Pacchetto telecom: formato il comitato di conciliazione. Nelle prossime settimane si conosceranno le sorti della riforma Ue delle tlc

di Alessandra Talarico |

Unione Europea


Viviane Reding

Il Parlamento europeo ha formato ufficialmente la squadra che si occuperà della conciliazione del pacchetto telecom con il Consiglio europeo.

Il team, messo in piedi dai 27 delegati del Parlmento, sarà costituito dal vicepresidente del Parlamento, Alejo Vidal-Quadras (EPP, Spagna), dal vicepresidente della Commissione Industria Herbert Reul (EPP, Germania) e dalla relatrice Catherine Trautmann (SD, Francia).

 

Il cosiddetto pacchetto telecom mira a modificare 6 diverse direttive Ue (direttiva quadro, direttiva accesso, direttiva autorizzazioni, direttiva servizio universale, direttiva sulla ePrivacy e la connessa direttiva GSM), e prevede altresì l’istituzione di un’Authority europea per le telecomunicazioni chiamata BEREC.

 

Il 6 maggio, il Parlamento europeo ha approvato in seconda lettura, con una schiacciante maggioranza, tutte le parti del pacchetto, con particolare sostegno alle nuove direttive in materia di e-privacy, GSM e servizio universale, e all’istituzione del nuovo organismo comunitario (BEREC) incaricato di migliorare il funzionamento del mercato interno delle reti e dei servizi di comunicazioni elettroniche.

Approvata anche una serie di norme atte a garantire una gestione efficiente dello spettro radio e funzionali alla  rimozione degli ostacoli normativi e delle troppe incongruenze che ancora sussistono nel mercato unico delle telecomunicazioni.

 

Tuttavia il Parlamento europeo ha deciso, nel suo voto in plenaria, di aggiungere un emendamento alla riforma della direttiva quadro per richiedere ai regolatori nazionali il rispetto dei diritti fondamentali dei cittadini dell’Unione europea, anche di quelli che scaricano contenuti protetti da copyright dalla rete.

L’emendamento, proposto Guy Bono per affermare il principio che il copyright va sì protetto ma non criminalizzando l’uso commerciale dei contenuti o gli utenti, voleva consolidare i diritti fondamentali dei cittadini dell’Unione europea, riaffermando il principio secondo il quale “in mancanza di una decisione preliminare dell’autorità giudiziaria non possono essere imposte limitazioni ai diritti e alle libertà fondamentali degli utenti di Internet”.

 

Il compromesso raggiunto con il Consiglio su questo punto stabiliva, invece, che le misure relative all’accesso o all’uso di servizi e applicazioni internet da parte degli utenti finali “devono rispettare i diritti e le libertà fondamentali delle persone fisiche, anche in relazione alla vita privata, alla libertà di espressione e di accesso alle informazioni e al diritto ad una sentenza di un tribunale indipendente e imparziale istituito dalla legge e che agisca nel rispetto di un processo equo”.

 

Il Consiglio ha tempo fino al 26 ottobre per decidere se accettare tutti gli emendamenti approvati in seconda lettura dal Parlamento. L’11 giugno, tuttavia, i ministri hanno fatto sapere che il Consiglio non avrebbe approvato l’emendamento sull’accesso internet, rimandando l’intero pacchetto al tavolo di Conciliazione.

 

La squadra formata dal Parlamento europeo ha già avviato i colloqui con la Presidenza svedese e riferirà alla delegazione parlamentare nelle prossime settimane.

Appena Parlamento e Consiglio riterranno le loro posizioni abbastanza vicine da poter giungere a un accordo sarà convocata una riunione formale di tutta la commissione di conciliazione, composta dai rappresentanti del Parlamento europeo e del Consiglio.

 

 

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