioni – chiuderanno il 2009 a circa 3,5 miliardi di euro, in calo del 2%.

Luci e ombre sull’insieme dei settori minori, in calo complessivamente del 4% circa rispetto al 2008: vi sono comparti con andamenti positivi (ad esempio il Made in Italy, le ricariche telefoniche, il ticketing) e altri che fanno registrare una flessione (ad esempio le vendite nel canale consumer to consumer). Se si analizzano più puntualmente l’andamento delle vendite all’interno dei principali comparti merceologici, quello con il tasso di crescita più elevato è l’Abbigliamento con un +42% rispetto al 2008, seguito dall’Editoria, musica ed audiovisivi con una crescita del 17%.

“È sull’internazionalizzazione che si gioca la sfida del sistema industriale e produttivo del nostro Paese, nella capacità di fare della qualità che ci contraddistingue sui mercati esteri la leva verso il successo del nostro sistema imprenditoriale. – ha commentato Roberto Liscia, Presidente di NETCOMM, Consorzio del Commercio Elettronico Italiano – La qualità nella commercializzazione dei beni e servizi e infine nella capacità di comunicare i valori del nostro Paese, si traduce in aumento delle esportazioni e in opportunità di crescita e occupazione nel sistema economico. Il dato registrato quest’anno dalla Moda è segnale inequivocabile che va a confermare la strategicità dell’ecommerce per valorizzare la nostra produzione nel Mondo. Questo vale nel turismo così come nella moda e in tutti gli altri campi più propri del “Made in Italy”. Solo che il ritardo italiano contribuisce a far perdere di competitività alle nostre imprese e comporta che si importino via web più merci (oltre 1.700 milioni di Euro) di quelle che si esportano (circa 1.000 milioni di Euro). Questo saldo negativo di circa 700 milioni di Euro pesa sulla competitività, aggravando un ritardo che è sia infrastrutturale sia culturale. Le evidenze dimostrano una diretta correlazione tra diffusione della banda larga e sviluppo del commercio elettronico e tra questo e competitività del sistema Paese. Ecco perché serve che in tema di banda larga venga accolto l’invito formulato dal Ministro Claudio Scajola di sbloccare i fondi del CIPE previsti dal Governo. Solo sbloccando questi fondi si può facilitare un ulteriore sviluppo del commercio elettronico e sanare il disavanzo commerciale con l’estero, favorendo la competitività e conseguentemente l’occupazione. È una necessità per lo sviluppo da cui non si può davvero derogare”.